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Stefano Bollani e la Regina Dada

Abbiamo tutto quello che ci serve per vivere alla meglio la nostra vita, perché sono i nostri pensieri a creare la realtà.

Da artista eclettico e multiforme quale è, Stefano Bollani trova sempre un modo per incantare il suo pubblico.
Il fulcro della sua arte ruota certamente intorno alla musica, che, nello spettacolo che sta portando in scena, La Regina Dada, viene contornata dal talento di Valentina Cenni.
La Regina Dada è stata definita una “fiaba moderna”, poiché racconta di una sovrana immaginaria – presumibilmente di un mondo lontano e favolistico – che decide di abdicare, trovando un riparo sicuro presso il suo insegnante di musica.
Il sipario si apre su una scena buia, in cui si percepisce solo il suono della musica e si intravede la sagoma del pianoforte. Alcune luci intermittenti svelano lentamente la scenografia: due poltroncine di stoffa, una gabbia, un tavolino, una cameretta e una porta, storta.
Proprio da questa porta, entra infreddolita e tremante la regina, una fanciulla esile ma affascinante.
Da qui, parte il monologo trascinante – e a volte delirante-  della sovrana, ormai stanca degli obblighi e delle costrizioni che da sempre le hanno imposto di seguire, che diventano immagine, metaforica e non, delle illusioni di cui tutti noi siamo prigionieri.
La Regina si mostra in tutto il suo essere eretica, rivoluzionaria, visionaria, dadaista.
Il maestro la ascolta, in silenzio, aiutandola ad aprirsi e lasciarsi andare.
Il rapporto tra i due incarna la storia di una impossibilità di comunicare che viene spezzata, non dalle parole, ma dalla musica di Bollani e di altri autori da lui magistralmente interpretati. (Ad esempio uno tra i miei preferiti, Čajkovskij)
L’unico conforto della giovane è proprio la musica, tramite la quale riesce ad abbandonare dietro di sé le incomprensioni del linguaggio e delle parole che lo costituiscono. “Una parola significa almeno cento cose diverse a seconda di chi la ascolta”.
Decide, allora, di scrivere un manuale per “il monarca abdicante”, ordinando al suo maestro di non smettere di suonare mentre scrive, così che lei possa avere un libero flusso di coscienza.
Lo spettacolo diventa così un confronto con la nostra realtà, incatenata alle convenzioni, alle mode, a tutto ciò che ci vendono come oro che luccica. Anche la morte diventa banale, perché si muore solo per abitudine, perché muoiono gli altri.
E se decidessimo di smettere di morire?
La volontà della regina, di lasciarsi alle spalle tutto ciò che la circonda, diventa un desiderio che teniamo nascosto dentro di noi, al quale non riusciamo a dare voce.
In questo spettacolo, Valentina Cenni diventa davvero una regina, con le sue luci, le sue danze, la sua incredibile presenza scenica.
Bollani non si smentisce mai, confermando ancora una volta la sua capacità di comunicare in musica e in parole.

Prima di chiudere l’articolo, però, vorrei fare un appunto (ovviamente non allo spettacolo).
Ho visto La Regina Dada presso il Teatro Auditorium Unical, una struttura moderna e a mio parere molto bella. Ma soprattutto, molto capiente. Purtroppo metà della sala era vuota.
Stefano Bollani è un artista di rilevanza nazionale, di certo non di nicchia, che andrebbe sponsorizzato alla pari degli idoli pop che spesso bazzicano in città.
Eppure…
L’evento sarebbe stato ancora più bello se fosse stato vissuto da un pubblico più vasto ed entusiasta. Purtroppo, così non è stato, probabilmente per via della scarsa pubblicità.

Foto di scena di Margherita Cenni

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