Riflessioni sull’ evoluzione del consenso sociale
Dall’uso della carta stampata prima e della radio poi, sino ai connotati emergenti della civiltà telematica moderna, sembrano affiorare sempre più nuove forme di rivendicazione e tutela dei diritti. La denuncia, a portata di click, delle più svariate forme di soprusi trova talvolta condizioni sufficientemente tali da incidere concretamente nella realtà del normale permeata dal quotidiano.
Sappiamo bene come lo scenario del social-web sia ormai contraddistinto da un uso inflazionato della libertà di manifestazione del pensiero che sembrerebbe comprimere alcune delle garanzie volte alla tutela di un pluralismo ideologico delle origini fortemente voluto e formalmente sancito nella nostra carta fondamentale come segnale di svolta rispetto alla storia.
Ma la libertà prospettata rivela essere realmente tale nella sua essenza quando appare di fatto svincolata da ogni altra forma di interesse soggettivo, sia esso politico o più semplicemente economico. Nel rapporto che coinvolge gli aspetti più propriamente definiti partecipativi della collettività a tematiche di interesse pubblico, si inseriscono volontà di intenti più sottili che sembrano sfuggire, a prima vista, ad una moltitudine che diviene seguace e non più solo spettatrice di contenuti.
La figura dell’influencer ha progressivamente acquisito i connotati tipici del leader politico: come questo, vanta lo stesso grado di visibilità ovvero la stessa popolarità, diversamente da questo si atteggia in una veste di rappresentanza informale che sembra essere meno alienante della figura propria del burocrate che, per quanto comune possa apparire, resta estraneo alle urgenze di una collettività alla quale di fatto non appartiene. La rilevanza del celebrity influencer ha letteralmente agito su un meccanismo del consenso emergente che fa breccia nella condivisione di un pensiero prevalente capace di radunare consenso. Nel modello della following leadership lo stesso è parte di un sistema volto a rafforzare la compartecipazione ad una prevalenza ideologica che sembra non lasciare molto spazio ad un dialogo capace di aprirsi alla conoscenza del non condivisibile.
Gli sviluppi di una comunicazione manchevole e scarna hanno impoverito di contenuto la funzione originariamente divulgativa dell’informazione e della notizia che, dal passa parola al botta e risposta, sembra più banalmente mutare nella discussione di un salotto televisivo dove a fare da intrattenimento è molto spesso un flatus vocis privo di senso.
Sembrano prendere corpo le parole pronunciate da Umberto Eco che molto fecero discutere per il sarcasmo pungente con il quale , a loro tempo, vennero manifestate. Il social, inteso come “non luogo”, offre di fatto l’opportunità di esercitare un diritto di parola che appare spesso improvvisato e talvolta, forse inconsapevolmente, suggestionato da priorità di categoria volte alla soddisfazione di obiettivi socio-politici mirati. Le scienze sociologiche, che ne studiano a fondo le dinamiche, conoscono bene i retroscena che muovono talune scelte dell’agire umano.
Un meccanismo disinformativo, paragonabile a quello delle fake-news, per mezzo del quale l’utente finisce per rafforzare nell’immediato un convincimento personale che risulta prescindere e fare a meno talvolta di approfondimenti successivi; un meccanismo che offre al medesimo personaggio l’opportunità di dire tutto ed il contrario di tutto senza misura.
Nel prospettato scenario socioculturale, ci piace ricordare un simpatico quanto più importante episodio narrato dal regista e scrittore Andrea Camilleri in uno dei suoi ultimi interventi pubblici. Un elegante invito alla costruzione del pensiero critico individuale che, senza pretese di merito, vorremmo ricordare:
Un giorno, con Edoardo Sciascia assistetti ad una discussione tra lui ed un suo amico. Il suo amico iniziava le frasi dicendo -Io penso- Ad un certo punto Leonardo lo interruppe e gli disse -Totò, ti posso dare un consiglio? – Certo, dimmelo- Tu dovresti riflettere molto prima di pensare–
è una delle svariate citazioni attribuite al filosofo e poeta francese Paul Valéry : affinché sia preservata e custodita l’importanza e la libertà del pensiero critico personale.