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Un sogno indipendente

Nei mesi in cui i cinema sono (ahinoi!) chiusi, Netflix regala film decisamente degni di nota.
È il caso dell’Incredibile storia dell’Isola delle Rose che, online dal 9 dicembre, è il film più visto della piattaforma nelle ultime settimane.
C’è chi dice che si tratta del racconto di un modo alquanto singolare di conquistare una donna, che sia tutto legato ad un amore difficile. Probabile. Certamente è il racconto di una grande idea, rivoluzionaria e fuori dagli schemi che ha superato ogni immaginazione: tanto inaspettata da suscitare solo incredulità sia all’epoca, tra le autorità ed i cittadini comuni, sia oggi, tra gli spettatori come me, del tutto ignari che si tratta di una storia vera!


Negli anni ’60 e soprattutto nel -famosissimo e tanto studiato- ’68, era dirompente il sogno della libertà e della rivoluzione, il desiderio di superare gli schemi del passato; e allora c’era chi lottava con manifestazioni in piazza, chi occupava facoltà universitarie, tutti volevano cambiare il mondo e Giorgio Rosa decise di costruirne direttamente uno a sua misura.
Giovane ingegnere bolognese (interpretato dal solito sorprendente Elio Germano, che non sbaglia neanche l’accento romagnolo!), dedito a sperimentare costruzioni di vario tipo, e con evidenti problemi di adattamento alla società che lo circonda -per come gli fa notare anche, spesso, la sua ex fidanzata Gabriella- proprio per far fronte al suo sentirsi “fuori luogo” idea e costruisce il suo mondo. No, non lo crea, lo costruisce: progettandolo e mettendolo insieme, pezzo dopo pezzo.
Con l’aiuto del suo amico e collega Orlandini e di altri stravaganti personaggi, realizza effettivamente la sua “isola”, una piattaforma situata appena oltre le acque territoriali italiane, nel mar Adriatico, poco oltre le 6 miglia dalla riviera romagnola.

La chiamano l’Isola delle Rose e per un po’ diviene la meta ambita da giovani e meno giovani italiani e non, alla ricerca di qualcosa di nuovo, innovativo e, soprattutto, fuori da ogni regola perché sulla piattaforma, data la sua collocazione fuori da acque nazionali, non vige la legge italiana, né di alcuno degli Stati europei!
Un po’ per colpire Gabriella, che intanto sta per sposarsi, un po’ per completare quel sogno, Giorgio per l’isola che ha costruito cerca il riconoscimento ufficiale dello status di Nazione presso l’Autorità competente, il Consiglio d’Europa; d’altronde ormai l’isola godeva di un governo, di una lingua ufficiale (l’esperanto), di una moneta, di francobolli e tutto quel che serve ad uno stato indipendente e, soprattutto, era diventata un luogo in cui tutti potevano essere e sentirsi pienamente liberi.
È il Governo italiano che, non potendo accettare quanto stava accadendo, dopo aver ignorato il “problema” e tentato invano di corrompere, intimidire, minacciare Giorgio, quando la richiesta di quest’ultimo incontra l’opinione favorevole dell’ONU e viene portata di fronte al Consiglio d’Europa, opta per una decisione drastica (SPOILER ALERT!): il Ministro dell’interno Restivo convince l’allora Presidente Leone (interpretato da un irriconoscibile Luca Zingaretti) a dichiarare guerra all’Isola delle Rose.
Nonostante la resistenza di Giorgio, unitamente alla sua ex (non più ex da questo momento) Gabriella e ad altri amici, l’Isola vien fatta evacuare e saltare in aria.
Boom, l’Isola si inabissa per la quantità di esplosivo: fine dei giochi.

E se l’esplosione sconvolge in quanto unico attacco di invasione compiuto dal nostro Stato (almeno fino ad oggi!), lo fa ancor di più l’epilogo della vicenda: il Consiglio d’Europa decise di non doversi pronunciare sul contenzioso fra due entità sovrane, implicitamente riconoscendo l’Isola delle Rose, perché ormai quest’ultima non esisteva più e l’ONU spostò in tutto il mondo il confine delle acque territoriali della 6 alle 12 miglia: per evitare che ciò potesse ripetersi!
Ma quel sogno è stimolante, lascia le mani frementi dopo la visione del film.Sarà che l’essere in zona rossa non aiuta, sarà che a tutti capita di sentirsi sbagliati nel luogo in cui ci si trova, nell’ambiente di lavoro, in una città troppo grande o troppo piccola, in un gruppo di amici con iniziative poco in linea con la nostra personalità, ma forse anche oggi c’è davvero bisogno di sogni come quello dell’ingegnere Rosa: magari utopistici, magari incompresi, certamente rivoluzionari e soddisfacenti. Tanto grandi e coinvolgenti da rimanere nella storia e nei cuori, anche quando sono stati infranti prima del previsto.
Perché, in fondo, questo mondo ci è toccato, e la vita su altri pianeti (al momento) non è un’opzione. Ma adattarci sempre a ciò che ci sta stretto è deludente e frustrante, e nessuno può impedirci di lottare e creare rivoluzioni positive in tutti gli ambiti in cui c’è concesso, facendo fruttare i nostri singoli e peculiari talenti, alzandoci dal divano delle lamentele, arredando il nostro tunnel fino ad uscirne in pienezza.

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