Era il 3 Dicembre 1992 quando, mentre ascoltavamo “Rhythm is a dancer” degli SNAP!, guardavamo Reservoir dogs (Le Iene di Quentin Tarantino) e Berlusconi lanciava le basi del suo ingresso in politica, Neil Papworth, ingegnere 22enne della Vodafone, inviava il primo messaggio di testo da un computer su un telefono cellulare, utilizzando la rete GSM (Global System for Mobile communications).
Il testo di quello che potrebbe essere considerato un antesignano degli odierni audio vocali, che registriamo anche ad occhi chiusi sulle moderne piattaforme di messaggistica istantanea, è stato “Merry Christmas”.
Papworth scrive sul suo sito che lo scopo era quello di utilizzarlo come un servizio di cercapersone e che nessuno avrebbe mai immaginato le proporzioni che il fenomeno avrebbe raggiunto.
Ci vorrà però ancora un anno prima che uno stagista della Nokia, il finlandese Riku Pihkonen, sperimenti l’invio dei sms tra due telefoni cellulari.
La tecnologia impiegherà però ancora qualche anno prima di diventare un fenomeno di massa. Il merito è, come spesso accade, dei più giovani che alla fine degli anni novanta si ritrovano a maneggiare i primi cellulari della loro vita.
Nell’anno 2000 sono stati inviati 17 miliardi di sms in tutto il mondo.
Nel 2007 negli Stati Uniti, per la prima volta in assoluto, il numero di sms scambiati ogni mese supera il numero delle telefonate.
Erano gli anni in cui imparavamo l’arte della sintesi e del linguaggio abbreviato, maledicendo i 160 caratteri a cui ci dovevamo attenere.
La restrizione del numero dei caratteri fu un’idea dell’ingegnere tedesco Friedham Hillebrand che ritenne, secondo il suo gusto personale, che 160 fosse il numero appropriato di caratteri per scrivere una breve storia standard.
E’ così che abbreviazioni, acronimi, contrazioni, latitanza della punteggiatura e abuso dei segni di interpunzione sono diventate delle strategie di comunicazioni necessarie nell’utilizzo del messaggio breve, dalle quali hanno preso spunto i moderni social network.
John McWorther, docente di Linguistica alla Columbia University ritiene che il linguaggio utilizzato negli sms (texting) sia una categoria linguistica a sé stante, in quanto dotata di struttura, modelli e regole proprie, pur se in continua evoluzione.
Le emoticons-emoji rappresenterebbero, secondo Owen Churches della Flinders University, una nuova forma di linguaggio che per essere decodificato ci forza a sviluppare un nuovo modello di attività celebrale”.
E’ da qui che alcuni fanno risalire l’inizio del eventuale declino della lingua.
Giuseppe Antonelli nel 2009 scrive un articolo per treccani.it dove spiega che il linguaggio tipico degli sms è soggetto ad una visione stereotipata; viene infatti spesso visto come una “neolingua pericolosa per le lingue nazionali, perché deviante rispetto alla grammatica”.
Sono state persino create della campagne contro la lingua degli sms: in Francia esiste il “Comitato il linguaggio sms e gli errori volontari”, mentre in Italia s’incontrano in rete pagine come “Questo blog non è un essemmesse” ed associazioni come il “Comitato xsolventi” che si prefigge di sciogliere l’uso della “x” al posto di “per”.
Sembrerebbe quindi che ci sia del fermento nato specificatamente in opposizione al linguaggio tipico degli sms, ritenuto scorretto, scarso ed impoverente.
In realtà, recenti studi dimostrano che grazie al linguaggio telegrafico degli short messages sono tornate in auge grafie abbreviate e contratte tipiche della tradizione occidentale.
Lorenzetti, a tal proposito, scrive: “sembrano essersi ricreate nel messaggino telefonico consuetudini grafiche che hanno avuto una lunghissima tradizione, soprattutto nell’età compresa tra l’XI e il XVI secolo”.
La percezione dell’impoverimento del linguaggio, del progressivo abbandono della punteggiatura e della deliberata noncuranza delle regole di grammatica non corrisponde, quindi, necessariamente a ciò che sta accadendo.
Del resto “la lingua è lontana dall’essere monolitica; così come monolitica non è la norma (regola grammaticale) che è a sua volta un sistema complesso e che, a ben vedere, è più simile ad un insieme di principi etici che non di teorie strettamente scientifiche” (Vera Gheno, Potere alle parole, p.64, Einaudi 2019).
Gli SMS, nel bene e nel male, hanno rivoluzionato le modalità comunicative e creato nuove forme di interazione. Ciò che forse dobbiamo imparare è apprezzare la nostra lingua in ogni sua sfumatura ed espressione, lunga o abbreviata che sia.