Mattia Filice è un giovane
aspirante regista, classe ’97, nato a Cosenza e con l’intenzione di non andare
via. La fuga di cervelli artistici alla quale assistiamo giorno dopo giorno è
un vero e proprio fallimento sia per il nostro Sud che per le persone che, non
vedendo possibilità, non provano neanche a crearle. Così parla Mattia, un
ragazzo sicuro di sé che cerca di mettere in atto le sue idee attraverso l’associazione
da lui costituita, nata nel 2017, la “helps production”. Mattia è dunque il
fondatore, insieme a suo padre, e fonda questa associazione con un unico
obiettivo e, alla base, un solo principio: aiutarsi. L’un l’altro. Mettere a
disposizione ognuno ciò che ha e che sa. Ecco perché proprio “help”, aiuto. In
più l’associazione nasce per valorizzare il territorio calabrese perché nel
lungo periodo l’idea è quella di diventare un’azienda. Proprio da qui inizia la
nostra chiacchierata.
La maggior parte dei tuoi progetti cinematografici rientrano, quindi, nell’associazione?
Si, anche perché essendo un’associazione no-profit si usa come vetrina. In
realtà in un primo momento nasce tutto per creare video clip musicali. Per i
nostri video clip gli attori erano tutti del territorio. Abbiamo sempre cercato
di guardare con occhio diverso tutto ciò che ci circonda per creare
l’ambientazione ed i nostri scenari, da un semplice capannone abbandonato ad un
bosco. Dopo aver sperimentato i video clip musicali nasce il primo
cortometraggio “Amore di mamma”, ancora in produzione, che è una serie di tre
corti. È più che altro un’antologia. Il
progetto più importante che ha visto nascere la helps production è “Ho fame”. Cortometraggio
girato a Cosenza, presentato ai David di Donatello 2020 di durata 7’ 47’’. “Ho
fame” tratta il tema delle dipendenze ed è il primo prodotto che mi ha
soddisfatto. Una scena, in particolare, è stata girata sul Ponte di Calatrava e
gli attori e le comparse erano tutti cosentini.
Come nasce la tua passione per la produzione e per il cinema?
È in me sin dalla tenera età grazie ai miei genitori. Andavo al cinema
insieme a loro e ammiravo tutto quello che veniva proiettato sul grande
schermo. Da quei momenti ho subito capito che era quello che volevo fare: il
dietro le quinte, il regista. Per un periodo ho pensato di voler fare l’attore,
ma non mi apparteneva. Non come la cinepresa in mano, ecco.
Hai scritto e prodotto una serie
tv che troveremo su Amazon Prime. Com’è nata l’idea?
La serie tv è il più grande progetto in cantiere. Nasce a settembre di due
anni fa, la scrittura viene completata ad Aprile, tutta farina del mio sacco. Dopo
10 mesi, termina la fase di scrittura e la sceneggiatura e inizio a pensare a
chi potesse ricoprire i vari ruoli. Organizzo i casting ai quali sono arrivati più
di 150 persone e sono stati selezionati 40 attori. Il cinema Garden ha reso
possibile tutto questo, perché ha messo a disposizione i locali per poter
incontrare tutte le persone candidate. Dopo il casting abbiamo fatto gli
incontri e qui ho toccato con mano il primo ostacolo. Dopo aver detto che la
serie tv era no profit (anche se precedentemente anticipato) e che quindi nessuno
veniva retribuito ed era un qualcosa che serviva come trampolino di lancio molte
persone hanno abbandonato. Ad oggi ringrazio quelle persone perché grazie a
loro ne abbiamo conosciuto di nuove che ci hanno soddisfatto e dato qualcosa in
più. Da qui, purtroppo, ho compreso che in Calabria non si accetta di partire
dal basso anche se si è alle prime armi. Vogliamo tutto e subito e non siamo
neanche pronti a prenderlo. Un’altra triste vicenda che ha visto la serie tv
come protagonista riguarda i comuni del territorio che non ci hanno dato la
disponibilità nel girare. Sostenevano che per girare avevamo bisogno di
autorizzazioni ma non ci hanno mai fatto sapere come doveva essere messo in
pratica questo procedimento, senza fornirci una plausibile risposta. La serie
doveva essere girata in Sila in un comune nella provincia di Cosenza ma non
siamo mai stati autorizzati. Questo è stato un grande peccato perché la
Calabria avrebbe avuto un’onda d’urto da non sottovalutarein termini di
visibilità perché Amazon prime video US in Canada, negli Stati Uniti e via
dicendo, conta una grandissima percentuale di “utenti” calabresi. Forse questo
era più un sogno, ma siamo andati avanti lo stesso. Per quanto riguarda la
trama della serie tv, invece, nasce da un incontro mentale notturno: mentre
dormivo ho sognato la storia. Non potevo desistere dallo scrivere
compulsivamente anche di notte perché dentro la serie ci sono molti personaggi
quindi era difficile riuscire a trovare il tempo per scrivere. Ogni personaggio
aveva una psicologia diversa, delle caratteristiche a sé. In tutta la serie c’è
una diatriba tra sogno e realtà e conta 3 stagioni.
Il ritorno economico com’è stato
stabilito tra te e Amazon Prime? Una volta implementata su Amazon, quale sono i
parametri per capire se la serie ha avuto un riscontro positivo?
Gli incassi della serie tv sono prefissati dal contratto stabilito tra le
parti, cioè a percentuale. Questo dipende tutto dalla comunicazione e dalla
divulgazione che si farà. Per questo abbiamo organizzato un team che sarà
attivo sulle varie piattaforme social. Bisogna creare dialogo, la serie deve
incuriosire. Questo dipende da noi. Abbiamo intenzione di creare una vera e
propria rete, con eventi e sponsorizzazione al fine di far parlare della serie
tv.
Cosa ti auguri da qui a due anni?
Di vedere un mio progetto all’interno di una sala cinematografica. Di
crescere. E di rendermi conto che, come posso crescere io, può farlo anche la
mia terra. Questo è ciò che mi auguro e che auguro a chi come me ha idee e
progetti.
Questa è un’altra bella storia di chi crede in sé
stesso e nel Sud. Le idee, i talenti, il territorio, hanno bisogno di fiducia.
Come del resto ognuno di noi. Basta muovere i primi passi per scalare le
montagne. E pensare che qui, in Calabria, ne siamo circondati. Sarà un caso? Io
non credo.