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Meglio tardi che mai : riflessioni di sopravvivenza vs un clima che cambia

Svariate sono le forme di inquinamento che l’azione dell’uomo ha generato sull’ equilibrio globale del nostro pianeta. Gli studiosi delle scienze, nel senso più ampio del termine (climatologi, geologi, chimici ecc.), sono unanimi nel ritenere la causa del cambiamento climatico odierno di origine antropica. Difatti, le scelte adottate nell’ interesse del profitto e del benessere, da parte dei Paesi industrializzati, hanno generato, mediante il consumo intensivo di combustibili fossili, un aumento significativo delle emissioni di CO2. Il valore medio che caratterizza lo stato termodinamico della temperatura dell’aria ha subito una variazione significativa in aumento ma l’innalzamento delle temperature in superficie non è purtroppo l’unica criticità connessa allo stato emergenziale odierno: l’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera non risparmia difatti le profondità dei nostri oceani.

L’impatto sugli oceani

Come ben spiega  Ruggero Rollini, comunicatore della scienza nel mondo del virtuale, gli oceani contribuiscono all’assorbimento di circa il 30% delle emissioni di CO2 in uno scambio continuo che avviene naturalmente. Ma la sovrabbondanza della sua produzione non permette che tutta l’anidride carbonica presente in soluzione resti tale; l’interazione che si viene a creare a contatto con l’acqua è generativa di un fenomeno, noto come acidificazione, che si ripercuote sulla biologia di svariati organismi marini e non solo; lo sbiancamento dei coralli, per intenderci, ne è solo un esempio (nella sua biografia Ruggero suole definirsi, nel dubbio, una brutta persona ma ciononostante vi invitiamo a seguire meglio gli approfondimenti video su youtube).

Per sintetica elencazione proviamo a individuare solo alcune delle conseguenze prospettate a riguardo dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change):

Sappiamo bene come la complessità di una simile emergenza richieda interventi dall’alto concreti e mirati.  Nell’anno corrente, i negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio che introduce nella legislazione l’obiettivo della neutralità climatica dell’UE per il 2050 e un obiettivo collettivo di riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra (emissioni al netto degli assorbimenti) pari ad almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Cosa possiamo fare?

Senza pretesa di esaustività, vista anche la complessità del tema, vogliamo provare ad evidenziare solo alcune delle azioni domestiche e/o abitudini funzionali da adottare nel rispetto dell’ambiente che ci ospita:

Se ci si fermasse ad ascoltare il lavoro delle radici, chi riuscirebbe a dormire?

Fabrizio Caramagna

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