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SANATORIA DEI MIGRANTI: IL RILANCIO DEL PAESE?

Il tanto atteso Decreto Rilancio (Decreto Legge 19 maggio 2020 n. 34) ha provocato, già dalle prime bozze, molte discussioni attorno ad un argomento di grande interesse: la c.d. sanatoria dei migranti.

Ma esattamente cosa si intende per sanatoria dei migranti?

L’art. 103 del Decreto Rilancio individua i presupposti applicativi di tale istituto, attraverso il quale si persegue l’obiettivo di garantire un adeguato livello di tutela della salute individuale e collettiva, nonché l’emersione dei rapporti di lavoro irregolari.

In particolare, attraverso apposita domanda da presentare dal 1° giugno al 15 luglio 2020, i datori di lavoro (italiani e comunitari) potranno regolarizzare i rapporti di lavoro a nero in differenti settori, raggruppabili in due macro categorie: il settore dell’agricoltura e quello del lavoro domestico.

La medesima regolarizzazione si potrà richiedere con riguardo agli stranieri senza permesso di soggiorno, in quanto scaduto, che risultano presenti in Italia alla data dell’8 marzo 2020 e che abbiano svolto una delle attività sopra individuate.

Il Decreto Rilancio individua alcuni limiti alla regolarizzazione, tra cui l’esclusione degli stranieri espulsi dall’Italia per motivi di ordine pubblico o di sicurezza.

Il prezzo da pagare per la sanatoria è, per i datori di lavoro, pari ad Euro 500, a cui si aggiungerà una somma forfettaria in fase di determinazione. Per gli stranieri, invece, si tratta di versare una somma pari ad Euro 130, oltre ai costi per la richiesta del permesso di soggiorno.

Si stima che la sanatoria in questione si rivolgerà ad una platea di potenziali interessati pari a circa 670 mila persone, soprattutto alla luce dei numeri di migranti in aumento registrati negli ultimi anni.

Nonostante le numerose critiche avanzate da differenti esponenti politici, è necessario evidenziare come nella storia del nostro paese ci siamo già trovati ad affrontare questo problema. Tra le sanatorie passate, infatti, ricordiamo a titolo esemplificativo quella intervenuta negli anni ’90 attraverso la c.d. Legge Martelli (Legge n. 39/1990), i cui presupposti erano l’ingresso nel paese prima del 31 dicembre 1989 e la necessità di un impiego regolare.

Come ogni intervento legislativo, anche la sanatoria del Decreto Rilancio presenta sia vantaggi che svantaggi.

Tra i primi sicuramente annoveriamo un notevole flusso di entrata nelle casse dello Stato, derivante dal versamento dei contributi necessari per la sanatoria. Ma, soprattutto, attraverso tale regolarizzazione, vengono eliminati i pericoli derivanti dal lavoro nero, come la mancanza di tutela in caso di incidenti sul lavoro. Anche con riferimento alla regolarizzazione degli stranieri senza permesso di soggiorno, la misura in esame può rappresentare uno strumento utile al fine di sottrarre alla criminalità organizzata un settore di forte interesse.

Ovviamente la sanatoria potrebbe essere vista come una specie di legittimazione agli ingressi clandestini in Italia che potrebbero continuare ad aumentare esponenzialmente nella prospettiva di ottenere un permesso di soggiorno attraverso tale istituto.

Per una valutazione complessiva degli effetti di questa nuova misura varata dal governo, è necessario aspettare ancora del tempo, soprattutto considerando che sarà possibile presentare domanda di regolarizzazione solo a partire dal 1° giugno 2020.

In attesa dei primi risultati utili che ci permetteranno di valutare l’efficacia di tale misura, ed in risposta alle critiche avanzate da alcuni esponenti politici, mi preme evidenziare un insegnamento che ho ricevuto tanto tempo fa da una persona a me cara: il ruolo della legge è quello di prendere atto dei cambiamenti della società ed intervenire per regolarli.

Quindi, a prescindere dalle differenti ideologie politiche relative all’immigrazione, il lavoro nero e gli stranieri senza permesso di soggiorno rappresentano due fenomeni largamente diffusi nella nostra società. Pertanto, in un modo o in un altro, meritano una forma di tutela.

C’è chi decide di tutelarli chiudendo i porti e lasciandoli in balia delle onde in mare aperto e chi, invece, spera di dargli un futuro per ripartire attraverso il lavoro, l’identità di ognuno di noi.