Se è vero che ogni libro è un viaggio, è sicuramente vero che ogni viaggio ha il suo libro. E quale momento migliore se non l’estate per potersi immergere in un viaggio, accompagnati da un buon libro o più semplicemente tuffarsi nel “viaggio” di un nuovo libro? L’estate rappresenta un momento per andare alla scoperta di posti che altrimenti sarebbero più difficili da raggiungere in inverno, sto parlando delle isole che da sempre affascinano l’uomo forse perché ogni lembo di terra è accarezzato continuamente dalle onde del mare, magari perché sulle isole la vita è più lenta e si impara a rispettare la relatività del tempo, o chissà, magari perché l’idea che ogni uomo è un’isola ci spinge a scoprirle con l’idea di svelare noi stessi.
Per chi vuole tuffarsi in un mare cristallino e riemergere su spiagge di sabbia bianca e sottile da cui poter osservare le distese verdeggianti che nutrono i pascoli il libro giusto è “Accabadora” di Michela Murgia, in cui la Sardegna selvatica viene ben descritta anche dai protagonisti stessi. In un dinamismo ricolmo di tradizioni e magarìe che oscilla tra l’essere salvifico e l’essere mortale. Esattamente come il paesaggio sardo che passa dall’essere rigoglioso al terribilmente brullo.
Andando più a sud incontriamo un luogo di grande rilevanza storica, che abbraccia l’arte greca e si mischia a quella araba: la Sicilia che nasconde rovine di popoli passati ed eterni nei mosaici bizantini, nei templi in pietra che racchiudono tutto il calore delle giornate assolate. Di questa Sicilia sognante ci racconta Frullo, il protagonista de “Il libraio di Selinunte” di Roberto Vecchioni che, attraverso l’amore per i libri, racconta dell’amore per tutto quello che è bellezza. Una fiaba per adulti che ci ricorda di insistere e resistere perché è questo l’unico modo che abbiamo per sentirci vivi.
Potremmo fare una passeggiata tra i tetti colorati delle casette di Procida, dove l’aria è leggera e l’arte dell’arrangiarsi si abbraccia alla brutalità di chi deve accettare compromessi familiari difficili. Ce lo insegna Elsa Morante con il celebre libro “L’isola di Arturo”, in cui la scoperta dell’amore semplice si può trasformare in ossessione. Così come dopo un tuffo fatto dagli scogli di quell’isola vulcanica si riemerge, vengono a galla segreti e turbamenti che fino a quel momento restavano in silenzio sommersi dall’acqua.
Se amate i lunghi viaggi non può mancare “Il grande mare dei Sargassi” di Jean Rhys, in cui si respira tutto il periodo del colonialismo inglese che si scontra con la cultura indigena della bellissima Giamaica, un paradiso terrestre: palme, spiagge deserte e piante tropicali. Il libro racconta della vita di Bertha da quando nasce fino a quando va in sposa ad un inglese. Si narra della vita di una donna che perde ogni diritto alla libertà di vivere le proprie intenzioni e si consuma lentamente nella sua follia. Una storia esaustiva seppur drammatica di quanto quello che oggi è un paradiso, in passato è stato l’inferno.
Ma spostiamoci verso nord, nel mare gelido dell’arcipelago finlandese, in cui le acque sono meno salate e le giornate hanno più ore di luce, ce lo racconta Tove Jansson ne “Il libro dell’estate”. La protagonista è una bambina che trascorre le sue estati dalla nonna narrando di quella quotidianità che diventa rifugio, dove il paesaggio immutabile si impregna nei gesti delle persone laboriose e silenti. Un libro che racconta di un luogo ameno in cui raccogliere i pensieri e lasciarli lì, al sicuro, in quel nido che tutti in qualche modo abbiamo vissuto.
Non può mancare quel luogo che per antonomasia è rappresentativo della cultura del mare: la Grecia con tutte le sue isolette che ancora conservano tradizioni antiche. Nel libro “Il canto di Calliope” di Natalie Haynes lo spirito bellico dei combattenti durante l’assedio di Troia si scontra con la potenza delle donne nel mondo ellenico: Calliope musa della poesia ci racconta dell’unicità delle donne greche e di quanto fossero importanti per le sorti della famiglia e del loro popolo.
Infine un viaggio indimenticabile è il libro “Pantelleria. L’ultima isola” di Giosuè Calaciura, una raccolta di racconti in cui si respira lo scirocco africano che scalfisce le viti di Zibibbo e sferza i tetti dei dammusi. La bellezza di un’isola di frontiera più vicina alla cultura Mediorientale che a quella italiana dove il sapore agrodolce non è solo quello delle pietanze ma anche quello dello spirito e malinconico di chi d’inverno resta e vive il mare violento che sbatte sugli scogli vulcanici. Un’isola che rapisce e talvolta rende prigionieri.
Non resta che augurarvi buon viaggio, che sia grazie ad un libro o che sia in compagnia di esso, l’importante è prendersi cura dell’isola che ognuno di noi porta dentro.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni