I primi due anni di vita dell’istituzione musicale che abbraccia un’intera regione
Da Abriola a Viggiano, uno spartito lungo 131 comuni. La spina dorsale di una regione che soffre gli effetti dello spopolamento e del calo demografico e cheè tuttavia capace di sprigionare energie finanche sorprendenti. No, non stiamo parlando del miraggio petrolifero che, in fin dei conti, ha restituito quasi nulla di quel che aveva promesso alla gente di questa terra. Parliamo di arte e bellezza in forma di musica classica, che ha conquistato le grandi platee – compresa la Camera dei Deputati, che ha ospitato poco prima di Natale una rilettura della Norma di Vincenzo Bellini – così come i piccoli centri nei quali è insolito assistere a un’opera lirica.
Il piccolo, grande miracolo dell’Orchestra sinfonica 131 della Basilicata, fondata nel gennaio 2022 da quattro cultori della musica (Giovanna D’Amato, Pasquale Menchise, Pasquale Scavone e Francesco Zingariello) che hanno raccolto la sfida lanciata nel 2021 dall’ex ministro della Cultura, Dario Franceschini, di allestire un’istituzione concertistica stabile nelle regioni d’Italia – Basilicata compresa – in cui non era ancora presente. Una casa in cui accogliere i ragazzi che, dopo aver studiato nei Conservatori di Potenza e Matera, non avevano altra scelta che proseguire altrove la loro carriera. Due anni dopo quell’intuizione, l’Orchestra 131 è diventata una vera e propria «impresa culturale» – per riprendere le parole del presidente Scavone – che, con i suoi circa 60 musicisti, ha conquistato la ribalta dei grandi teatri lirici italiani, in testa il glorioso “Petruzzelli” di Bari. Con l’ex sindaco di Tito (Potenza), abbiamo discusso del presente e del futuro di questa compagnia di sognatori delle sette note.
Presidente, come nasce l’Orchestra 131?
«È stata un’iniziativa di quattro musicisti che hanno accolto di buon grado la proposta dell’ex ministro Franceschini di portare la musica nelle aree più periferiche della nostra penisola. Ciò che ci ha convinto a investire su questo progetto era il desiderio di portare questa musica straordinaria e avvolgente in una regione formata per l’80% da comuni al di sotto dei 3.000 abitanti. La nostra start-up andrà avanti per sei anni prima di diventare un’istituzione concertistica orchestrale (ICO, ndr). In questo momento, la 131 è una ICO junior in piena fase di rodaggio. Il percorso che ci attende non è affatto semplice, ma noi ce la metteremo tutta. Al tempo stesso, la nostra orchestra si configura come un progetto culturale che ha l’obiettivo di trattenere nella nostra terra i giovani musicisti di talento in uscita dai Conservatori di Potenza e Matera, che sono spesso costretti ad andare via per potersi esprimere fino in fondo».
In una regione che vive una situazione drammatica dal punto di vista sociale, economico e demografico, che valore riveste questo progetto? L’Orchestra 131 può essere considerata una felice eccezione in un territorio che offre ben poco alle generazioni più giovani?
«Non trovo che il nostro sia l’unico sasso dello stagno. Di sicuro, però, non parliamo soltanto di un progetto musicale, bensì di un’impresa culturale a tutto tondo, affidata a quattro pionieri un po’ folli che credono nella musica e coltivano la speranza che siano proprio i giovani, nel medio periodo, a creare un’opportunità di crescita in una terra che va via via spopolandosi. Del resto, le possibilità di inserimento nel mondo del lavoro in Basilicata – e non solo in ambito culturale – sono davvero poche. Nel nostro ambito, poi, subentrano anche altri problemi: l’indisponibilità di luoghi in cui suonare, la partecipazione limitata del pubblico ai concerti, l’assenza di una cultura musicale radicata nei nostri centri. A tutto questo, poi, si sovrappone una sempre più diffusa rassegnazione che non attraversa solo le nostre comunità, ma l’intero Meridione».
Due anni di concerti, opere liriche e omaggi ai grandi compositori moderni e contemporanei in giro per i teatri del Sud Italia, fino alla rappresentazione della Norma alla Camera dei Deputati. Che cosa significa per la “131” portare il nome della Basilicata fuori dai confini regionali?
«Il sostegno che abbiamo ricevuto dai nostri partner istituzionali a livello locale, regionale e nazionale – ai quali si è recentemente aggiunta la Fondazione Matera 2019 – ha legittimato una volta di più il nostro lavoro e ci porta a dire che stiamo ottenendo un riscontro positivo al di là di ogni aspettativa. Per merito del nostro direttore artistico Marco Renzi, che ha creduto in noi fin dall’inizio, abbiamo avuto come ospiti direttori d’orchestra e solisti di altissimo profilo. Oltre alle esibizioni in teatri prestigiosi come il “Petruzzelli” di Bari e il “Rendano” di Cosenza, l’Orchestra sinfonica ha visitato tanti posti in cui è stata sempre accolta con favore per la qualità dei suoi spettacoli, alla quale concorrono i nostri giovani talenti, affiancati da professionisti di lungo corso. La “131” porta in giro la parte più bella della Basilicata che, come spesso accade anche in altri contesti, fatica a venire fuori perché sovrastata dalla narrazione dei suoi aspetti negativi».
A proposito di giovani: cosa provano i ragazzi lucani che hanno la possibilità di realizzare le loro aspirazioni nella terra in cui sono nati e cresciuti?
«Ognuno di essi è consapevole di far parte di una squadra. D’altra parte, i soci fondatori dell’orchestra credono in questo progetto perché, al di là della nostra determinazione, della nostra caparbietà e della consapevolezza di quanto sia impegnativo questo percorso, tutti hanno maturato negli anni una grandissima esperienza, che rappresenta poi il vero valore aggiunto della “131”. La loro preparazione, naturalmente, finisce per arricchire anche i singoli musicisti, che si sentono per forza di cose ancora più forti e motivati, dal momento che suonano per la loro terra, i loro amici e la loro famiglia. L’orchestra offre perciò a ciascuno di loro tutto quello che, altrimenti, avrebbero dovuto cercare altrove».
In tempi più o meno lontani, c’erano stati altri tentativi di istituire un’orchestra regionale, che non hanno tuttavia avuto successo. A suo giudizio, qual è stato il fattore che ha trasformato l’Orchestra 131 in realtà?
«Noi stiamo affrontando un percorso di crescita, a cui contribuisce anche un’orchestra sinfonica junior a Matera. La nostra regione può dunque contare su due ICO junior, ognuna con le sue peculiarità. Chissà che un giorno non possano incontrarsi per condividere un percorso musicale che – a partire dall’esempio della Puglia, che può contare su una consolidata tradizione concertistica – aiuti anche la Basilicata a esprimere fino in fondo la sua forza anche in questo contesto, facendo leva sui suoi valori: la caparbietà, la dedizione al lavoro e l’attaccamento alle proprie origini».
Quali sono gli appuntamenti principali in programma per il 2024?
«Abbiamo esordito nei primi giorni dell’anno con due concerti a Potenza e Matera diretti dal maestro Roberto Trainini. Tra gli appuntamenti della prossima estate, spiccano due eventi cui parteciperanno altrettanti direttori d’orchestra francesi. Inoltre, tornerà da noi il maestro Marco Frisina, che proporrà un concerto per coro e orchestra con le più belle musiche del repertorio sacro. Il nostro impegno proseguirà con altri due spettacoli che coinvolgeranno gli studenti dei licei musicali della regione e gli allievi dei Conservatori di Potenza e Matera. Contestualmente, proseguiremo la nostra attività di sensibilizzazione tra i ragazzi delle scuole per avvicinarli alla musica sinfonica».
L’Orchestra 131 e gli adolescenti: cosa avete fatto e cosa farete per stuzzicare la loro curiosità?
«Prima di tutto, abbiamo promosso una serie di matinée per le scuole secondarie di II grado e per i licei musicali in concomitanza con gli anniversari dei grandi maestri, da Mozart a Beethoven, fino a Maria Callas. In occasione di un altro concerto al “Petruzzelli” di Bari, gli studenti dei licei a indirizzo musicale hanno partecipato a una masterclass con il direttore d’orchestra per poi scoprire con i loro occhi i segreti di uno dei teatri lirici più importanti d’Europa. Nell’autunno 2024, infine, allestiremo altri due concerti che coinvolgeranno circa 500 studenti dei licei musicali».
Presidente, qual è stata l’emozione più bella che ha provato in questi due anni?
«Il primo concerto in assoluto al teatro “Stabile” di Potenza: lì si è materializzato il mio sogno e quello dei soci fondatori. Quella stessa aspirazione che, in passato, non si era mai concretizzata. Allo stesso modo, ricordo con piacere l’esibizione della “131” al “Petruzzelli” sotto la direzione di un giovane maestro (Cesare Della Sciucca, ndr) e un’arpista (Claudia Lamanna, ndr) che aveva vinto un concorso a Gerusalemme, cui avevano partecipato oltre 100 musicisti da tutto il mondo. Se penso ai tanti concerti che abbiamo organizzato in Basilicata, poi, è impagabile la gioia che si prova quando un intero paese assiste a un nostro concerto».
La musica classica può riaccendere alle nostre latitudini quella speranza che sembra irrimediabilmente perduta?
«Credo di sì. Tuttavia, le istituzioni devono credere nei nostri progetti, investire di più e affiancare le associazioni e gli operatori privati, che hanno precisi obblighi di rendicontazione non solo con il ministero della Cultura, ma anche con le istituzioni presenti sul territorio. Se pensiamo alle tante voci di spesa da onorare – come i trasporti, l’ospitalità dei musicisti negli alberghi o ancora l’installazione degli impianti audio – ci rendiamo conto che questo settore non può essere sostenuto soltanto dai privati, ma ha altresì bisogno della collaborazione della politica, che deve essere più presente e più veloce nella definizione e nell’approvazione dei progetti e dei programmi».