Quando abbiamo istituito la rubrica delle interviste, sapevamo che gli elementi fondamentali a cui volevamo dare spazio fin da subito sarebbero stati i doppiatori. Volevamo farlo con una concezione ben precisa, ovvero trattare l’argomento in un contesto spesso sminuito o poco considerato come quello videoludico. Oggi la rubrica vanta quasi settanta ospiti, molti dei quali doppiatori.
È con grande orgoglio che oggi abbiamo la fortuna di leggere la testimonianza di un abilissimo doppiatore, ovvero Marco Balbi.
Marco Balbi nasce a Milano il 10 giugno del 1954. Laureato in giurisprudenza, si avvicina al mondo teatrale da ragazzo contestualmente al compimento del suo percorso universitario. Diplomato all’accademia dei Filodrammatici di Milano, ha all’attivo più di un centinaio di spettacoli teatrali, molti dei quali messi in scena dalla Compagnia Stabile del Teatro Filodrammatici di Milano, della quale è stato anche vicepresidente.
Diretto da autori di un certo calibro, come Dario Fo, Roberto Guicciardini, Claudio Longhi, Mina Mezzadri, Andrée Ruth Shammah e Lina Wertmüller, affianca alla sua attività teatrale quella del doppiaggio e di dialoghista.
Marco Balbi ha doppiato numerose pellicole; lo ricordiamo nei panni di Dennis Haysbert in Secret Obsession e Liam Cunningham ne La piccola principessa. Per quanto riguarda le serie animate, è la voce di Iceburg, Ryuma, e Momonga in One Piece, Pakkun in Naruto e Naruto: Shippuden e Loccobarocco in Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean. Per quanto concerne il mondo videoludico, è stata la voce di G-Man nel primo gioco della serie Half Life, Rico Muerte e Jack Lupino in Max Payne, Detective Norman in Mafia, Crunch Bandicoot a partire da Crash Nitro Kart in poi, l’ammiraglio David Anderson nella trilogia di Mass Effet, Ludwig la Lama Sacra in Bloodborne. Inoltre, ha partecipato tra gli attori protagonisti nella sitcom italiana Diego 100% diretta da Diego Abatantuono.
Come ti sei avvicinato al mondo del doppiaggio e del teatro?
Ho iniziato per caso. Avevo finito il primo anno di università e avevo tanti interessi, tra cui il teatro. Fin da bambino mi aveva interessato dal punto di vista del dietro le quinte e non come professione. Ho cominciato a frequentare i corsi e mi sono accorto che quasi tutti i miei colleghi pensavano di trasformarlo nel loro mestiere. Col passare del tempo, anche io sono entrato in quell’ottica. Ho finito l ‘accademia e, per puro caso, un regista mi ha chiamato per fare un provino, che per fortuna ho vinto, per una produzione che sarebbe andata in scena dopo due mesi. Mi sono diplomato a giugno e ricordo che la produzione iniziava ad agosto. Penso che se non fosse capitata quell’occasione, probabilmente avrei lasciato perdere e avrei seguito la carriera per la quale avevo studiato. Da questo primo lavoro poi sono seguiti in maniera naturale tutti gli altri mestieri. Come dice il poeta Guccini: “dobbiamo farne di mestieri noi che campiamo della nostra fantasia”. Il teatro non garantisce da subito la sopravvivenza economica, soprattutto se si ha una famiglia da mantenere. Come dicevo prima, ci sono tutti i lavori collaterali, ovvero la radio, il doppiaggio di videogiochi, gli audiolibri. Ho sempre accettato di fare qualunque lavoro avesse comunque attinenza con la base del mio mestiere che è il teatro. Ho sempre usato questi mestieri come aiuto economico nei periodi di difficoltà, come capita a tutti gli attori. Un vero supporto economico nei momenti di fermo teatrale che permetteva me e alla mia famiglia di tirare avanti.
Quali sono i consigli che daresti a nuovi e aspiranti attori?
I consigli che posso suggerire sono solo due. Per prima cosa, bisogna necessariamente frequentare una scuola di teatro in quanto ti permette di fare molta esperienza senza pagarne nessun tipo di scotto. Io raccomando le scuole gratuite, perché quelle a pagamento sono in genere, secondo il mio modesto avviso, da evitare. Le scuole gratuite come quella di Roma, l’Accademia dei Filodrammatici di Milano, le scuole dei vari teatri stabili di Torino e Genova sono una garanzia. Nel mondo del teatro le scuole sono tantissime e non tutte garantiscono serietà, questo criterio secondo me è molto valido. Il secondo consiglio lo suggerisco in base alla mia esperienza personale e guardando quella che è stata la mia storia. Cercate, se riuscite, di valutare abbastanza in fretta quello che potete aspettarvi da questo mestiere. Questo perché in tutte le professioni artistiche la frustrazione è un sentimento in agguato dietro l’angolo. Se si pensa di essere un genio, ma genio non è, si fa molta più fatica. Vivere questa professione da frustrati è un peccato. Fatevi un’idea di quello che potete dare e quindi di quello che potete aspettarvi e non potete aspettarvi da questo mestiere.
Prossimi progetti in cantiere, puoi anticiparci qualcosa?
Attualmente sto finendo una lunga tournée di un testo di Eugène Labiche che si chiama il delitto di via dell’orsina. I protagonisti sono Massimo Dapporto e Antonello Fassari, con Susanna Marcomeni e altri attori. Il primo progetto è quello della ripresa che sicuramente avverrà la prossima stagione per una tournée che spero sia altrettanto lunga e piena di soddisfazioni. Inoltre, ho in cantiere alcuni audiolibri già prenotati.
L’intervista completa su Videogiochitalia.it
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni