Lo scorso 8 settembre i giornalisti della BBC, in lutto, hanno annunciato al mondo la morte di Elisabetta II, Regina d’Inghilterra e sovrana del Commonwealth.
Da quel momento sembriamo entrati in un’altra dimensione, quella di un tempo passato, che si perde tra riti antichi e regole scritte nella tradizione che forse, in un mondo digitale e post moderno, credevamo di aver rimosso completamente; qualcosa che invece, con la morte di Elisabetta, è tornato a ricordarci che esiste sempre qualcosa di più: di più alto, antico e profondo, che va oltre le più complesse situazioni terrene.
La morte della Regina Elisabetta II ci ha riportato al contatto con l’eterno, l’infinito, l’incommensurabile che attraverso la ritualità, i gesti di questi giorni tentiamo di riacchiappare, senza riuscirci. E, forse, è giusto così.
Da quando Elisabetta è spirata, è iniziato il periodo chiamato in codice “The Brige is Down”, qualcosa che era stato studiato da tempo, nei minimi dettagli, che non lascia nulla al caso e che è passato sotto la supervisione della sovrana stessa.
Il feretro è stato lasciato a Balmoral, la residenza dei Winsor, prima per il commiato privato, poi quello aperto al pubblico. Successivamente questo è arrivato ad Edimburgo e per tutto il percorso è stato accompagnato da due ali di folla, come in un lungo e stretto abbraccio.
Il corpo reale, raccontava l’autore inglese Emst H. Kantorowicz nel saggio “I due corpi del Re”, ha una dimensione terrena e una divina, quindi immortale legata al sacro; così come è considerato immortale il regno d’Inghilterra. Ecco perché, nel momento stesso in cui il corpo mortale della regina ha lasciato il Regno, il principe Carlo è diventato Re: perché quello da salvare e salvaguardare è il legame tra la monarchia e il suo popolo, anzi i suoi sudditi.
Quest’ultima parola che sembra stridere profondamente con la democrazia, ma in questo caso non significa sottomissione, bensì fiducia, rispetto. Negli stessi giorni di lutto, si svolgono i passaggi formali, che consegnano il regno d’Inghilterra al nuovo Re, Carlo III. Una volta terminato il periodo di lutto, si svolgerà la cerimonia il rito dell’incoronazione, durante la quale, proprio come aveva fatto a suo tempo sua madre, egli indosserà una veste bianca in segno di purificazione e si presenterà davanti ai Pari del Regno per stringere con loro un patto di reciproco rispetto. Solo allora il Re riceverà i simboli della regalità: la spada, il globo, lo scettro e, infine, la corona.
Ognuno di questi ha un preciso significato: la spada per difendere il regno, il globo a indicare l’ideale dominio sul mondo conosciuto, lo scettro simbolo del potere e la corona che racchiude in sé tutto questo.
Prima di ricevere la corona, però, il Re dovrà attraversare tutto il Regno, compiendo quelle che in epoca medievale si chiamavano le visite del re, per farsi conoscere e ricevere rispetto dai suoi sudditi. Carlo III dovrà così attraversare Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del nord per sancire l’unità e la continuità del regno.
Questo viaggio, che in epoca medievale e nell’età moderna veniva fatto a cavallo e poteva durare mesi, questa volta durerà pochi giorni, ma il significato non è molto cambiato: è come dire a ogni singola persona del regno, in ogni suo angolo, io sono il vostro Re.
Nel frattempo il viaggio del corpo della Regina è proseguito: dalla Scozia si è spostata in Inghilterra arrivando a Londra, dove ha attraversato i luoghi più significativi della città, legati al potere temporale e quello spirituale, perché ricordiamolo, in Inghilterra dai tempi di Enrico VIII, il sovrano è anche capo della Chiesa Anglicana.
In Inghilterra più che altrove – ‘pensiamo alle monarchie del nord Europa, come quella svedese o belga – si è mantenuto stretto e vivo il legame tra l’umano e il divino, il mortale e l’immortale.
Sappiamo che i sovrani medievali hanno sempre avuto poteri particolari, erano capaci di guarigioni miracolose, dove specifiche parti del corpo erano portatrici di straordinarie abilità, raccontate anche nel libro dello storico francese March Bloch “I re Taumaturghi”. Tutto questo lo ritroviamo oggi in Inghilterra, dove il popolo britannico si sta riappropriando dei suoi valori più antichi, ancestrali ma veri, in una ritualità collettiva che ha avuto un suo apice il giorno dei funerali della sovrana defunta a Westminster, dove il feretro era già arrivato dopo un percorso lungo 38 minuti partito da Buckingham Palace.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni