L’analfabetismo funzionale è una condizione nella quale verte un individuo che, pur esercitando correttamente le abilità di lettura e scrittura, non sa trarne informazioni utili. L’analfabeta funzionale sa leggere e scrivere, ma non è in grado di comprendere il senso di un testo medio-lungo e, di conseguenza, non riesce a sintetizzarlo; non sa formulare analisi complesse dei fenomeni; non riesce ad afferrare i termini di un contratto o a seguire delle istruzioni; decodifica la realtà paragonandola solamente alle proprie esperienze personali e non è capace di distinguere una notizia falsa da una notizia vera.
Una descrizione così minuziosa potrebbe indurci a pensare che le persone che ne sono affette siano una minoranza facilmente riconoscibile; purtroppo però la realtà non è così clemente.
I dati aggiornati al 2019 ci dicono che il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. Il dato è tra i più alti in Europa, eguagliato dalla Spagna e superato solo da quello della Turchia (47%).
Un’indagine del Programme for International Student Assessment (PISA), effettuata su base triennale, che ha il compito di verificare in quale misura gli studenti quindicenni di tutto il mondo hanno acquisito le conoscenze e le competenze essenziali alla piena partecipazione alla vita sociale, ha evidenziato come i risultati italiani siano quasi tutti inferiori alla media dei paesi OCSE.
La rilevazione PISA si concentra sulle competenza nella lettura, in matematica e nelle scienze. L’Italia ha ottenuto un punteggio inferiore alla media OCSE in lettura e scienze; mentre si ritrova in linea con la media degli altri paesi OCSE solo in matematica. La prestazione media dell’Italia è diminuita, dopo il 2012, in lettura e in scienze, mentre si è mantenuta stabile (e al di sopra del livello osservato nel 2003 e 2006) in matematica. Il rendimento in lettura è diminuito in particolare tra le ragazze (ed è rimasto stabile tra i ragazzi). Nel nostro paese solo 1 studente su 20 ha dimostrato di saper padroneggiare compiti di lettura complessi, come saper distinguere tra fatti ed opinioni espresse all’interno di un testo che tratta di un argomento non familiare.
Friedrich Huebler, esperto di alfabetizzazione per l’Istituto di statistica dell’Unesco, sottolinea che pur vivendo in paesi industrializzati in cui quasi il 100% della popolazione è in grado di leggere e scrivere, bisogna sempre tener a mente che il livello di alfabetizzazione non è uguale per tutti. Huebler inoltre afferma che “senza pratica, le capacità legate all’alfabetizzazione possono essere perse anno dopo anno”.
Nell’epoca dominata dai social, delle piattaforme di informazione digitale e dal bombardamento informativo indiscriminato, l’analfabeta funzionale spicca come colui o colei che, sui propri profili social, condivide notizie partorite da fonti discutibili, le propone come verità incontrovertibili molto spesso senza aver letto per intero il contenuto del post oggetto di odio o d’amore. La mancata verifica dell’attendibilità delle notizie, associata all’assenza di senso critico, sfocia nella disinformazione, nutrendo paure ataviche spesso totalmente infondate. Saper decodificare le informazioni, comprendere un testo, riuscire a discernere la verità dalle bugie sono abilità essenziali per la sopravvivenza nella società globalizzata. È impensabile che qualcuno, nel 2020, si fidi di una presentatrice televisiva per reperire informazioni su una malattia altamente contagiosa ed ignori, volontariamente, le direttive del personale medico-sanitario… oppure no?
L’analfabetismo funzionale è un problema da non sottovalutare che deve essere contrastato attraverso l’allenamento delle capacità mentali. Un rimedio efficace potrebbe essere l’avvio di percorsi di apprendimento che richiedono l’analisi di testi, la verifica dell’acquisizione dei contenuti, l’utilizzo delle informazioni comprese tramite commenti e l’argomentazione critica di eventuali scelte. Queste attività implementano sensibilmente la capacità di lettura, concentrazione, ascolto, elaborazione, sintesi ed apprendimento nell’individuo. Leggere libri, giornali, riviste, imparare una lingua straniera e cimentarsi in attività sempre nuove spalanca la mente e ci allontana sempre più dal prototipo dell’analfabeta funzionale. Non a caso dai report degli anni precedenti si evince chiaramente che crescere in un ambiente familiare in cui sono presenti un numero limitato di libri e in cui si riscontra un livello scarso di competenze di base, rende difficile l’apprendimento e favorisce la proliferazione dell’analfabetismo funzionale.
Un’ultima cosa: se sei arrivato fino in fondo al mio articolo senza saltare nulla, domandandoti con preoccupazione se rientrassi nel profilo descritto, puoi trarre un sospiro di sollievo: non sei un analfabeta funzionale.