Mentre Antonella ci ha guidati attraverso un viaggio sentimentale in Giappone, Michela, 24 anni, di Cremona, ci condurrà attraverso i suoi ricordi, per mostrarci come è per un ventenne italiano vivere nel paese del Sol Levante, in una cultura ricca di storia, così lontana da noi. 楽しみます! (Buon divertimento!)
1. Dove hai vissuto in Giappone?
Il nome della città in cui ho vissuto è Minami Uonuma-shi, nella prefettura di Niigata.
2. Per quanto tempo ci sei rimasta?
Mi sono trasferita a Settembre e ci sono rimasta fino a Dicembre.
3. Per quale motivo ti sei trasferita in Giappone?
Mi trovavo lì per il mio semestre in scambio, alla International University of Japan.
4. Perché hai scelto proprio il Giappone?
Inizialmente la mia scelta non era caduta proprio sul Giappone, il mio obiettivo era di andare in Asia, un continente che mi ha sempre affascinato e volevo mettermi alla prova: vivere lontano da casa, a contatto con una cultura completamente diversa.
Il Giappone era tra uno dei miei posti preferiti e quindi ho deciso di metterlo tra le mete, insieme a Taipei e Seoul.
5. Prima di questa esperienza avevi già vissuto all’estero? Se sì, credi che questa esperienza ti abbia spinto a partire di nuovo?
Sì, durante la triennale sono stata in Erasmus all’università ESSEC a Cergy Pontoise, vicino Parigi. Ci sono rimasta per quattro mesi. È stata la mia prima esperienza all’estero per lunghi periodi e mi ha dato la carica per ripartire verso una meta più lontana.
6. Hai avuto paura/ansia prima di partire?
Sì tantissima! Soprattutto quando è stato il momento di salutare la mia famiglia.
7. Descrivici il primo impatto che hai avuto appena scesa dall’aereo: cosa hai pensato?
Ho pensato di avere fatto la stupidita più grande della mia vita! Tutto era diverso, il viaggio di più di dieci ore in aereo era stato devastante e poi mi sentivo sola.
8. Qual è la principale differenza tra la vita in Italia e quella a in Giappone? E a livello lavorativo/universitario?
La cultura è radicalmente diversa, il rispetto e la gentilezza per i giapponesi sono fondamentali. Vivere in un posto in cui viene dato così tanto peso a questi valori ti insegna a rispettare gli altri, chi ti ascolta.
In università il carico di studio era più leggero rispetto all’Italia, mentre in ambito lavorativo ci sono dei ritmi molto più serrati.
9. Quali sono le maggiori difficoltà che hai riscontrato durante la tua permanenza?
L’essere così lontana da casa è stato molto difficile, come anche vivere in un paese piccolo come Minami Uonuma-shi.
10. Raccontaci un po’ di esperienze che hai fatto e posti particolari che hai visto.
Ho avuto l’occasione di viaggiare molto mentre mi trovavo lì. Sono stata a Tokyo, Yokohama, Niigata e Kamakura. Poi prima di tronare in Italia sono stata qualche giorno a Seoul. Una delle esperienze che sono stata fortunata di aver fatto è stato vivere per un paio di giorni in una in una casa giapponese, ospite di una famiglia, e di andare all’Onsen, le terme giapponesi. Ho potuto incontrare in università gente da tutto il mondo, soprattutto dall’Africa e dall’Asia Centrale, con esperienze di vita estremamente diverse dalle mie, ma che mi hanno insegnato molto.
11. Qual è la cosa più strana/inusuale per un italiano che hai fatto quando eri in Giappone?
Andare all’onsen, terme tipiche giapponesi in cui si va nudi.
12. Cosa ti manca è mancato di più della tua città? Cosa preferisci del Giappone? A cosa proprio non ti abituerai mai?
Della mia città senza dubbio mi è mancata la mia famiglia. Le cose che preferisco del Giappone sono il cibo, la cultura e l’ordine. Una cosa a cui non mi abituerò mai è il fatto che sia nella loro cultura non esprimere i propri sentimenti.
13. Cosa hai imparato da questa esperienza?
Ho imparato a vivere a contatto con culture diverse, nel rispetto reciproco.
14. Metaforicamente parlando, cosa hai portato con te in valigia quando tornerai in Italia? E cosa invece hai portato realemente?
Ho portato con me in Italia i legami profondi che ho instaurato durante questa esperienza con le persone che ho conosciuto e che mi hanno aiutato a vivere al massimo l’esperienza. Realmente, ho portato un sacco di bacchette e dolcetti al tè verde nelle forme più strane.
15. Come sono i ventenni in Giappone? Quali sono le differenze rispetto a noi ventenni italiani?
Sono molto più immaturi rispetto a noi. Normalmente hanno fatto meno esperienze e inoltre sono più chiusi. Si divertono da matti andando al karaoke, per loro è un vero must del venerdì sera, e devo dire che aveva conquistato anche noi!
16. Appena dicevi “I’m italian” cosa ti dicevano? Quali sono gli stereotipi sugli italiani che hai potuto constatare?
Pasta e calcio! Tutti ci associavano al cibo e alla nazionale di calcio italiana.
17. E gli stereotipi/pregiudizi che abbiamo noi sui Giapponesi sono veri?
Verissimi! Soprattutto il fatto che si scusano sempre.
18. Cosa ti senti di dire ai tuoi coetanei italiani che sono titubanti se prendere una valigia e partire?
Di vincere le paure e partire. Essere aperti a tutto, alle amicizie e alle nuove esperienze. È una buona occasione per mettersi alla prova.
19. C’è qualcosa che vuoi assolutamente dirci che noi non ti abbiamo chiesto?
Vorrei dire che il Giappone è un posto in cui vale veramente la pena visitare e lasciarsi travolgere da questa cultura.
20. Per finire, dicci un saluto nella lingua locale:
おはよう ございます (Ohayou Gozaimasu = Buongiorno!)
Se anche tu vivi all’estero e vuoi raccontare la tua esperienza, rispondendo alle nostre domande o scrivendo una vera e propria pagina di diario sulla tua vita da fuorisede nel mondo, scrivi qui sotto un commento o inviaci un’email all’indirizzo 20venti@20venti.org. Saremo più che felici di conoscerti e far conoscere la tua storia.