E’ notizia di qualche giorno fa, forse ai più passata inosservata: Olaf Scholz, cancelliere tedesco ed ex sindaco di Amburgo, ha ceduto una percentuale del porto tedesco ai cinesi.
Travolto delle critiche di chi ha visto in questa cessione un’ingerenza prepotente della potenza asiatica nell’industria nazionale, Scholz ha dovuto fare un passo indietro. Alla società di container Cosco verrà ceduto invece del 35% di uno dei quattro terminal, solo un meno preoccupante 24,9% sul più piccolo dei terminal, con ventiquattro moli.
Eppure, c’è chi vede il balzo di Pechino dentro al terminal anseatico come l’ultimo tassello di un puzzle geopolitico per il controllo del commercio marittimo mondiale. “L’operatore di container cinese non avrà il controllo del porto di Amburgo. L’acquisizione finanziaria non gli consente di esercitare alcuna golden share. Non ci sarà, dunque, nessun condizionamento nella gestione del principale terminal del nostro Paese” ha affermato lo stesso Scholz.
Il porto di Amburgo non è il primo porto europeo “conquistato”: nel 2021 è toccato al porto israeliano di Haifa, scalo chiave per il trasporto marittimo nel Mediterraneo, mentre nel 2016 al Pireo, dove la partecipazione di Cosco è passata dal 51% al 67%.
Interrogato sul punto, il ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, ha ripetuto che “non dovremmo avere investimenti cinesi in settori critici delle infrastrutture“, aggiungendo che “In generale, è importante aver appreso la lezione: abbiamo capito che la dipendenza da paesi che potrebbero mettere i loro interessi davanti a tutto, e poi volerci ricattare, non è più solo un fenomeno astratto, ma – basta guarda la Russia e il gas – è una realtà in questo mondo. Non dovremo ripetere questi errori“.
I porti europei: luoghi di scambio e di commercio
Il porto di Amburgo è tra i primi porti al mondo come traffico di container: nel 2006 ha visto transitare 8,86 milioni di pezzi, mentre nel 2007 e nel 2014 ben 9,7 milioni.
Ma anche per il turismo il porto è molto importante: da Landungsbrücken – banchina folkloristica piena di ristorantini e negozietti, dalla quale si può ammirare tanto l’Elbphilarmonie quanto il Fischmarkt – partono ogni giorno numerose barche con cui si possono fare dei giri turistici nel porto e per i quartieri circostanti.
Napoli, Marsiglia, Genova, Anversa, Valencia, Cadice, Portsmouth, Atene, Palermo, sono solo alcune delle più importanti città portuali europee. Luoghi di scambio e di commercio, le città portuali non esauriscono mai il loro fascino. Da sempre di grande attrazione per i loro continui scambi di merci e di attività mercantili e per la stabile presenza di colonie commerciali “straniere”, la storia urbana delle città portuali si interseca con quella dei traffici del commercio, da Oriente a Occidente.
L’eredità storica delle città portuali
Alcuni di noi sono irrimediabilmente attratti dalle città portuali.
C’è chi vicino al mare ci è nato e chi, invece, dei fischi delle navi, dei gabbiani e del colore torbido delle loro acque si è innamorato. E’ quello che è accaduto a me con il porto di Amburgo, passato ora alle luci della ribalta grazie alla recente “conquista” cinese di una sua parte e che per me, invece, rappresenta solo una seconda casa. Landungsbrücken è sinonimo di pace e di domenica; per altri, è solo un approdo dopo giorni e giorni di navigazione.
La storia dell’Europa, nel corso dell’età moderna, è stata una storia di guerre e di conquiste, ed è spesso transitata, con le armi o con le merci, attraverso alcuni punti nodali, coincidenti in molti casi con i grandi porti.
Così, quando si parla delle grandi rotte commerciali del Nord Europa, tre sono i porti che vengono sempre citati, e che ancora oggi rappresentano un fulcro vitale per l’economia di quei Paesi. Stiamo parlando di Amburgo, Rotterdam e Anversa, ovvero i porti principali di Germania, Olanda e Belgio, ancora oggi i tre più grandi porti europei per traffico di merci.
Quando si parla dell’area del Mediterraneo, vengono immediatamente in mente Atene, Bari, Dubrovnik (la vecchia Ragusa), rimessi nel mercato dopo un apparente declino dai mutamenti geo-economici degli ultimi anni.
Il porto non è un isolato aperto solo verso il mare: più propriamente, il porto esiste in simbiosi con la città. I porti accolgono, sono come case e il loro campanello è il faro. I porti permettono alle città di comunicare con l’esterno: sono messaggeri di culture, aperti al mondo e, ancora oggi, crocevia di storie.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni