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Yves Saint Laurent: le stagioni di un genio

 

Di Ludovica Rizzo

Un nome noto della moda, uno stilista che al pari di Dior e Chanel ha segnato il suo tempo attraverso creazioni ed idee innovative. Proprio di recente il regista Jalil Lespert ne ha ripercorso le vicende personali nel film dedicato al designer, interpretato da Pierre Niney.

Forse troppo spesso sottovalutato, o meno considerato. Eppure è stato Saint Laurent ad introdurre nel guardaroba femminile , prima di Armani, lo smoking, la sahariana, il trench. Con l’aggiunta di un tocco erotico. Il seno nudo sotto il tulle trasparente è un elemento ricorrente durante le sue sfilate. Quel vedo-non vedo che fa della donna un essere estremamente sensuale. Si racconta che Yves sia rimasto così sconvolto la prima volta che vide una donna a seno nudo che quell’occasione ne segnò l’intero operato.

In effetti, le collezioni di Saint Laurent seguono in certo qual modo il suo vissuto. Dal gusto bon ton appreso da Dior, per cui lavorava come assistente, si passa gradualmente ad uno stile più al passo con i tempi, uno stile che prende ispirazione dalla strada. Sono gli anni ’60, lo stile hippy imperversa nelle strade. Yves ha un’intuizione: prendere atto del cambiamento in fatto di mode e rivisitarlo, proponendolo al mondo della moda. Uno shock per i saloni della Parigi bene. Dopo aver creato un’etichetta che prende il suo nome, grazie all’aiuto del compagno Pierre Bergè, suo socio in affari, Saint Laurent sperimenta il prèt-à-porter. Trae ispirazione da artisti come Mondrian, la cui celebre opera a rettangoli colorati viene immortalata in un capo d’avanguardia. È una rivoluzione, e la casa di moda Saint Laurent raggiunge negli anni ’60 e ’70 l’apice del successo.

Come il resto dei giovani, anche Yves sperimenta in quegli anni l’uso delle droghe. È in atto una irrimediabile trasformazione: il ragazzo timido, cresciuto in una famiglia dell’alta borghesia ed educato presso un convento di frati, scopre il precoce successo (a soli 21 anni è scelto da Dior come proprio successore a capo della maison), intreccia rapporti omosessuali occasionali alla stabile convivenza con Bergè e passa dall’assumere antidepressivi agli stupefacenti. Yves era un ragazzo fragile, ed il mondo della moda di certo non lo aiutò a curare la depressione di cui era affetto. Le persone di cui si circondò ebbero tutte problemi con l’alcol e con la droga, destino che non risparmiò neanche Yves. Alcune collezioni richiamano il folklore e la gioia delle vacanze trascorse in loro compagnia nella villa di Marrakech. Dalla cultura marocchina si passerà poi a quella cinese e russa, in una sorta di evoluzione stilistica che dalla strada passa ad immortalare grandi civiltà e colori folkloristici. È per alcuni la fine di Saint Laurent, per altri l’evolvere creativo di un genio.

Yves si spegnerà nel 2008 all’età di 72 anni. Le sue ceneri sono conservate nel Giardino Majorelle della villa di Marrakech.

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