È dello scorso 23 marzo la notizia della scomparsa della prima donna Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, Madeleine Albright. Il ruolo le venne affidato durante la seconda presidenza Clinton, dal 1997 al 2001, con una maggioranza a dir poco plebiscitaria nel Congresso. La Albright venne, infatti, eletta con 99 voti su 100, che testimoniarono la grandezza riconosciuta, in maniera bipartisan. Prima di divenire la massima esponente della politica estera della più grande potenza internazionale, la Albright ricoprì il ruolo di Rappresentante Permanente per gli Stati Uniti presso l’ONU. La sua linea politica perseguì sempre l’obiettivo di porre gli Stati Uniti d’America come la “nazione indispensabile” per garantire la pace e la coesistenza tra le nazioni.
Donna rigida e decisionista, a lei si devono diversi episodi che hanno plasmato il mondo d’oggi. Madeleine Albright fu la fautrice dell’allargamento ad est della Nato con l’ingresso nel 1999 di Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia, nonché dell’intervento militare dell’alleanza atlantica in Kosovo e nella campagna contro la Serbia, per porre fine a genocidi e pulizie etniche, riconducendo i serbi al tavolo dei colloqui di Dayton. Tavoli di dialogo e trattative di pace che, oggi, sembrano tanto necessari quanto, paradossalmente, impotenti. Se da un lato è fondamentale che Russia ed Ucraina arrivino ad un accordo che determini il cessate il fuoco, dall’altro sembra che ogni sforzo condotto finora non abbia dato i frutti sperati. Dopo un mese abbondante di guerra non è semplice tornare indietro come se nulla fosse successo. È altrettanto vero, però, che l’atavico eallorismo di chi giustifica l’invasione di uno Stato sovrano con le colpe della Nato in altre situazioni di conflitto di certo non contribuisce a placare gli animi. Quanto sarebbe, quindi, importante oggi, avere, una figura come quella di Madeleine Albright, che incontrò Putin già nel 2000, capace di portare i contendenti ad un accordo in grado di salvare le vite dei civili?
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni