Tokyo 2021, a meno di un anno cresce l’attesa

Un mese fa, il 24 luglio, avrebbe dovuto prendere il via la XXXII edizione dei Giochi Olimpici a Tokyo. La pandemia di Covid 19, però, ha travolto anche questa manifestazione che è stata, pertanto, rinviata di un anno. Dunque, i Giochi inizieranno il 23 luglio 2021.

Per la quarta volta nella storia non viene rispettata, di fatto, la prassi che vuole che questa competizione sportiva si svolga ogni 4 anni. Sin dall’antichità l’olimpiade misura il lasso temporale che intercorre tra due edizioni dei Giochi olimpici. Storicamente, per stabilire molte date venne preso come base di misurazione lo svolgimento delle olimpiadi. Nell’era moderna in 3 occasioni non si disputò questa importante manifestazione sportiva, in concomitanza delle due guerre mondiali, e precisamente nel 1916, nel 1940 e nel 1944.

La paternità delle moderne olimpiade viene riconosciuta al barone francese Pierre de Coubertin, che nel 1896 ebbe l’idea di ripristinare la tradizione ludica dell’antica Grecia, organizzando un evento simile ad Atene. Analogamente nel 1924, presero il via per la prima volta nella storia i giochi olimpici invernali che si tennero a Parigi. I giochi invernali interrompono la consuetudine temporale dell’olimpiade, poiché si svolgono a due anni di distanza rispetto agli altri sport. Sempre al barone de Coubertin appartiene il famoso pensiero: “L’importante è partecipare, perché solo partecipando puoi vincere”, che riflette quello che dovrebbe essere lo spirito dei giochi stessi.

Queste manifestazioni, infatti, non sono concepite solo al fine di proclamare un vincitore nelle diverse competizioni ma hanno lo scopo di pacificare i popoli, portando l’armonia tra le nazioni ed i continenti. Nell’antichità, durante il periodo delle olimpiadi qualsiasi tipo di ostilità che intercorreva tra le diverse città-stato greche, veniva interrotta. La bandiera olimpica è composta da cinque cerchi intrecciati di colore azzurro, giallo, nero, verde e rosso, tanti quanti sono i continenti. I cerchi si abbracciano tra loro così come si auspica possano fare i diversi popoli che prendono parte alle competizioni. La scelta dei colori, inoltre, non è casuale, poiché almeno uno di questi cinque colori è presente in ogni bandiera delle diverse nazioni del mondo.

Dunque, l’auspicio è sempre quello che i giochi olimpici siano un momento di pace e fratellanza fra tutti i partecipanti senza effettuare distinzione alcuna. Nel 1900, a Parigi, per la prima volta le donne poterono gareggiare alla pari degli uomini, cosa mai contemplata nelle olimpiadi della Grecia antica. Tra le edizioni del 1928 e quella del 1936, vennero inserite ufficialmente gare femminili per le principali discipline olimpiche. Sempre in tema di lotta alle discriminazioni, bisogna ricordare le celebri olimpiadi in Messico del ’68. Due statunitensi, o meglio due afroamericani, Tom Smith e John Carlos , rispettivamente primo e terzo classificato nella finale dei 200 metri piani, salirono sul podio scalzi alzando il pugno chiuso in un guanto nero. Il loro intento era quello di testimoniare le violenze e lo sfruttamento subiti dai loro conterranei per troppo tempo negli USA e nel mondo, chiedendo maggior rispetto per gli afroamericani. La loro protesta divenne ben presto un’icona di qualsiasi battaglia a difesa dei diritti umani. A far da cornice a questa epica scena l’australiano Peter Norman, che con la sua compostezza e la sua dignità rese omaggio alla protesta inscenata dagli altri due corridori.

Quanto è necessario, oggi, ricordare quel podio alla luce della vicenda legata a George Floyd ed alle proteste che ancora si susseguono negli USA? Il pensiero decoubertiniano può essere, naturalmente, esteso, anche, ai diversi aspetti della vita quotidiana. È sempre necessario partecipare per sentirsi parte integrante del meraviglioso progetto che è la vita. Molto spesso la partecipazione è associata alla quasi necessità del risultato, e ciò contrasta con la natura dell’uomo che non deve necessariamente primeggiare per poter essere.  Anche Giorgio  Gaber può essere considerato, un seguace di tale espressione perche dicendo che “la libertà è partecipazione”, richiama il senso e la bellezza della possibilità di prendere parte a qualcosa, che può essere anche di dimensioni gigantesche come i giochi olimpici attuali. Soprattutto questi concetti rafforzano la convinzione che l’uomo realizzi pienamente sé stesso solo partecipando alla vita ed al mondo. La città di Tokyo ed il governo giapponese hanno stanziato per l’organizzazione ben 400 miliardi di yen, circa 2,7 miliardi di euro solo al fine dine finanziare il costo di impianti ed infrastrutture.

Queste stime non possono considerare quello che sarà l’indotto generato dall’evento. Un biglietto per assistere ad una semplice gara dei giochi in media avrà il costo di 60 euro. Per capire l’entità del numero di possibile gare basti pensare che nel 2004, durante le olimpiadi di Atene, le discipline sportive furono 28, suddivise in 301 specialità, con il coinvolgimento di circa 10500 atleti. I giochi dell’antichità coinvolgevano solo 4 discipline: corsa, pugilato, gare equestri e lotta. Momento clou di ogni edizioni dei giochi olimpici è la cerimonia d’inaugurazione, durante la quale sfilano tutte la nazioni partecipanti e avviene la tradizionale accensione del fuoco olimpico. Anche il significato di questo emblema è da ricercarsi nell’antichità poiché già durante le competizioni antiche una fiamma consacrata agli dei, dopo la donazione di Prometeo agli uomini, bruciava, ininterrottamente, per le due settimane di svolgimento della manifestazione.

Il fuoco è diverso dalla torcia olimpica che viene portata nella città ospitante da un variabile numero di tedofori dopo l’accensione nella città greca di Olimpia tramite uno specchio parabolico concavo, dunque senza ricorrere a mezzi artificiali. La speranza per l’edizione di Tokio 2021 è che il fuoco olimpico possa ardere e risplendere più  luminoso che mai, perché le Olimpiadi, intese nella loro accezione più ampia come momento di aggregazione e di crescita non solo sportiva ma soprattutto relazionale non potranno mai fermarsi.       

Articolo già pubblicato su Il Quotidiano del Sud – l’Altravoce dei Ventenni il 24/08/2020

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