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Quando l’innovazione diventa Green

Di Giovanna Cataldo

In Italia non siamo abituati di solito a primeggiare per innovazione in campo IT, ma, da ottobre 2013 Ferrera Erbognone, a qualche chilometro da Pavia, è diventata la casa di uno dei primi Data Center in Europa per dimensioni e tipologia, e primo al mondo per efficienza energetica.

A costruirlo e progettarlo è stata Eni, azienda italiana che opera nell’estrazione di idrocarburi. Fondata nel 1953, da Agip, è stata una delle protagoniste della ripresa italiana del dopoguerra. Oggi l’azienda, il cui core business rimane sempre esplorazione ed estrazione, ha una capitalizzazione di circa 63 miliardi di euro.

Nel 2009 l’azienda si è trovata di fronte ad una scelta importante: make or buy? Progettare e costruire lo stabilimento in house oppure darlo in outsourcing? Dopo aver analizzato le varie proposte, confrontato i progetti, la scelta è andata sullo sviluppo in house. L’obiettivo principale era quello di ridurre il consumo energetico, il cui driver principale è il funzionamento degli impianti di raffreddamento delle macchine. Qui entra in gioco la componente innovativa: la temperatura verrà mantenuta intorno ai 25 gradi grazie all’ambiente. Attraverso dei comignoli l’aria entra nelle camere, dove sarà filtrata dalle impurità prima di svolgere il suo compito principale. L’efficienza degli apparati in questi termini determinerà un vantaggio molto importante per l’azienda: gli impianti di raffreddamento restano infatti spenti per il 75% del tempo.

L’Eni Green Data Center ospita tutti i sistemi di elaborazione, sia gestionale che elaborazioni di simulazione computazionale HPC. Il complesso di Ferrera Erbognone, costituito da due impianti perfettamente simmetrici tra loro, ma completamente indipendenti, per garantire continuità d’esercizio, ma anche maggiore sicurezza, ha una posizione strategica: si trova a pochi metri dalla Centrale Elettrica Enipower. In questo modo si garantisce ulteriormente efficienza energetica: minori perdite durante il trasporto dell’energia.

L’obiettivo principale del progetto era portare il parametro PUE (Power Usage Effectiveness, che misura quanto del totale dell’energia utilizzata da tutto il data center viene assorbito dagli apparati) sotto 1,2. Per un data center tradizionale il valore si aggira intorno al 3, già 2 sarebbe un buon risultato. Invece ENI è riuscita a raggiungere un risultato fenomenale sotto 1,15 ottenendo quindi il primato mondiale. Un grande traguardo per un DC di questo tipo costruito in un paese come l’Italia, visto che di solito la scelta del sito ricade in paesi che si trovano più a Nord, come la Scozia o l’Islanda.

L’impatto ambientale dello stabilimento vuole essere minimo: il design infatti si allontana molto dalla tradizione. I suoi sei comignoli gialli da cui l’aria entra nelle sale del DC sono diventati caratteristici della campagna pavese.

La progettazione e costruzione del DC internamente è stata quindi una scelta vincente per ENI, che è riuscita a creare valore importante per l’azienda: oltre al risparmio nel lungo termine, il costo totale del progetto è risultato essere minore rispetto a quanto veniva proposto dalle aziende che hanno presentato i loro progetti. Ma non solo. Anche il brand ENI e la sua social responsibility ne hanno guadagnato. Molti hanno pensato a una possibilità di diversificazione del business ENI: entrare nella progettazione di Green Data Center anche per altre realtà. Non sembrano essere queste le intenzioni dell’azienda, che ha deciso di cedere progetti e studi di fattibilità a diverse università gratuitamente, perché potessero usarli come punto di partenza per ulteriori ricerche, in modo da riuscire nell’obiettivo di maggiore sostenibilità.

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