Quante cose possono cambiare in dieci anni?
Ho sentito questa domanda pochi minuti fa alla radio e mi ha colpito come una freccia.
Dal 2009 al 2019 sono passati dieci anni, quante cose sono successe nelle vostre vite?
Queste domande, che al momento sono attualissime e “postatissime” a seguito della #10yearschallenge, rappresentano argomenti spesso alla base delle mie chiacchierate con una cara amica fin dai tempi del liceo.
Per me, per noi, questi dieci anni, che sembrano lunghi e invece sono volati d’un soffio, hanno rappresentato la crescita: dall’adolescenza all’età adulta.
Il 2009 è stato l’anno della maturità, l’anno del salto nel vuoto, del trasferimento in una nuova città, di un nuovo inizio, anzi, di tanti nuovi inizi.
Questi dieci anni hanno visto una neo-diciottenne sbarcare a Milano, da sola, un po’ spaventata ma con la curiosità di buttarsi nel mondo e cercare di non sprecare neanche una delle opportunità che si sarebbero presentate. Hanno visto la nascita di amicizie e amori, e la rottura di altri. Hanno visto notti insonni per la preparazione di esami o per i festeggiamenti durante le feste post sessione. Hanno visto gioie, risate, pianti, follie, stupidaggini, euforia, perplessità, litigi, riappacificazioni, sogni, speranze, realizzazioni. Hanno visto passare il tempo, così che i 18 anni sono diventati 20, e poi 25 e 27, fino all’inizio di un nuovo periodo: la fine dell’università, l’inizio del lavoro, i primi matrimoni e figli degli amici, il ritorno a casa.
A momenti di dubbi e incertezze ne sono seguiti altri di scelte, progetti e convinzione nei sogni che si volevano realizzare. E a scelte ragionate ne sono seguite alcune meno ortodosse e più impulsive, ma che hanno reso questi dieci anni magici e unici.
Penso che è stato il periodo più bello che probabilmente si vive nel corso della vita.
Tempo fa ho (ri-)letto un breve saggio di Stefano Benni, “L’ora più bella”, in cui ci si interroga su quale sia il momento più bello nella vita di un uomo, se si riesce a definire o se, in realtà, è in continuo divenire.
“L’ora più bella della nostra vita è quella che non riusciamo a trovare, nel nostro passato come nel presente o nel futuro. Ci sfugge, ci costringe a inseguirla per poi subito metterla in dubbio. Eppure tutti noi dobbiamo almeno raccontarci di averne una, per poterla raccontare.”
Bene, la mia “ora più bella” ad oggi riesco ad identificarla in un preciso ma anche banalissimo momento, avvenuto proprio in questi dieci anni: la sera dopo la seduta della mia laurea specialistica, ero in taxi vicino corso Garibaldi e guardavo dal finestrino tenendo il telefono in mano dopo aver letto un ultimo messaggio di auguri, il più bello; in quel momento, come in un déjà vu, ricordai come anni prima, nel 2009, un taxi simile, in una serata di pioggia simile, mi stava trasportando dall’aeroporto di Linate alla mia prima residenza universitaria. La serenità, la curiosità sul futuro e un po’ di paura su quello che sarebbe stato erano simili, ma quell’ultima volta, nel taxi, avevo la consapevolezza di “avercela fatta”, di essere arrivata al termine del percorso universitario avendo dato, se non il massimo, quasi, e avendo vissuto tutto quello che volevo veramente. In quel momento avevo davvero tutto ciò che potessi desiderare.
Quante cose possono cambiare in dieci anni?
Tante, tutte.
Per me è cambiato il mondo. E un po’ mi dispiace che questa fase sia terminata. Però sono fiduciosa nei prossimi dieci anni, curiosa di scoprirli e viverli.