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PNRR, la ripartenza del Paese passa anche dalla cultura

Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono un “intervento epocale” e saranno destinate alla ripresa del Paese dai danni causati dalla pandemia, attraverso una transizione in ottica green per un futuro sostenibile. Il programma è fortemente orientato, per lo meno nelle intenzioni, alla formazione e all’istruzione, ma anche all’occupazione giovanile e all’inclusione di genere, ed è suddiviso in sei ambiti o missioni: istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura. Il Piano era stato precedentemente presentato dal governo Conte lo scorso gennaio, ma a seguito degli aggiornamenti operati in questi mesi le priorità sembrano essere l’ambiente, il Mezzogiorno e l’occupazione femminile, cui è destinato il 40% circa delle risorse.

Il PNRR destina ora oltre 6 miliardi di euro alla cultura attraverso la Missione 1, finalizzata a “incrementare il livello di attrattività del sistema culturale e turistico del Paese attraverso la modernizzazione delle infrastrutture, materiali e immateriali”. La cifra totale si compone di 4,275 miliardi di euro di investimenti e di 1,460 miliardi di investimenti del Piano Strategico Grandi attrattori culturali per il recupero di 14 siti di interesse. Per il Ministro della Cultura Dario Franceschini “Il Recovery plan introduce risorse fondamentali che dimostrano come la cultura sia al centro delle scelte di questo governo. Da interventi sui grandi attrattori culturali nelle città metropolitane a una grande operazione di rilancio dei borghi, all’intervento sulla sicurezza antisismica dei luoghi di culto, alla digitalizzazione, alla creatività e al potenziamento dell’industria cinematografica”.

Ma quali sono le principali misure adottate dal PNRR?

La prima misura della Missione 1 riguarda il patrimonio culturale per la prossima generazione: un finanziamento di 1,1 miliardo di euro sarà destinato alla digitalizzazione, all’accessibilità e all’abbassamento dell’impatto ambientale dei luoghi della cultura. Si rivolge, perciò, a biblioteche, archivi, teatri, cinema, musei, aree e parchi archeologici.
La seconda misura è rivolta invece alla rigenerazione dei borghi, alla sicurezza sismica e al patrimonio culturale, rurale e religioso. Lo scopo è la valorizzazione delle aree periferiche, spesso poco conosciute, e la creazione di nuovi percorsi per un turismo sia capillare che maggiormente sostenibile. La spesa prevista ammonta a circa 2,720 miliardi per quattro aree principali di intervento: la protezione dell’architettura e del paesaggio rurale, il Piano Nazionale Borghi, il Recovery Art Conservation Project e i programmi per la valorizzazione di parchi e giardini storici.
Il terzo punto è dedicato al mondo del cinema, alla partecipazione attiva dei cittadini e alla transizione digitale e verde grazie agli operatori culturali, con un occhio di riguardo alla riduzione dell’impatto ambientale degli eventi culturali stessi. Questa misura, con un finanziamento di 455 milioni di euro, si articola in due linee guida: il Progetto Cinecittà e Centro Sperimentale Cinematografia e il piano di interventi dedicato alla ripresa dei settori creativi e culturali anche attraverso la transizione digitale, l’innovazione e l’eco-design.
Il quarto punto è dedicato ai grandi attrattori culturali, con ben 14 interventi strategici per altrettanti siti di particolare interesse, con un finanziamento di 1,460 miliardi di euro. I progetti selezionati riguardano: la Biennale di Venezia; il Porto Vecchio di Trieste; Torino, il suo parco e il suo fiume; la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura; la cinta muraria di Genova; il parco del Po; lo stadio Artemio Franchi di Firenze; l’URBS di Roma; il Museo del Mediterraneo, Waterfront di Reggio Calabria; la Costa Sud di Bari; l’ex complesso della Manifattura Tabacchi di Palermo; gli itinerari culturali e i treni storici di Bari; il restauro della Colombaia di Torre Peliade Trapani; la valorizzazione del Real Albergo dei Poveri a Napoli.

Quel che però sembra mancare all’interno di queste ambiziose proposte è un investimento nella cultura in senso stretto, nel rilancio dell’industria e delle attività creative e culturali come attività di inclusione sociale e partecipazione. Basteranno, perciò, queste misure a rilanciare il settore culturale del bel Paese? Staremo a vedere.


Già pubblicato su L’Altravoce dei Ventenni-Quotidiano del Sud 17/5/2021

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