Lo spettacolo della Cometa di Halley

E la Cometa di Halley ferì il velo nero/Che immaginiamo nasconda la felicità” sono le parole della strofa di una canzone di Irene Grandi [“La cometa di Halley” n.d.r.] che parla della fine di un amore bello e raro.

La cometa di Halley prende il nome dallo scienziato Edmund Halley che, nel 1682, comprese per primo che il corpo celeste osservato da Pietro Apiano e da Giovanni Keplero era lo stesso che lui stava studiando e che si riproponeva agli astronomi, acuti osservatori del cielo, ogni 75 anni. È possibile che le previsioni del passaggio della cometa, pur se molto accurate, possano subire delle variazioni a causa dell’attrazione gravitazionale dei pianeti maggiori, che potrebbe alterarne il periodo orbitale.
Halley è una delle comete periodiche più famose e brillanti, provenienti dal disco diffuso, ovvero una regione periferica del nostro bel sistema solare, popolato soprattutto da planetoidi ghiacciati.
È una delle poche comete dalla quale hanno origine due distinti sciami di meteoriti: le Eta Aquaridi, osservabile ad inizio maggio e le Orionidi, osservabili ad ottobre.

Oggi però la cometa transita a una tale distanza dalla Terra che rende impossibile a nuovi meteoroidi di raggiungere l’atmosfera terrestre: le meteore che riusciamo ad osservare sono dovute alle polveri staccatesi dalla cometa negli ultimi 2 millenni.
Pare che i primi riferimenti a questa cometa siano racchiusi nel Talmud, uno dei sacri testi dell’ebraismo. Tra le affermazioni attribuite al rabbino Yehoshua ben Hananiah contenute nel testo ebraico infatti troviamo: “esiste una stella che appare una volta ogni settanta anni, e rende confusa la volta celeste inducendo in errore i capitani delle navi” (Talmud, Harioth, Capitolo III).
In realtà, nell’era pre-cristiana e precisamente nel 239 a.C., gli astronomi cinesi della dinastia Qin ne documentarono il passaggio nel testo Shiji, ripreso da Kazuo Kinoshita in 1P/Halley- Orbite Passate, Presenti e Future.

L’ultimo passaggio o perielio documentato è del 9 Febbraio 1986 in cui la cometa fu fotografata anche dalla sonda spaziale europea Giotto.
La cometa di Halley ha sempre esercitato un forte fascino sulle masse e si è resa oggetto di numerose e stravaganti teorie.
Alcuni credono che fosse la stella cometa di cui si parla nella mitologia cristiana, preludio alla nascita di Cristo e giuda per i re Magi. Su questo filone, infatti, una leggenda narra che, duemila anni fa, una notte in cui il re di Persia Hormidz stava osservando il cielo, venne colpito dalla visione di una stella particolarmente splendente che gli ricordò la profezia sull’avvento del Re dei re. Hormidz chiamò con sé altri due re, Jazdegerd e Peroz e si mise in cammino seguendo la stella. Si dice che il viaggio durò due anni e che i re, grazie all’influenza dell’astro, non avvertirono mai né la fame, né la sete.

Altri invece, come Rudolf Steiner, seguendo i principi dell’astrologia, sostengono che il passaggio della cometa di Halley sarebbe responsabile di picchi di impulsi materialistici nella società.
Last but not least troviamo John G. Bennett che nel suo “Maestri di saggezza” scrive che al passaggio della cometa di Halley si verificano grandi eventi storici “come la fondazione dell’Impero Romano e l’assassinio di Giulio Cesare” (J.G.Bennett, Maestri di saggezza, Edizioni Mediterranee Roma,1989, p. 107).
Non tutti sanno che, nel gennaio del 1910, Giovanni Pascoli pubblicò sulla rivista Marzocco l’Ode alla cometa di Halley, il cui incipit recita così: “O tu stella randagia, astro disperso, /che forse cerchi, nel tuo folle andare, /la porta onde fuggir dall’universo!”.
La cometa di Halley, evento celeste di eccezionale bellezza e rarità, possiede da sempre la capacità di solleticare la mente di quelli di noi che amano stare a testa in su.

Il prossimo perielio è previsto per il 29 Luglio 2061, tra 41 anni; teniamoci pronti però perché il suo passaggio sarà sicuramente un evento da non perdere.