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L’otto marzo, Giornata Internazionale della Donna, si svolgerà uno sciopero delle donne organizzato in oltre cento Paesi dai movimenti femministi.
In Italia, in più di settanta città, lo sciopero della durata di ventiquattro ore è stato indetto da Non una di meno e interesserà sia il settore pubblico che quello privato. Non solo presidi e manifestazioni, ma anche astensione da attività di consumo e di cura. Sul sito, le attiviste di Non una di meno hanno chiarito le motivazioni dello sciopero: dalla protesta contro tutte le forme di violenza maschile sulle donne alle denunce di disparità salariale, passando per la lotta all’omofobia, al razzismo e al sessismo. Troverà spazio anche la protesta contro il razzismo e il decreto sicurezza e immigrazione di recente approvazione.
Il comunicato spiega la necessità di protestare: “Ci ammazzano nelle case e nelle strade; perché ci pagano di meno, perché ci sfruttano e ci discriminano per il colore della pelle o per la nostra origine, ma anche perché molte di noi sono lasciate annegare in mare, dopo essere state torturate in Libia, e ancora, scioperiamo perché ci negano di essere cittadine, perché ci tolgono la protezione umanitaria, perché subiamo il razzismo in tutte le sue forme”. Alle lavoratrici che aderiranno allo sciopero è assicurata copertura sindacale generale.
Inizialmente, avevo deciso di non prendere parte allo sciopero. Pensavo che avrei guardato con orgoglio le marce in rosa e i cartelli che urlano al mondo e all’Italia coi paraocchi la necessità di un’uguaglianza che passi dai fatti, dalla parità di genere e salariale, dall’inclusione, dalla libertà di espressione, dal diritto allo studio e dal lavoro dignitoso, ma che mi sarei astenuta per evitare di cadere nella trappola di pregiudizi sulla donna e sugli scioperi. In fondo, lotto ogni giorno.
Poi ho fatto due chiacchiere con la mia amica Luisa (che ancora non sa di aver lasciato il segno, nda) e ho pensato a tutti i validi motivi che avrei per aderire alle manifestazioni odierne.
Potrei protestare contro il ddl Pillon.
Contro l’IVA al 22% sugli assorbenti.
Contro la disparità salariale, che ognuna di noi potrebbe sconfiggere solo chiedendo un aumento del 7%.
Contro la finta flessibilità del congedo di maternità e a favore di un congedo di paternità equo.
Contro la pillola anticoncezionale a pagamento.
Contro la pubblicità di Trenitalia, che sperava di distrarre l’utenza dallo sciopero indetto per la giornata odierna regalando alle passeggere di classe Exclusive o che avessero deciso di usufruire dei servizi Bar/Ristorante una – ripeto, una – caramella gelée al limone (quindi gialla come la mimosa, nda).
Contro la Lega sezione di Crotone, che ha offeso la dignità di ogni donna strumentalizzando la ricorrenza e le donne stesse per inviare messaggi politici sessisti e antistorici.
Contro gli standard di perfezione.
Contro ogni forma di abuso, fisico e psicologico.
Contro ogni forma di molestia.
Contro la paura di camminare da sola durante la notte, che mi porta a dirigermi a passo svelto verso la meta o l’auto con il 112 già composto sul cellulare.
Contro la violenza omofobica e transfobica.
Contro i femminicidi, tutti.
Contro il mansplaining.
Contro i “se l’è cercata”.
Contro ogni forma di discriminazione razziale e contro il ddl sicurezza e immigrazione, che mina le fondamenta democratiche, la libertà e l’autodeterminazione dei migranti.
A favore delle libertà civili universali, del salario minimo europeo, dell’aborto sicuro e gratuito, dell’intersezionalità, della fratellanza e del welfare universale, dell’autodeterminazione del corpo ,della libertà di muoversi, di restare, di scegliere e di indossare ciò che mi va.
Sogno, forse utopisticamente,
un otto marzo che prenda semplicemente atto di tutti i passi avanti fatti
durante l’anno. Per questo, quella odierna sarà una giornata di lotta, di
discussione, di approfondimento.
Ci vediamo in piazza.
Buon otto marzo.