Mimosa Misasi è una giovane chef e imprenditrice emergente che ci accoglie nella sua casa di Milano in compagnia del piccolo gatto Luna.
Ciao Mimosa, raccontaci un po’ di te e del tuo percorso.
Sono Mimosa Misasi, ho 28 anni, nata a Napoli e di origini calabresi. La cucina è diventata una mia grande passione durante il periodo universitario. Studiavo storia dell’arte a Bologna e allo stesso tempo lavoravo a Palazzo Fava ma già sentivo che lavorare in ambito museale non era la mia strada. Lo studio mi ha aperto la mente e mi ha permesso di avere un approccio diverso alle cose oltre ad aver accentuato il mio senso estetico. Mi ha sicuramente permesso di costruire un grande bagaglio che mi ha formata nonostante abbia poi deciso di lavorare in un ambito diverso. Così mi sono rimboccata le maniche per finire in tempo tutti gli esami che mi mancavano e iscrivermi all’Alma – Scuola Internazionale di Cucina Italiana – di Gualtiero Marchesi. Ricordo il giorno della mia laurea come quello più felice della mia vita perché è stato un traguardo importante che mi ha permesso di poter iniziare a fare ciò che volevo più di ogni altra cosa: cucinare. All’Alma ho appreso rapidamente la tecnica e lo stile di approccio alla cucina. Successivamente ho lavorato per 3 anni nella ristorazione stellata, è stato un periodo massacrante, lavoravo dalle 12 alle 15 ore al giorno, per 5 o 6 giorni a settimana, ma è stato anche un periodo di grande cambiamento e di apprendimento. Davo davvero il massimo per i miei datori di lavoro ma alla fine ho capito che stavo investendo tutta me stessa per una realtà che non sentivo infondo mia. Da qui la decisione di costruire qualcosa di mio che mi desse anche il tempo per la mia famiglia, gli amici, i viaggi e che mi soddisfacesse a pieno dal punto di vista professionale. Nel 2018 nasce Mimosa Milano srl. Oggi con il mio piccolo team creiamo eventi e ci occupiamo di comunicarli al meglio, la comunicazione è tutto! Insegno anche in un istituto alberghiero a ragazzi tra i 16 e i 18 anni e ho iniziato da poco una collaborazione con un bar catering con cui tra poco parteciperemo a una fiera di nicchia: The Love Affair in cui lanceremo il nostro concetto di pairing tra food e drink in sinergia ma non voglio svelare la sorpresa (potrete seguirci sui nostri social!)
Come è nata l’idea imprenditoriale e la linea di lavoro di Mimosa Milano?
La mia idea di catering è sempre stata chiara nella mia mente e dopo un’analisi di mercato e dei costi mi sono rimboccata le maniche per make it happen. Ho scelto Milano un po’ per l’amore, un po’ perché è la città in Italia più pronta ad accogliere novità ed eventi più legati al mondo societario rispetto al Sud dove per “eventi” s’intendono tradizionalmente, i matrimoni, i battesimi, le cresime, al Nord è una dimensione aziendale –corporate – e anche l’atteggiamento dei clienti è diverso. Una volta che il cliente mi contatta, insieme possiamo concordare il menù e lo stile dell’evento. Mi piace molto offrire un servizio personalizzato che include anche la scelta della mise en place. Tutto è curato nei minimi dettagli.
Oltre al servizio di catering offro anche un servizio di consulenza per la ristorazione volto a migliorare e quindi ottimizzare il rendimento delle strutture. Riguardo la mia linea di lavoro, ho scelto la sostenibilità. Realizzo delle box di alta cucina per la colazione, il pranzo, e gli aperitivi, utilizzabili durante gli shooting fotografici, i press day e altre occasioni in cui si necessita di un servizio catering più “veloce” scegliendo sempre ogni ingrediente e materiale in base alla sua sostenibilità per far sì che non sia di peso alla natura. Il packaging delle box è fatto solo con materiale compostabile in modo da minimizzare il più possibile il nostro impatto ambientale. Una volta consumato il pasto, tutto ciò che si trova nella box, essa compresa, finisce nell’umido e diventa humus.
Ho sempre pensato al mondo che stiamo costruendo e lasciando alle future generazioni. A mio avviso, devono essere in primis le grandi attività soprattutto in ambito ristorativo, a dare il buon esempio. Per esempio, collaboro con tante importanti case di moda che hanno una policy di zero plastica e mi sono trovata subito in sintonia quando abbiamo iniziato a con loro. Purtroppo molte realtà nel campo della ristorazione ancora non sono sensibili al problema ambientale e non è scontato pensare che facciano anche semplicemente la raccolta differenziata.
A riguardo, cos’è il progetto della Sosteniamoci bag?
Il periodo del lockdown è stato molto difficile e sentivo i miei fornitori avviliti perché i ristoranti erano chiusi. Volevo fare qualcosa per loro e per i piccoli produttori locali ed, appunto, sostenerli (manca però la parte di sostegno alle persone bisognose e di sostegno emotivo alle persone a casa che si sarebbero divertite sperimentando nuove ricette nelle cucine di casa). Dunque ho realizzato delle bag con i loro ingredienti di stagione da vendere nell’area di Milano per realizzare le ricette della tradizione italiana, ad esempio le orecchiette alle cime di rapa, a casa. Con il ricavato delle bag ho acquistato dei generi alimentari freschi per l’associazione CAF, per sostenere i minori vittime di maltrattamenti e le famiglie in difficoltà. Abbiamo venduto 400 Sosteniamoci bag in due mesi e mezzo e così donato loro 200 kg di frutta e verdura.
Questo è un grande esempio di resilienza. Chi o cosa ti ispira in cucina?
Dal momento che ho iniziato il mio percorso, ho imparato a trovare ispirazione da tutto quello che mi circonda. L’ispirazione è un po’ ovunque e basta avere l’occhio per riconoscerla. Può arrivare da un’immagine, ad esempio gli abbinamenti di colore nella natura mi fanno venire in mente di riproporre quell’armonia anche attraverso il gusto. O ancora viaggiare mi ispira molto nella realizzazione di piatti nuovi, e infine come non citare le ricette della nonna?
Quali sono state le carte vincenti nella realizzazione del tuo progetto?
Sicuramente passione, energia e determinazione. Mi sono prefissata degli obiettivi come degli step da superare e questo mi ha fatto andare avanti. Ho avuto intorno le persone giuste, quelle che spesso ti aprono gli occhi su situazioni che non avevi considerato, ed è stato determinante. Non ho avuto paura di fare degli sbagli, credo che siano parte della crescita. Dal punto di vista imprenditoriale la carta vincente è stata investire sulla strategia marketing e la scelta di fornitori di qualità, non sono mai scesa a compromessi su quello. Tuttavia, ancora faccio fatica a definirmi uno Chef perché vedo in questa figura un Maestro, diciamo piuttosto che per ora mi sento una cuoca – imprenditrice ambiziosa.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Nei miei progetti per il futuro, a parte fare sempre meglio, vorrei ritagliarmi il tempo per poter fare uno stage a Lima dallo chef Virgilio Martinez per aprirmi a nuovi ingredienti e tecniche che ancora non conosco. Vorrei, naturalmente, far crescere la mia realtà e perché no, un giorno aprire Mimosa Parigi, Mimosa Londra, Mimosa New York. Con immenso rammarico tra i miei progetti, al momento, non c’è il Sud Italia. Al Sud non manca nulla in termini di qualità del cibo, degli ingredienti, ma non mi ritrovo nella mentalità. Certamente sarebbe bello fare qualcosa per la mia terra ed i giovani, perciò voglio guardare al Sud con speranza. Mi auguro che ci saranno nuove opportunità di crescita anche per il servizio di catering e che ciò mi consentirà un giorno di portarvi quello che ho imparato e per cui ho investito tempo, energie e passione.
Ringraziamo Mimosa per aver portato un esempio di continua innovazione, sostenibilità ed intraprendenza made in Italy e le auguriamo di raggiungere nuovi traguardi con l’entusiasmo che la contraddistingue.
Già pubblicato, in versione ridotta, su L’Altravoce dei Ventenni-Quotidiano del Sud 19/10/2020