L’esodo dei giovani calabresi è una piaga per la nostra Regione e quando si incontra una giovane donna motivata, che è tornata qui per valorizzare una meraviglia del territorio, non si può far finta di nulla.
Simona Lo Bianco è una trentenne vibonese amante degli animali, delle tradizioni e della nostra Calabria che, da qualche anno, ricopre il ruolo di manager dei Giganti della Sila per il FAI.
Cos’è il FAI?
Il FAI – Fondo Ambiente Italiano, è una fondazione privata senza scopo di lucro che si occupa della tutela, della valorizzazione e della salvaguardia del patrimonio culturale in Italia. La Riserva dei Giganti della Sila ad oggi è l’unico Bene FAI in Calabria dato in concessione dal Parco Nazionale della Sila.
Qual è precisamente il tuo ruolo per il FAI ai Giganti della Sila?
Il mio ruolo è tradurre in attività concrete gli obiettivi e la mission che la Fondazione porta avanti dal 1975. Questo vuol dire occuparsi di attività che spaziano dalla gestione alla tutela, dalla valorizzazione alla promozione. Una vera e propria attività di management culturale in prospettiva nazionale.
Siamo in inverno, cosa succede ai Giganti della Sila in questo periodo dell’anno?
Da novembre ad aprile siamo chiusi al pubblico per motivi di tutela e sicurezza. I Giganti della Sila sono una Riserva Biogenetica Guidata Protetta, e quindi una Riserva Statale istituita con D.M del Ministero dell’Ambiente nel 1987, si trova nel cuore del Parco Nazionale della Sila e ricade i una delle ZPS (Zona di Protezione Speciale) dell’Ente Parco. È inoltre Sito d’Importanza Comunitario (SIC). Gestire un’area così speciale significa anche garantire momenti di “relax” a questi alberi che ricevono picchi notevoli di visitatori durante il periodo estivo. La riserva è comunque visitabile anche in questo periodo previa prenotazione.
Fate qualcosa di particolare per mantenere gli alberi vivi e vitali?
Innanzitutto garantiamo la loro salvaguardia, anche attraverso il rispetto delle regole da parte dei visitatori. E poi parliamo con loro. Quello che forse non tutti sanno è che i Giganti della Sila costituiscono un monumento naturale ormai estremamente raro in Europa e l’ultima testimonianza dell’antico paesaggio forestale dell’altopiano della Sila. Alberi plurisecolari, iscritti alla lista degli alberi monumentali d’Italia! Apparentemente anziani, ma forti e vivi nonostante le angherie umane subite nel corso dei secoli.
L’estate scorsa si sono susseguiti molti eventi ai Giganti, chi e cosa c’è dietro l’organizzazione di queste giornate?
Abbiamo realizzato un calendario eventi ricollegato alle campagne nazionali promosse dal FAI nei suoi Beni (sono oltre 50 in tutta Italia), come le Giornate FAI d’Autunno e di Primavera (veri e propri eventi storicizzati e di grande impatto sociale-culturale), e le Sere FAI d’Estate, momenti non convenzionali, appunto serali, per visitare la Riserva. La gestione di un Bene è soprattutto legata dalla valorizzazione delle sue peculiarità e della sua vocazione. Sono nate così iniziative e percorsi di trekking yoga, bioenergetica, mindfulness, visite guidate tematiche e specialistiche. Insomma tutto quello che rispecchia l’identità di questo luogo, la sua biodiversità unica e la sua funzione benefica non solo per il corpo ma anche per la mente. Tutto questo è frutto di uno studio contestuale e approfondito che facciamo sul territorio, conditio sine qua non per un planning pluriennale, programmato, monitorato e valutato sulla base dell’impatto sia economico che culturale. I Beni del FAI sono imprese culturali a tutti gli effetti, completamente autogestiti e autosostenuti grazie al contributo di chi li visita e di chi si iscrive al FAI.
Progetti per il futuro?
Abbiamo in progress un progetto di sviluppo del territorio attraverso il restauro del Casino Mollo, una tipica casa baronale del ‘600 donata al FAI dalla famiglia Mollo, dove racconteremo la storia rurale della Sila. Ricostruiremo le tipiche ambientazioni del XVII secolo e dedicheremo ampio spazio ad attività e laboratori per famiglie e scuole, anche grazie all’uso di tecnologie digitali. Si tratta di un progetto ad ampio respiro che seguirà le traiettorie della sostenibilità economica ed ambientale, producendo una importante ricaduta positiva sul territorio.
Com’è, da donna intelligente e anche molto giovane, gestire un bene così importante e particolare?
Per me è una sfida continua e bellissima! Essere donna, talvolta, può essere percepito come uno svantaggio e forse cercano anche di fartelo credere. Non sono mancati in effetti episodi bizzarri. Ma la verità è che molto dipende dalla grinta e dalla tenacia necessari a soprassedere ad alcuni luoghi comuni che, per fortuna, stanno via via scomparendo. Io, poi, mi reputo un maschiaccio! Quindi il problema non si pone!
Da giovane donna del Sud che sta costruendo qualcosa di bello nella propria terra, cosa consigli ai ragazzi che sono costretti ad emigrare?
Io amo la Calabria. Mi meraviglio e mi sorprendo sempre di più quando scopro cose nuove della nostra regione, perché è davvero bellissima. La mia è la classica storia di un ragazzo/a calabrese che per l’università e per il lavoro va fuori regione. Ho studiato a Milano, a Roma, ho vissuto e lavorato all’estero, prima a Londra poi in Canada, però sono sempre partita con l’intenzione di tornare in Calabria. E ce l’ho fatta! La mia esperienza mi ha portato da una parte a consolidare il legame con la Calabria, dall’altra ad acquisire competenze molto importanti. Questo per dire ai giovani “costretti” ad andare di vederlo come un’opportunità per il proprio futuro; un futuro in Calabria. Abbiamo bisogno di persone che hanno forte consapevolezza delle proprie capacità e delle potenzialità della nostra terra. A volte questa consapevolezza si raggiunge solo stando lontani da tutto ciò che ci è più caro. A me ad esempio mancava moltissimo il mio tramonto sullo Stromboli che oggi, in virtù delle considerazione dette prima, guardo con occhi nuovi.
(crediti immagine: FAI)
Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia di lunedì 20/01/2020