L’evoluzione della cultura in Italia dopo il lockdown
Da dove si riparte dopo, (o nonostante) il Covid19? Credo fermamente che la cultura in tutte le sue forme sia la risorsa dalla quale ripartire, perché come diceva il grande direttore d’orchestra Abbado: “La cultura è un bene primario come l’acqua: i teatri, le biblioteche e i cinema sono come tanti acquedotti.” Il mondo artistico ha subito una brusca e triste fermata d’arresto a causa del virus, e in tutto quell’universo sospeso, hanno perso linfa anche le nostre anime. Il confronto degli investimenti pubblici che l’Italia destina alla cultura rispetto al quadro europeo, rispecchia la visione di un Paese che non ha considerato realmente la cultura un valore di necessaria importanza. L’Italia è quartultima rispetto al PIL (0,8%), e terzultima per quanto riguarda la spesa pubblica totale (1,7%). Un dato talmente basso e mortificante che sembra attribuire agli artisti una “patente di inutilità sociale”, come ha dichiarato l’attrice Elena Sofia Ricci in un discorso durante l’evento “Viva l’Italia” nell’aula del Senato. Eppure è stata proprio la musica ad unire tutti noi in un momento di solitudine assordante, a fare da antidoto a quei giorni che si rincorrevano immobili e tutti uguali, scanditi dagli strazianti dati del notiziario delle 18 che non avremmo mai voluto sentire. È stato nelle nostre case, nei micro universi costituiti dalle nostre stanze che tentavamo di confortarci attraverso letture consolanti e ascoltando le note familiari e rassicuranti delle nostre canzoni preferite. Perché quelle non poteva togliercele nessuno, sono e saranno sempre nostre, nei luoghi più profondi del nostro essere. Perché la cultura è una necessità da sempre per l’uomo, perché sotto Pericle, lo Stato giunse a corrispondere ai cittadini non abbienti il theorikón, (un’indennità in denaro) pur di consentire loro di assistere agli spettacoli, perché la cultura deve essere accessibile e fruibile da tutti, come ogni bene primario per un individuo. Ecco perché in una fase come questa, che deve caratterizzarsi come una fase di ricostruzione e di rilancio, l’Italia dovrebbe raggiungere le percentuali degli altri Stati europei negli investimenti pubblici in cultura. Non si parla solo di intrattenimento, come viene spesso definita la cultura, si tratta di lavoro e sostentamento per gli artisti, di cura e riguardo verso la propria anima, di un modo per sopravvivere alle fragilità e affrontare la vita con meno angoscia e più bellezza per chiunque. Il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini ha dichiarato che: “Tutti i settori hanno sofferto duramente in questa crisi, ma il turismo e la cultura sono quelli che hanno pagato maggiormente le conseguenze dell’epidemia. Il decreto Rilancio prevede interventi per sostenere le imprese turistiche e culturali”. Il decreto Rilancio prevede un “pacchetto di norme per il rilancio della cultura”; istituisce un fondo di 210 milioni di euro per le imprese e le istituzioni culturali volto a sostenere il mondo del libro e dell’editoria, gli spettacoli, i grandi eventi, le fiere, i congressi e le mostre annullate a causa dell’emergenza Coronavirus e i musei. Il decreto prevede, inoltre, che siano destinati 100 milioni di euro ai musei del MiBACT per i mancati introiti a seguito delle chiusure obbligatorie e istituisce il “Fondo cultura, finalizzato a promuovere investimenti in favore del patrimonio culturale materiale e immateriale e aperto alla partecipazione di soggetti privati”. Sono previsti anche dei fondi a sostegno dell’industria cinematografica, degli spettacoli dal vivo online e in streaming. I voucher ricevuti come compensazione per gli spettacoli cancellati e per la chiusura di spazi espositivi potranno essere emessi fino al 30 settembre 2020. Secondo la Siae, quest’estate, le mancate royalties faranno perdere circa 200 milioni di euro e secondo quanto rilevato dalla FIMI (Federazione dell’Industria Musicale Italiana) le vendite di cd e vinili sono diminuite del 50%; tuttavia, si è registrato un aumento dello streaming online, dell’ascolto dei grandi classici, della musica per bambini e delle colonne sonore. Ed aumentano i concerti in streaming, tanto da far immaginare un futuro di concerti non più dal vivo, ma online. Sono invece già riaperti i cinema, (con le obbligatorie distanze da osservare) che secondo un sondaggio rappresentavano il momento di svago che più mancava agli italiani. Secondo una stima Istat, l’attività di tempo libero che più ha coinvolto gli italiani durante il lockdown riguarda la TV e la radio (93,6%). Il 62,9% ha invece utilizzato il tempo a disposizione per telefonare o videochiamare parenti e amici. Al terzo posto tra i passatempi, si colloca la lettura di libri, riviste e quotidianicon una percentuale del 62,6% della popolazione e ha riguardato di più gli uomini rispetto alle donne. Tra questi, solo il 36,6% si è dedicato alla lettura su cartaceo; è stata rilevata, tuttavia, un’elevata richiesta di audiolibri ed ebook. Ad ogni modo, durante il lockdown si è verificato un crollo della domanda nell’acquisto di libri, persino chi leggeva oltre 12 libri l’anno, ha ridotto la frequenza nella lettura. Come i concerti dal vivo si trasformeranno in eventi fruibili online, anche i libri in versione cartacea stanno lasciando il passo alla lettura digitale; dunque l’epidemia ha aperto la strada alle nuove modalità con cui, in futuro, prenderanno vita passatempi e passioni. Per quanto riguarda la letteratura, illustri pensatori ritengono che il genere che più avrà successo dopo il confinamento, sarà il gotico: perché è angosciante e sublime e induce l’uomo a riflessioni profonde sul vuoto, sul mistero e sulla natura. Perché il romanzo gotico nacque come contrapposizione all’Illuminismo e alla sua razionalità, per indurre il lettore a spazzare via il logico e ad abbandonarsi solo alle sue sensazioni. Un po’ come è accaduto a noi, piombati nell’imprevedibile, nella nostra dimensione più pura ed essenziale a dover fare i conti con le sensazioni primordiali come la paura, a doverci mettere a nudo senza poter imbrogliare noi stessi. Che resti allora solo ciò che è davvero essenziale, che si elimini il superfluo, che si dia spazio a tutte le forme di arte che riescano a superare ogni limite di tempo.
Già pubblicato su L’Altravoce dei Ventenni-Quotidiano del Sud 31/08/2020
Scopri gli altri articoli QUI