Alla fine del 2023 Giacomo Giossi in un articolo rifletté sulla nuova idea di biblioteca, su cosa dovrebbero essere le biblioteche soprattutto per supportare i giovani.
Se ci pensiamo, la biblioteca nel nostro immaginario è un luogo chiuso, vecchio, che somiglia a un museo dove nulla può cambiare e dove tutto resta cristallizzato e fermo, perché l’unico principio a essere seguito è quello della conservazione e della custodia. Così le biblioteche, con il tempo, sono diventati luoghi quasi deserti, se è vero che secondo le statistiche il 90% degli italiani non è mai entrato in una biblioteca – come riportato da Chiara Fagiolari in un suo studio – un luogo percepito come immobile, morto.
Bisogna invece far sì che le biblioteche diventino luoghi vivi, che aiutano a credere nel futuro, per questo devono tornare a essere luoghi belli, attrattivi, ricreativi. Un’ idea di biblioteca viva in Italia viene dalla sala Borsa di Bologna, un luogo al centro della città, dove si svolgono eventi aggregativi e dove ci si può incontrare per leggere confrontarsi, fare progetti.
Bisogna dire che la Sala Borsa si trova in una città dove il tessuto sociale è storicamente vivace, dove è nata tutta una rete di associazioni cooperative che hanno costruito il tessuto sociale della città: non bisogna dimenticare che una biblioteca deve essere inserita in un contesto fertile; al contrario, la biblioteca rischia di diventare un guscio vuoto, pieno di libri, ma vuoto di idee.
In tutto il mondo, da Pechino a Cambrige, da Elsinkj a Isdraele, si stanno costruendo biblioteche luminose, pensate in armonia con l’ambiente. Questi sono luoghi aperti, pieni di luce, dove incontrarsi, lavorare e vivere.
Le biblioteche sono un ponte tra il passato e il futuro, come accade appunto a Gerusalemme, dove funge da istituto della memoria per tutto il popolo ebraico ovunque nel mondo.
E anche Roma avrà la sua biblioteca del future: la nuova biblioteca dell’Università la Sapienza, che supererà i confini del quartiere universitario, aprendosi alla città, su tutti i livelli saranno inserite aree verdi.
La biblioteca del futuro è un luogo sostenibile, aperto, luminoso e inclusivo dove le parole d’ordine sono condivisione, confronto e democrazia.
Ma una bibloteca del futuro esiste già: è quella dei libri inediti di Oslo, costruita nel 2014, i cui libri saranno pubblicati e potranno essere letti nel 2141.
L’idea è dell’architetto scozzese Kete Peterson: con il contributo di una fondazione e la collaborazione dell’amministrazione di Oslo, i libri inediti vengono custoditi nella “sala del silenzio”, chiamata così proprio perché i libri, di cui si conosce solo il titolo, non possono essere toccati e quindi non posssono parlare ai lettori. L’idea sottesa a qusto progetto è quella dell’attesa e della visione a lungo termine, della sforzo di immaginare, scriverere, leggere il futuro.
Finora abbiamo visto esempi di biblioteche costruite in grandi città e capitali, contesti che sicuramente hanno possibilità finanziarie importanti, ma come può una piccola città o un piccolo borgo avere la sua biblioteca e proiettarsi così nel futuro?
Questa è sicuramente una sfida più difficile, ma più avvincente che può avvenire solo con l’aiuto di tutti, con un grande risveglio sociale e culturale di chi abita questi luoghi, che unisca le generazioni, che le faccia sognare.
Bisogna dire che negli ultimi anni il mondo dell’editoria, nonostante quello che si possa pensare, è divenuto vivace, ricco di opportunità. Pensiamo ai tanti festival ed eventi legati a questo oggetto sparsi per l’Italia: Il Salone del Libro di Torino, la fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi di Roma, o il Festival letteratura di Mantova solo per citare i più celebri, ma ci sono tante altre piccole rassegne sparse per i piccoli borghi italiani.
D’altronde l’ufficio studi dell’ Aie(Associazione italiana editori) sono in crescita gli italiani che leggono: nel 2023 sono il 74 per cento le persone tra i 15 e i 74 anni che hanno letto almeno un libro a stampa (anche solo in parte), un e-book o ascoltato un audiolibro nei 12 mesi precedenti. Si tratta, in valori assoluti di32,8 milioni di persone.
Perché oggi il mondo del libro e della letteratura è cambiato, supportato dalle nuove tecnologie, da nuove forme d’arte, e nuove forme di fruizione. A tutto questo noi dobbiamo dare corpo, ma soprattutto anima, tornando a offrire ai giovani luoghi che li facciano sentire parte del mondo, perché solo così lo potranno trasformare e rendere migliore.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni