Sapevate che molti cani non sanno quanto siano grossi oppure piccoli? Ci sono cani che non si rendono conto di come sia posizionato il loro corpo nello spazio; questo può comportare una serie di problemi: può influire sulla concentrazione, sulla postura e sulla comunicazione – sia con gli altri cani che con le persone. Avete mai visto un labrador di 35 kg arrivare correndo, tutto festoso e sbattere a terra il suo proprietario (o il malcapitato di turno)? Be’, si tratta di entusiasmo e di un comportamento che NON è da “correggere” ma è significativo del fatto che il cane non sa quanto sia pesante. Pensate invece ad una situazione in cui un cane di 50kg entra in area sgambamento buttandosi letteralmente su tutti. Le opzioni di risposta degli altri vanno dal mandarlo via, quindi una possibile rissa, atteggiamenti di evitamento, all’aver paura, quindi fine del divertimento.
Ma cos’è che ci aiuta a localizzae il nostro corpo nello spazio? La propriocezione; questo termine deriva dal latino proprius e vuol dire “appartenere a se stesso”. Un cane, così come una persona, che ha una buona percezione del proprio corpo, riesce ad essere più equilibrato su tutta la linea.
Mettendo in pratica lo sviluppo della propriocezione (o somestesi) possiamo parlare di apparato somatosensoriale, cioè la comprensione di temperatura, pressione, dolore e tatto. Così come una persona che svolge un lavoro manuale anche i cani sono portati a compiere meccanicamente sempre gli stessi gesti, per cui la loro prima scelta in un dato contesto spesso non prevede alternative: un cane che fa agility e deve compiere dei salti che non sono sempre uguali, si regolerà da solo in base all’altezza del paletto, certo, ma conoscere bene dove sono i proprio arti, il proprio busto, è fondamentale per regolare la forza, l’anticipazione (sapere bene quando saltare e come), e così si evitano tanti infortuni.
Le attività di propriocezione sono molteplici e non per forza legate allo sport. Un cane può diventare più sicuro di se stesso imparando a passare tra due sedie senza aggirarle, se di piccola taglia, a scendere da uno sgabello.
Molte volte nei miei percorsi propongo attività formative di somestesi, che per un cucciolo può significare camminare su diverse superfici (palline, griglie, terra, asfalto) per un cane insicuro o per la riabilitazione di un cane fobico – che quindi tende a freezarsi, scappare, non uscire di casa, non sopportare stimoli di tanti tipi e vivere un vero disagio sempre – attività positive e semplici svolte con i propri umani, come la spazzolatura, oppure se un cane è molto motivato sul cibo, a facilissimi tricks in cui deve prendere il bocconcino che magari è all’ingresso di un tubo o su una piccola scalinata, aiutano questi cani a focalizzarsi sull’ambiente, a divertirsi per la prima volta con la propria famiglia, fanno sì che si abbassino i livelli di cortisolo (quindi diminuisca lo stress negativo) e invece che si lavori sulla dopamina: raggiungo e risolvo da solo un piccolo scacco, mi sento appagato e quello che ho intorno potrebbe piano piano non farmi più così tanta paura. È ovvio che ci sono attività che si possono svolgere da soli in casa, ma è sempre consigliabile chiedere ad un buon Educatore con approccio cognitivo-relazionale, che vi sappia indirizzare bene: ogni caso prevede compiti diversi, ricordo che non stiamo parlando di intelligenza associativa: ti do il biscotto e impari, ti tolgo la ricompensa e impari la punizione. Questi metodi antiquati (che purtroppo molti ancora utilizzano) sono spesso dannosi e non tengono conto che il cane ha una mente, inoltre lo stato di wellness è raggiungibile dal nostro cane se lo è da noi: si lavora insieme, si sbaglia insieme, ci si diverte insieme.
Appurato quindi che la somestesi riguardi il benessere psicofisico, possiamo pensare a quanti piccoli e grandi segnali ci diano i nostri cani e finalmente dargli un nome. Mi capita tante volte, durante le consulenze, che le persone lamentino che il proprio cane (cuccioli e adulti in egual misura) abbia problemi nella vestizione, ossia nell’indossare pettorina o collare. Un cane che prova disagio (anche il saltare eccitato può esprimere non è un gioco in quel momento) potrebbe non conoscere bene il proprio corpo e quindi rigettare del tutto l’idea che qualcosa gli gravi sul collo o sulla schiena. Potremmo andare avanti parlandi di scale, ascensori, pavimentazioni differenti e una serie infinita di situazioni che diamo per scontate.
La buona notizia è che c’è sempre margine di miglioramento, quella ancora più buona è che se si comincia da subito possiamo evitare la maggior parte di queste difficoltà.