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Un vocabolario per il presente e il futuro

Foto di Sven Brandsma su Unsplash

Le parole che hanno segnato il lessico dello scorso anno, per imparare a leggere i prossimi mesi

La polarizzazione del lessico intorno a determinati eventi è fenomeno ormai noto, anche al di fuori delle aule dei corsi di giornalismo. Gli ultimi anni hanno rappresentato una conferma di questa tendenza: durante la fase acuta della pandemia termini come lockdown, assembramenti e smart working sono entrati – tra gli altri – in modo prepotente e ingombrante nelle nostre case, nei nostri luoghi di lavoro e sugli schermi dei nostri smartphone. Cercare di capire il futuro prossimo, per preparazione o per diletto, può quindi passare anche dall’analisi del lessico utilizzato negli ultimi dodici mesi.

Nel 2022 il termine che ha generato più discussione, con ripercussioni reali importanti, è conflitto. Dallo scorso 24 febbraio infatti l’Europa è ostaggio della minaccia di una guerra, ipotizzata in partenza come un intervento lampo e circoscritto, poi sfociata su altri piani: quello umanitario, geopolitico, economico ed energetico. Un atto di forza che ha generato una rottura dello status-quo in cui, sinora, tutte le parti in causa stanno registrando una perdita netta, chi su un fronte, chi su un altro.

In autunno l’accento sui diritti umani ha portato alla luce un altro termine: polemica. La Coppa del Mondo di calcio disputata in Qatar è stata l’edizione che ha portato con sé uno strascico di polemiche come mai registrato nella lunga storia di questa competizione. Nel mondo dello sport, della politica e dello spettacolo molte voci illustri hanno dimostrato dissenso riguardo la scelta dell’assegnazione di ospitare l’evento nel del Paese del Golfo, sia per quanto riguarda le condizioni di lavoro che hanno portato alla costruzione degli impianti che ne hanno fatto da palcoscenico, sia per la scelta (forzata) di interrompere i campionati nazionali in autunno per permettere di giocare a latitudini inusuali per questo sport. Momento storico per Messi e per la sua Argentina, che oltre alla coppa ha portato a casa anche il Bisht, mantello celebrativo tradizionale del Golfo, che per molti male si abbinava con il bianco ed il celeste della storica casacca sudamericana al momento della premiazione.

Sul fronte nazionale, la parola da sottolineare è democrazia. Il 25 settembre gli italiani sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo governo alla guida del Paese, dopo la crisi dell’esecutivo Draghi a luglio. Il risultato delle consultazioni parlamentari ha portato alla nomina del governo Meloni, con a capo il primo Presidente del Consiglio donna della storia repubblicana. Lasciando da parte i colori politici, l’evento rappresenta una svolta storica, ancor più meritevole di nota in un Paese conservativo come l’Italia dove il divario di opportunità (e retribuzione) tra uomo e donna in ambito lavorativo rimane ancora troppo grande.

Dall’altro lato dell’oceano Atlantico, l’imprenditore Elon Musk, secondo la volontà di garantire la libertà di espressione, ha acquisito per 44 miliardi di dollari la struttura societaria alla base di Twitter. Una delle conseguenze immediate dopo il suo insediamento al vertice dell’azienda è stato il ripristino dell’account dell’ex Presidente americano Donald Trump, espulso dalla piattaforma dopo i tweet che legittimavano l’insurrezione del Campidoglio a Washington nel gennaio 2021.

Su queste basi, qual è la direzione tracciata per il 2023? Domanda semplice, che comporta una risposta e una riflessione complessa. Citando Edmund Burke: “chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”. Seguendo questo consiglio, probabilmente il primo passo da compiere e la prima parola da adottare per il nuovo anno è consapevolezza, sugli eventi passati e sulle conseguenze che porteranno nell’immediato futuro. All’alba del 2023 è necessario prendere coscienza dell’inammissibilità di conflitti che colpiscono la popolazione civile. La vicinanza geografica del conflitto russo-ucraino, con l’impatto che sta avendo sull’inflazione dell’Eurozona (che in termini concreti si è tradotto in un aumento del costo dell’energia da settembre a dicembre del +59%, dati Enel), rappresenta un esempio concreto e tangibile sul quale riflettere, rispetto anche ai conflitti relegati (e spesso taciuti) che affliggono il continente africano da anni.

Uno sforzo di consapevolezza è necessario per capire che il mondo e la tecnologia stanno avanzando ad una velocità mai registrata in precedenza e che vecchie soluzioni potrebbero essere non adatte alla risoluzione di nuovi problemi: mai come oggi è necessario uno sforzo congiunto verso sfide più grandi di noi, quella ambientale in primis.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni

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