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#leparolefannomale: i tweet dell’intolleranza sono digitati al nord

 Di Elvira Scarnati

 VoxOsservatorio italiano sui diritti ha pubblicato a fine gennaio La Mappa dell’Intolleranza, il risultato di un progetto di ricerca sulla diffusione di odio e discriminazione nel Bel Paese.

Lo studio ha coinvolto le Università di Milano, Roma e Bari, che, sulla scia della Hate Map statunitense e di altri progetti esteri simili, hanno esaminato, per circa un anno, quasi 2 milioni di tweet contenenti parole di intolleranza su precise categorie sensibili e minoranze della popolazione.

L’obiettivo del progetto era mappare, appunto, l’Italia, identificando le regioni più intolleranti, nei confronti delle donne, degli immigrati, dei diversamente abili, degli omosessuali e degli ebrei, al fine di condividere le informazioni ottenute con le amministrazioni locali, per implementare politiche di prevenzione contro l’odio e l’intolleranza.

 

Vox mira a costruire una “cultura dei diritti”, una società sana, equa, giusta ed etica. E per farlo, vuole dare voce a quei diritti negati alle minoranze della società. Perché di diritti si deve parlare.

Tutto ruota proprio intorno alle parole. Le parole sono il punto di partenza, il mezzo e il fine ultimo a cui arrivare. Le parole possono ferire, possono essere armi violente di incitamento all’odio, e allora sono da combattere; ma le parole sono anche il mezzo per denunciare e diffondere consapevolezza sull’intolleranza, sui diritti negati e su un uso più giusto del linguaggio. E sono per questo il fine del progetto di Vox.
#leparolefannomale è l’hashtag lanciato per denunciare l’uso di parole taglienti, che facilmente possono tradursi in sentimenti di odio e azioni di discriminazione.

Gli hashtag e le parole presenti nei tweet sono stati esaminati per La Mappa dell’Intolleranza. Dopo 8 mesi di monitoraggio su Tweeter, i tweet più significativi, contenenti determinate keywords, sono stati estrapolati, analizzati e geolocalizzati.
I risultati della geolocalizzazione mostrano un paese intollerante, omofobo, misogino, razzista. Sono risultati che spaventano e preoccupano, soprattutto alla luce del momento storico che stiamo vivendo, in cui la diversità culturale e religiosa suscita diffidenza, paura e un sentimento diffuso di xenofobia.

Tra le categorie esaminate, in Italia il più alto tasso di intolleranza si registra nei confronti delle donne. E le regioni del nord Italia, capeggiate dalla Lombardia, risultano le più intolleranti, riportando il primato in 4 categorie su 5 della ricerca. Solo in una categoria, l’antisemitismo, le regioni settentrionali sono superate da quelle del centro, in particolare, dall’Abruzzo.

(Per vedere le altre mappe andate qui)

Leggendo queste mappe non posso che avvertire un senso di delusione, amarezza, disgusto e rabbia, nei confronti di una società tanto brava a crescere ed evolversi nei campi della tecnologia o della ricerca, ma altrettanto brava a regredire sul piano dell’”umanità”, intesa con riferimento alla morale, all’etica, alla cultura. Perché di questo si tratta: di ignoranza e di mancanza totale di sensibilità e valori; di una società decadente.

Io sono del sud, sono calabrese, e vivo al nord, proprio in Lombardia. Ho avuto la fortuna di non essere mai vittima di discriminazione (anzi, spesso e volentieri mi ritrovo più a difendere Milano dai pregiudizi banali dei cosentini che non il contrario), per cui scoprire questo “primato” della mia regione d’adozione sicuramente mi ha un po’ stupito e mi ha spinto a guardare la ricerca di Vox in modo critico, perché indubbiamente non si può generalizzare sui risultati ottenuti. Ma non bisogna neanche sottovalutarli.
E’ inconcepibile che nel 2015 esistano ancora persone vittime dei pregiudizi, bersaglio di rabbia e disprezzo, alle quali viene ferita, strappata, violentata la dignità di essere quel che si è, donne, stranieri, omosessuali, ebrei…non minoranze, ma normali cittadini e uomini.

 

 

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