L’inizio è probabilmente più difficile di qualunque altra cosa, abbi fiducia andrà tutto bene. V. V. Gogh
Raccontarvi il famoso museo di Amsterdam, da utilizzare come deterrente ai coffee shop, si è rivelato più complicato del previsto, perché, come non cadere nei luoghi comuni legati al pittore Olandese?
E se, cominciassimo con un libro?
Termino il mio percorso guidato, afferrando un piccolo volume di carta spessa, edito da Marcos Y Marcos. E’ di Camillo Sanchez e curiosità strana, uno dei pochi titoli in italiano nello shop del Museo.
Il nostro viaggio parte dagli occhi di Johanna Van Gogh-Bonger la moglie di Theo Van Gogh, il fratello del pittore, la donna che ha lottato instancabilmente per rendere il genio incompreso del cognato, immortale, consegnando al mondo i suoi celebri dipinti.
Johanna vede il pittore in pochissime occasioni ma la sua presenza è più che costante nella sua vita, anche dopo la sua morte.
Sarà la lenta e dolorosa scomparsa del marito Theo, dopo 6 mesi dal suicidio del fratello Vincent, a consegnare alla donna una missione importante.
La giovane vedova, rimasta sola con un neonato da crescere, torna in Olanda, a Bossum, un paesino poco lontano da Amsterdam. Qui deciderà di aprire una locanda in campagna, dove far arrivare da Parigi i primi quadri, i disegni, i carboncini, di Vincent Van Gogh. Johanna inizia ad appenderli, in ogni stanza, dal pavimento al soffitto.
Un museo domestico segreto, inizia a svelarci la vera vita dell’artista.
“..sono circa 600: sulle pareti, sotto il letto, in cima agli armadi, dietro il divano, dappertutto. Cieli, occhi, corvi, girasoli splendono nel buio dell’insonnia; la svegliano all’alba prima del canto degli uccelli, prima del risveglio della città.”
Le numerose lettere e le tele ereditate trasmettono a Johanna nelle sue notti insonni la forza mistica e magnetica del pittore, considerato decadente e folle.
«Scrivo circondata dalla vertigine dei colori. Frutteti in fiore, in camera da letto; in sala da pranzo, sopra il focolare, davanti ai miei occhi proprio adesso, i mangiatori di patate; nel piccolo soggiorno, il grandioso paesaggio di Arles e la notte stellata che sovrasta il Rodano. Ognuno di loro sfavilla per casa. E sembrano dipinti da persone diverse.»
..Saranno proprio le lettere scambiate tra Theo e il fratello, a fornire la direzione giusta, nel turbinio dei dipinti.
Così iniziamo a conoscere Vincent, in punta di piedi, prima come pittore visionario, poi come cultore delle tinte intense, a più strati, e delle parole forti.
“Uno può avere un focolare ardente nell’anima e tuttavia nessuno viene mai a sedervisi accanto. I passanti vedono solo un filo di fumo che si alza dal camino e continuano per la loro strada.”
Johanna inizia ad immergersi nelle lettere dei fratelli, crea le prime descrizioni dei quadri attraverso le parole di Vincent e contatta alcuni galleristi Olandesi. Caparbia verso l’arte del pittore, la donna tenterà instancabilmente di rendere la persona di Vincent Van Gogh, l’artista riconosciuto e acclamato che è oggi.
Dove mi trovo adesso?
Van Gogh Museum, Amsterdam
La più grande collezione di opere dell’artista, circa 900 pezzi d’arte, si dispone su 3 piani di un edificio moderno, illuminato dall’ alto, dove la scala diventa l’elemento centrale, e ci accompagna nei diversi periodi vissuti dall’artista.
Dagli autoritratti ai paesaggi, dipinti cupi e ai girasoli, non bastano 3 ore per scrutare ogni sua tela.
E poi, ci avete mai fatto caso ai visitatori dei musei che diventano parte dei quadri?
Ma torniamo a noi..
Piano 0
Una serie di noti autoritratti dell’artista si susseguono rapidi, fino a condurci alla sua tavolozza originale di colori.
Struggente, dalla prima sala, non controllo più i miei movimenti, e mi dirigo verso i piani successivi, con leggerezza, guidata dalla vita di Vincent, e dalle parole impresse in alto sulle pareti di verde scuro.
Piano 1.
“Il pittore dei contadini”, vuole essere questo il motivo ricorrente della sala, qui, il primo quadro “importante” di Van Gogh è “i Mangiatori di patate” (1885), luci fioche, una lanterna appesa, i corpi “rocciosi” e stanchi dei personaggi dei quadri..
“Ho voluto far pensare a un modo di vivere completamente diverso dal nostro, di noi esseri civili”
Proseguo e la tavolozza di Van G. inizia a cambiare tonalità, e con lei, le pareti della sala, il contatto con la capitale Francese, ne addolcisce le forme e i colori, ma soprattutto la prospettiva.
Da qui arrivo a i Girasoli.
Piano 2
Verde chiaro, si parla della famiglia van Gogh, tramite alcuni oggetti ereditati, dai gomitoli, utilizzati dall’artista per gli esperimenti cromatici alle ottocento lettere gelosamente custodite da Theo Van Gogh.
Un grande pannello racconta la famosa lite con Paul Gauguin e il lobo mozzato.
E poi, via alle emozioni, riesco a sfogliare le pagine digitalizzate dei suoi taccuini, e tra schizzi e pensieri, vago verso l’ultimo piano.
Piano 3
Nonostante tutto, io mi alzerò di nuovo: prenderò in mano la matita, dimenticata nel profondo sconforto e continuerò a disegnare.
...
E’ un verde sempre più morbido, ad accompagnarci nel periodo più cupo dell’artista. Ora nell’ospedale psichiatrico di St. Remy, Vincent dipinge il mondo che vede dalla sua finestra.
Mandorli in fiore, uliveti, campi di grano, invadono la sala e diventano la terapia dell’artista e, del visitatore.
“Vedo ovunque nella natura, ad esempio negli alberi, capacità d’espressione e, per così dire, un’anima.”
Circa 65 quadri in 60 giorni, fino al 27 luglio 1890. Van Gogh si spara un colpo di pistola, nei campi di Auvers-sur-Oise, morirà 2 giorni dopo..
Non passerò in rassegna i dettagli di un museo da scoprire con smisurata lentezza e introspezione.
Solo mi basta consigliarvi, una visita e poi una lettura, di “La vedova Van Gogh” per scoprire un lato sconosciuto dell’artista, di poesia, e umanità disarmante, di sperimentazione e musica, di un uomo visionario, forse troppo per il suo tempo.
Non ci resta che ringraziare Johanna Van Gogh-Bonger, per tutto questo.
“Non posso cambiare il fatto che i miei quadri non vendono. Ma verrà il giorno in cui la gente riconoscerà che valgono più del valore dei colori usati nel quadro.” Vincent van Gogh