Lo scenario del 2022 si è aperto con un assaggio di quello a cui noi, generazione post guerre mondiali, abbiamo solamente partecipato attraverso i racconti delle lezioni di storia durante il periodo scolastico magari da alcuni tratti raffigurati dai nonni o ancora meglio dalle rappresentazioni cinematografiche e televisive che hanno riproposto – fantasiosamente e magistralmente – eventi epocali che hanno stravolto gli equilibri economici e la vita di noi esseri umani.
Eppure oggi ci siamo pienamente dentro. Paradossalmente o no, il passato non ci ha lasciato insegnamenti. Ancora meno siamo in grado di apprendere con consapevolezza le informazioni veritiere e produrre un’analisi critica che non sia intralciata dal pensiero altrui.
Prima ancora di commentare dei comportamenti complessi che ci contraddistinguono come specie, è bene pensare che in quanto “esseri pensanti‟ abbiamo una predisposizione alla esaltazione di noi stessi e al raggiungimento di obiettivi ambiziosi qualunque sia il prezzo da pagare. In questa volontà che ci contraddistingue, balza palesemente alla mente come nel corso della storia si sia ripetuta la scelta di voler stipulare dei trattari che potessero mettere d’accordo entrambi le fazioni e tanto più spesso si osserva come questi stessi punti di contatto siano stati dimenticati o stracciati per perseguire la realizzazione di piani strategici di conquista.
Ripercorriamo la storia
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica (nel 1991) e per pochi anni a seguire, l’Ucraina divenne una delle più grandi potenze nucleari: il terzo arsenale nucleare mondiale dopo Russia e Stati Uniti con circa 5000 testate nucleari tra arme strategiche e tattiche. In Occidente, come si può ben immaginare, aleggiava un incubo con la paura che questo “tesoro nucleare” finisse nelle mani di stati e governi che potessero esercitare il loro controllo facendo forza sullo stesso possedimento. Fu quindi stipulato un accordo che è passato alla storia col nome di “Memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza” del 1994 nel quale l’Ucraina acconsentiva a smantellare le testate presenti nel proprio territorio in cambio della garanzia che i suoi confini e la sua indipendenza fossero rispettati. Nel dettaglio il patto è articolato in 6 punti:
- Rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e dei confini esistenti dell’Ucraina da parte di tutti i paesi firmatari, Russia, Stati Uniti e Regno Unito.
- Intervento militare contro l’Ucraina consentito solo in casi di autodifesa.
- Mancata adozione di misure di coercizione economica con scopi di sottomissione.
- Divieto d’uso di armi nucleari.
- Fornire assistenza in casi di attacco nucleare.
- Garanzia del pieno rispetto di suddetti patti nel caso di una crisi.
L’accordo però non riferisce di alcun obbligo da parte dei paesi firmatari a intervenire in difesa dell’Ucraina nel caso in cui fosse attaccata: la formula usata, «fornire assistenza» è piuttosto vaga, e comunque non vincolante, come lo è l’articolo 5 del trattato della NATO, di cui l’Ucraina non fa parte.
Di fatto l’Ucraina ha, nel corso degli anni, avvertito la necessità di richiedere ulteriori rassicurazioni alle quali USA e Russia nel 2009 a Kyiv hanno risposto con una dichiarazione congiunta, per mano di Putin e Obama, che ribadisce il valore del Memorandum di Budapest.
Meno di trenta anni dopo, quegli accordi si sono rivelati carta straccia. Già durante la crisi in Crimea del 2014, l’Ucraina si era appellata al trattato e oggi, mentre le armate russe procedono alla distruzione, ancora una volta ricorda tramite le parole del deputato Goncharenko, ai microfoni di Fox News, l’impegno di denuclearizzazione in cambio delle rassicurazioni di rispetto dei confini ucraini da parte delle Russia e degli altri stati garanti del Memorandum di Budapest.
Rivendicazioni che balzano di bocca in bocca senza una sistematica azione di forza intesa a stroncare la violazione di diritti sanciti su carta nell’interesse dei desideri di pace e sicurezza internazionali.
Desideri perseguibili che devono scaturire soprattutto da una attenta analisi dei fatti della nostra storia: non possiamo prescindere da essa, né tantomeno possiamo aspettare che le informazioni ci siano fornite tramite un percorso passivo. Come giovani attori della storia del nostri giorni abbiamo quindi l’obbligo di interrogarci, di studiare tutti gli accadimenti che ci riguardano e di nutrire senso critico anche contrapponendoci alle linee che ci vengono imposte e sempre più spesso di urlare le nostre convinte ragioni per non restare inermi spettatori di cotanto scempio.