Fonte: Getty-Images

Quirinale al via: le regole del gioco

Hanno preso il via lunedì, 24 gennaio, le consultazioni elettorali per la scelta del successore di Mattarella al Quirinale. L’elezione del Presidente della Repubblica è la più solenne, corposa e complessa elezione prevista dal nostro ordinamento giuridico. Il perché è facilmente intuibile.

Il Capo dello Stato è il garante della Costituzione nei confronti del Parlamento, promulga le leggi, le può rinviare alle Camere, alle quali può inviare messaggi, ed ha la facoltà di sciogliere il Parlamento o una sola delle Camere. Egli nomina il Presidente del Consiglio e su designazione di questi i ministri, nomina i funzionari dello Stato e dirige le forze armate. In quanto garante della Costituzione egli presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, può concedere le grazie e commutare le pene. Considerando, quindi, l’importanza e il prestigio della prima carica dello Stato, la Costituzione prevede che possa essere eletto solo chi ha compiuto 50 anni.

Il nostro ordinamento dispone che i 7 anni, previsti a garanzia dell’indipendenza del Presidente da qualsiasi schieramento politico, poiché ogni esecutivo dura al massimo 5 anni, decorrano dalla data del giuramento prestato dinanzi al Parlamento in seduta comune, e non dalla data dell’elezione.

Il Capo dello Stato è scelto dai cosiddetti Grandi Elettori, ovvero i componenti delle due Camere, compresi dunque i sentori a vita, che non possono essere più di 5, oltre gli ex presidenti della Repubblica ancora in vita, cui si aggiungono 58 delegati regionali, 3 per ogni regione d’Italia ad eccezione della Valle d’Aosta che ne nomina uno. I delegati sono scelti sulla base delle diverse leggi regionali, solitamente sono due di maggioranza ed uno di minoranza per garantire la rappresentanza degli elettori, in seno al consiglio regionale. Per l’elezione del prossimo Capo dello Stato, le regioni sono rappresentate da 52 uomini e 6 donne. Anche i rappresentanti regionali con meno di 40 anni sono solo 6.

Nel momento in cui alla guida delle istituzioni europee la rappresentanza femminile cresce sempre di più, con l’elezione di Roberta Metsola alla presidenza del Parlamento europeo, l’Italia non riesce a stare al passo con i tempi (anche perché l’elezione del primo Presidente donna appare alquanto remota, purtroppo).

Oggi in Italia sono presenti 1009 grandi elettori, mentre sono  6 i senatori a vita (Napolitano, Monti, Cattaneo, Piano, Rubbia, Segre). La votazione si svolge nell’aula di Montecitorio,  per motivi di spazio, poiché più grande e idonea ad accogliere questo numero di persone. La Costituzione disciplina che il Presidente sia eletto in seduta comune. A presiedere la votazione è il Presidente della Camera Fico, al cui fianco siede la Presidente del Senato Casellati.

Anche la modalità di voto è cambiata, poiché è prevista una sola chiama al giorno, che ha inizio alle ore 15, e votano 50 grandi elettori per volta. Prima della pandemia ogni giorno erano previste due votazioni fino al momento dell’elezione. Il tempo stimato di ogni votazione, considerando anche le operazioni di scrutinio si aggira sulle 4 ore e mezza, considerando che ogni gruppo di 50 elettori non dovrebbe impiegare più di 11 minuti. Dunque, per le 20 di ogni giorno possiamo conoscere il nome del Presidente. Per esprimere la preferenza non ci sono i catafalchi di legno completi di tendina ma 4 nuove cabine dotate di sistema di areazione e facilmente igienizzabili. Questo procedimento, definito a oltranza, prevede che il nominativo designato dai gruppi parlamentari raggiunga, durante le prime 3 votazioni, la maggioranza qualificata dei grandi elettori, pari in questo caso a 672 voti, ovvero 2/3 degli aventi diritto. Dalla quarta votazione in poi la soglia si abbassa a quella della maggioranza assoluta degli aventi diritto, quindi la metà più uno, numericamente 505 partecipanti.

Nella storia repubblicana sono stati solo 3 i Presidenti eletti alla prima votazione, De Nicola, primo Capo dello Stato della nostra storia, Cossiga, e Ciampi, mentre per l’elezione di Leone ci vollero ben 23 chiame. La percentuale più alta di voti, invece, la ottenne il presidente Pertini con l’82,3% degli aventi diritto.

Quello per il Quirinale non è uno scontro tra le forze politiche ma una partita a scacchi, fatta di alleanze trasversali, franchi tiratori, imboscate, accordi non scritti e trattative segrete. Del resto, riuscire a trovare un nome che possa mettere d’accordo tutti è molto difficile, più importante però è eleggere una persona che possa rappresentarci tutti. 


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni