El pibe de Oro ha compiuto 55 anni. Alcuni ne contano 11, facendo partire il cronometro dal fatidico 2004, anno in cui venne ricoverato d’urgenza, in condizioni pietose, al Suizo-Argentina di Buenos Aires, per un infarto e una nuova crisi ipertensiva dovuti ad un’overdose di cocaina. Maradona affermò di aver visto la morte e decise di chiudere definitivamente con la droga. Seguirono altri ricoveri, ma nessuno dovuto all’uso di polvere bianca. Da quell’anno cominciò una nuova vita per l’uomo che incantò il mondo intero: il calcio tornò a fare parte della sua vita, ma non fu più la stessa cosa. L’esperienza sulla panchina dell’Albiceleste nel 2010 fu soltanto una sciocca illusione. Del re plebeo di Napoli non vi era rimasta traccia, restava soltanto il suo fantasma sovrappeso con la mente annebbiata.
Si sprecano le analogie della vita del fenomeno argentino, ma quella che pare più azzeccata è quella con Charles Foster Kane, protagonista del kolossal “Quarto potere” di Orson Welles. Maradona, come Kane, ebbe un potere enorme, perfino spropositato. E proprio questa sua condizione, come uno spaventoso mostro, spalancò le fauci e lo inghiottì. La droga, il sesso, l’alcol e persone interessate solo alla sua fama, sono state le viscere da cui Maradona non riuscì più ad emergere. La sua mente e il suo corpo sono ormai sfaldati dagli eccessi di una vita condotta al massimo, forse oltre, delle possibilità.
delle relazioni, delle finanze. Medici, domestici e avvocati, di cui probabilmente non conosce i nomi, danzano come servi intorno al suo capezzale, presenza fissa dei giornali scandalistici, che la immortalano quasi sempre in compagnia di qualce bella ragazza. Conduce la vita da pascià nel lusso di Dubai, la cattedrale nel deserto, dove persino la natura (isole, piante e animali) è stata importata dall’uomo.
Palazzi dorati come quello che si fece costruire Kane, la leggendaria tenuta di Candalù in Florida, la più grande e fastosa residenza privata dell’epoca, “il monumento più costoso che un uomo abbia innalzato a sè stesso”. E come Kane, anche Maradona è un uomo solo. Non si senso fisico del termine, visto lo stuolo di persone che si prende cura di lui, ma sprituale. L’inferno del cuore, la solitudine dei numeri uno. Essa colpì e continuerà a colpire gli uomini che mai si aspettarono il successo. Capitò a Pantani, l’Icaro su due ruote, sta capitando a Gascoigne, il dio Bacco del centrocampo.
Maradona divenne El pibe de Oro, per fuggire dalla miseria, per diventare libero, per essere felice. Nulla a che vedere col vecchio di oggi, che parla sproposito, seduto davanti al televisore di 120′ in mezzo al deserto.
Porta una croce sulle spalle per essere il migliore
per non vendersi mai al potere che affrontò
Curiosa debolezza,se Gesù incontro’
perchè lui non avrebbe voluto farlo
la fama gli presentò una moglie bianca
di misterioso sapore e proibito piacere
che lo rese avvezzo al desiderio di usarla ancora
compromettendo la sua vita
ed è una partita che un giorno Diego ha intenzione di vincere
(tratto dalla canzone “Mano de Dios”, Rodrigo Bueno)
Ho paura che l’arbitro abbia fischiato il 90° da ormai troppo tempo.
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