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Qualcuno volò sul nido dell’aquila

Breve e triste storia di un presidente fuori dalla grazia di… tutti

Premessa: non è che non sapessimo che fosse un tipo, per utilizzare un eufemismo, “sui generis”; ma negli ultimi mesi (e soprattutto negli ultimi giorni), la stabilità di una delle personalità più controverse della storia della politica internazionale moderna ha avuto un tracollo spaventoso.

Sembra quella scena di un vecchio film in cui lui, urlante e scalciante, viene trascinato in fondo al lungo corridoio di un ospedale psichiatrico da due infermieri pelosi e nerboruti, ma al posto dei nerboruti infermieri ci sono dei nerboruti agenti segreti, rigorosamente con occhiali da sole anche al chiuso; al posto del corridoio dell’ospedale c’è il corridoio adiacente allo studio ovale ed il tizio trascinato dentro in realtà viene trascinato fuori ed è Trump.
Non distraiamoci però e ricapitoliamo: tutto è iniziato con una pandemia mondiale che però, a suo dire, poteva essere sconfitta bevendo del disinfettante, in barba al rischio (altrettanto grande) di morte da avvelenamento. Stupide cose chimiche che disinfettano il fuori e non il dentro degli esseri viventi!
Poi è toccato agli uffici postali, minacciati di essere definanziati perché colpevoli di essere poi troppo ben preparati ad accogliere le migliaia di centinaia di voti espressi per posta nelle imminenti elezioni. Come si permettono a pretendere di essere efficienti nel fornire un servizio garantito dalla costituzione?
Da lì la spirale discendente ha iniziato a vorticare sempre più veloce. Donald non sa cosa fare perché ha già capito che i voti per posta saranno la sua fine. I neri votano per posta e voteranno sicuramente Biden. Non come i lobbisti pro armi e discriminazione che voterebbero per lui. Si arriva alle elezioni e cosa fare? Brogli, brogli subito, brogli dappertutto.

Trump voleva fare come facevo io da piccola durante i tornei di briscola: “Ammuntamu” cioè “c’è stata una scorrettezza, ricominciamo da capo”.
Le elezioni, però, non sono un partita a carte o, perlomeno, non del tutto.
A quel punto il sorpasso era già evidente…cosa fare? Ancora brogli, più brogli, talmente tanti brogli che è il popolo americano ad essere un imbroglione tanto è impensabile per lui la sconfitta.
Ieri sera, fuso italiano, poi, la ciliegina sulla torta. Una super conferenza stampa in cui il si gioca tutto, ma proprio tutto. C’era altro, voi direte? Ebbene, sì, tanto che alcune delle più importanti emittenti televisive decidono di staccare la diretta. Le testate in questione sono Abc, Cbs e Nbc. Le parole che passeranno alla storia sono state: “Dobbiamo interrompere qui perché il presidente ha fatto una serie di dichiarazioni false, compresa la nozione che ci sono stati brogli”.
Non era mai successo che la conferenza stampa di un presidente venisse interrotta così.

Inoltre, nella storia della presidenza degli Stati Uniti, è successo solo altre due volte che il presidente in carica non venisse riconfermato per un secondo mandato. 3 su 45 la dice molto lunga sul livello di saturazione che può sopportare il popolo americano a causa del suo presidente, eppure Trump ci è riuscito. Si è fatto licenziare.

Ora che la notizia della sua sconfitta capeggia in ogni dove, non ci resta altro da fare che raccogliere scommesse su chi, per sua enorme sfortuna, dovrà fargli capire che ha perso, scortandolo fuori dallo studio ovale.

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