L’anno inizia sempre con una sfilza di cose esaltanti. Tipo scoprire di essersi lasciati alle spalle il Blue Monday, che oltre ad essere uno sfiancante pezzo dei New Order pare sia il giorno più triste – indipendentemente dalle variabili individuali. E altre cose che onestamente non mi vengono in mente. La più bella di tutte sono quei film che escono tra dicembre e febbraio, per cavalcare la tigre della stagione dei premi. Golden Globes, Oscar, BAFTA eccetera eccetera. Una giostra politica e spettacolare che spesso scavalca la qualità, ma che contribuisce a regalare attenzione a pellicole americane e britanniche (soprattutto) che meritano quantomeno di essere ricordate. Il che, come abbiamo detto, rivitalizza le uscite al cinema. Roba che se ad agosto in sala si alternano Gli Avengers e Transformers e i loro fantastici amici, da gennaio in poi si susseguono olocausti, apartheid, sovrani balbuzienti, bambini delle baraccopoli, malati di aids, ballerine suicide, cowboy costretti ad amarsi in segreto, Anne Hathaway in lacrime, militari americani con idee controverse sul significato di “conflitto armato” (categoria di difficile traduzione, nel paese di La Grande Guerra e Mediterraneo), pugilesse in fin di vita, Anne Hathaway in lacrime. Ad agosto gli occhialetti 3D a gennaio i Cleenex. Siccome a me, quest’anno, manca di vedere tre degli otto film candidati all’Oscar (American Sniper, Birdman e Selma) e siccome dei restanti cinque me ne sono piaciuti più o meno due e mezzo (Whiplash su tutti), ho pensato bene di introdurre così questo mio pezzo su tutt’altro argomento e non legarmi alla schiera di chi scrive di Oscar e ne prevede le conclusioni. Mi sembra banale e scortese nei confronti di chi è in fissa con Gone Girl, per esempio, o con Nightcrawler, e se la sta passando male. Per cui, contrariamente a quanto mi è stato consigliato, finalmente scriverò il pezzo che tanto avrei voluto scrivere sulle Baccara e sull’educatissimo uso della punteggiatura nelle loro hit Sorry, I’m a lady e Yes Sir, I can boogie. A meno che non mi costringano con la forza, cosa che mi sembra assolutamente rid
PREVISIONI OSCAR 2015
Geni inglesi, outsider rinati e altre Storie Pazzesche
Innanzitutto c’è da dire che questo sarebbe stato l’anno perfetto per presentare un film su Einstein e uno su Ettore Maiorana. Se David Fincher si fosse concentrato sulla scomparsa del ragazzo di via Panisperna piuttosto che su quella di Rosamund Pike, nella stagione cinematografica degli scienziati sfortunati avrebbe portato a casa un consenso più netto di quello che ha accompagnato Gone Girl. In secondo luogo, i miei Oscar personali – che poi non sono premi veri, mannaggia – sono andati a Whiplash di Damien Chazelle, che consiglio vivamente, al giovane Eddie Redmayne, che una volta incontrai esattamente qui: 243 Union Street, London SE1 0LR, Regno Unito, per la sua interpretazione del fisico Stephen Hawking in The Theory of Everything, e a Ryszard Lenczewski e Lukasz Zal per la fotografia (splendida) di Ida, il film polacco in pole position per il miglior film straniero. Basta. E’ una stagione magra, infelice e – malgrado le candidature british – americanissima. Ma vediamo come andrà, probabilmente, e perché.
Miglior film
- American Sniper, di Clint Eastwood
- Birdman, di Alejandro González Iñárritu
- Boyhood, di Richard Linklater
- Grand Budapest Hotel, di Wes Anderson
- The Imitation Game, di Morten Tyldum
- Selma – La strada per la libertà, di Ava DuVernay
- La teoria del tutto (The Theory of Everything), di James Marsh
- Whiplash, di Damien Chazelle
Vincerà Boyhood. Famoso per essere stato girato in 12 anni, racconta la vita (in tempo reale, praticamente) di Mason Evans, dalle elementari al college. Gli attori, specialmente i bambini protagonisti (Ellar Coltrane e Lorelei Linklater) crescono praticamente a vista d’occhio, come nel Film Unico di Signor Malaussène. Un esercizio speciale e a modo suo toccante, per un film dalla trama esile e spontanea, come in gran parte della filmografia di Linklater, bravo regista texano. Ha già vinto l’Orso d’Argento a Berlino e tre Golden Globes: film drammatico, regia, attrice non protagonista.
Miglior regia
- Alejandro González Iñárritu – Birdman
- Richard Linklater – Boyhood
- Bennett Miller – Foxcatcher
- Wes Anderson – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
- Morten Tyldum – The Imitation Game
In una cinquina un po’ casuale che comprende due beniamini del pubblico d’essai (Linklater, Anderson), un quasi habitué (Iñárritu) e due outsider (Miller e Tyldum) la sfangherà nuovamente Linklater. E stavolta il discorso ha più senso. Più che il film è la sua idea di fare il film, di coccolarlo, sperimentarlo, inventarlo piano piano e costruirlo sulle spalle di un bambino destinato a diventare un adulto un po’ qualunque, ad aver rastrellato premi e consensi in tutto il mondo. Il regista, insomma, è migliore del suo film. Ma va bene così.
Miglior attore protagonista
- Steve Carell – Foxcatcher
- Bradley Cooper – American Sniper
- Benedict Cumberbatch – The Imitation Game
- Michael Keaton – Birdman
- Eddie Redmayne – La teoria del tutto (The Theory of Everything)
In realtà non è così scontato, perché Eddie Redmayne è davvero immenso. Aspetto di vedere Birdman per tifare un po’ di più per il favorito Michael Keaton, che merita un ritorno in auge più di quanto non meriti l’Oscar. Chi come me ha amato Batman e Jackie Brown sarà contento comunque.
Miglior attrice protagonista
- Marion Cotillard – Due giorni, una notte (Deux jours, une nuit)
- Felicity Jones – La teoria del tutto (The Theory of Everything)
- Julianne Moore – Still Alice
- Rosamund Pike – L’amore bugiardo – Gone Girl
- Reese Witherspoon – Wild
Vincerà Julianne Moore, nell’anno in cui un’attrice inglese di nome Rosamund Pike è riuscita nell’impresa di fabbricare misogini in sala con delle semplici occhiate. Bravissima, ma vade retro.
Miglior attore non protagonista
- Robert Duvall – The Judge
- Ethan Hawke – Boyhood
- Edward Norton – Birdman
- Mark Ruffalo – Foxcatcher
- K. Simmons – Whiplash
In questa lista c’è Robert Duvall, il che mi crea un certo imbarazzo nel prevedere un vincitore diverso da lui. Dovrebbe farcela J.K. Simmons. Ma c’è Robert Duvall. Che bellezza.
Migliore attrice non protagonista
- Patricia Arquette – Boyhood
- Laura Dern – Wild
- Keira Knightley – The Imitation Game
- Emma Stone – Birdman
- Meryl Streep – Into the Woods
E’ la stagione degli anatroccoli diventati cigni. Ma tra gli outsider perenni che sbancheranno quest’anno, oltre a Simmons, Keaton e Moore, Patricia Arquette aka Medium è certamente la più sorprendente. Non faceva un film degno di nota da Human Nature di Michel Gondry, 2001. Occhio a Meryl Streep, una fresca novità nel panorama degli Oscar.
Migliore sceneggiatura originale
- Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo – Birdman
- Richard Linklater – Boyhood
- Dan Futterman e E. Max Frye – Foxcatcher
- Wes Anderson – Grand Budapest Hotel
- Dan Gilroy – Lo sciacallo – Nightcrawler
Dipende come gli gira, ma dovrebbe vincere Wes Anderson. Birdman ha quotazioni pari al numero dei suoi sceneggiatori, Nightcrawler dei suoi sostenitori. Una categoria divertente, si vince spesso per popolarità.
Migliore sceneggiatura non originale
- Jason Hall – American Sniper
- Graham Moore – The Imitation Game
- Paul Thomas Anderson – Vizio di forma
- Anthony McCarten – La teoria del tutto
- Damien Chazelle – Whiplash
Nessuna alternativa. Bello.
Miglior film straniero
- Ida, di Paweł Pawlikowski (Polonia)
- Mandariinid, di Zaza Urushadze (Estonia)
- Leviathan, di Andrej Petrovič Zvjagincev (Russia)
- Timbuktu, di Abderrahmane Sissako (Mauritania)
- Storie pazzesche (Relatos salvajes), regia di Damián Szifrón (Argentina)
Due parole: è quasi certa la vittoria del polacco Ida, che ha sbancato agli EFA. Un film grazioso e impeccabile, ma non particolarmente potente. Sebbene le quotazioni siano bassissime – il numero due, Leviathan, vincitore del Golden Globe, paga l’antipatia dell’Academy nei confronti della Russia, che non vince dal 1969 ed è stata candidata soltanto 3 volte – noi puntiamo sull’argentino Storie Pazzesche. Che ai Golden Globe, per dire, non era neanche candidato. Manca all’appello Mommy di Xavier Dolan.
Miglior film d’animazione
- Big Hero 6, di Don Hall e Chris Williams
- Boxtrolls – Le scatole magiche (The Boxtrolls), di Graham Annable e Anthony Stacchi
- Dragon Trainer 2 (How to Train Your Dragon 2), di Dean DeBlois
- Song of the Sea, di Tomm Moore
- La storia della principessa splendente, di Isao Takahata
In assenza di The Lego Movie, le quotazioni si sono spostate tutte su Dragon Trainer 2. Per cui, per fottere il sistema, puntiamo sui super outsider Song of the Sea e La storia della principessa splendente. Come si dice, quando il gatto non c’è…
Migliore colonna sonora
- Alexandre Desplat – Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)
- Alexandre Desplat – The Imitation Game
- Hans Zimmer – Interstellar
- Gary Yershon – Turner (Mr. Turner)
- Jóhann Jóhannsson – La teoria del tutto (The Theory of Everything)
Anche questa non è scontatissima, ma così dovrebbe andare. Il pole position anche Jóhannsson. Categoria particolarmente ingrata, Zimmer ha vinto una sola volta e Morricone mai.
Migliore canzone
- Glory, musica e parole di John Stephens e Lonnie Lynn – Selma – La strada per la libertà (Selma)
- Grateful, musica e parole di Diane Warren – Beyond the Lights
- I’m Not Gonna Miss You, musica e parole di Glen Campbell e Julian Raymond – Glen Campbell: I’ll Be Me
- Lost Stars, musica e parole di Gregg Alexander e Danielle Brisebois – Tutto può cambiare (Begin Again)
- Everything Is Awesome, musica e parole di Shawn Patterson – The Lego Movie
Per riequilibrare l’Oscar strappato a Bono per Mandela – con Let ig go c’era poco da fare – quest’anno vincerà Glory, dello stesso filone, diciamo, Oprah. Lost Stars ha ancora buone chances.
Miglior documentario
- Citizenfour, di Laura Poitras
- Alla ricerca di Vivian Maier (Finding Vivian Maier), di John Maloof e Charlie Siskel
- Last Days in Vietnam, di Rory Kennedy
- Il sale della terra (The Salt of the Earth), di Juliano Ribeiro Salgado e Wim Wenders
- Virunga, di Orlando von Einsiedel
Vale la legge “Lego”. In assenza di “The Look of Silence”, il favorito è diventato questo film su Snowden. Attenti ad Alla ricerca di Vivian Maier e Virunga.
Ecco fatto! Ho saltato tante categorie ma chissene, l’importante è essere arrivato un po’ più vicino al mio obiettivo. Aspetto – quand’è? – il 22 febbraio, mi tolgo questo pensiero e poi comincio a scrivere. Sento già aleggiare Yes sir, I Can Boogie. Che titolo gentile. Nulla potrà fermarmi dallo scrivere il mio articolo sulle Baccara, nulla! Nemmeno gli Oscar, nemmeno il Presidente della Repubblica, nemmeno la censu