Le persone con disabilità nelle catastrofi naturali

È necessario il pieno coinvolgimento delle persone con disabilità nei piani di adattamento e cambiamento

In questi ultimi giorni ha fatto il giro del web la foto di Simone Baldini, il campione Paralimpico, con la pala in mano per le strade di Forlì invase dal fango dopo l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. Tanto è stato scritto sul valore simbolico di quella foto, la storia è stata ripresa poi da giornali e tv come esempio di forza, coraggio e determinazione, per gli attivisti un esempio di inclusione, di semplice possibilità che tutti hanno di partecipare al bene collettivo.

L’immagine ha ribaltato l’idea della persona con disabilità che ha bisogno di assistenza, di supporto da gli altri: in questo caso, invece, era proprio lui a dare aiuto.

Dobbiamo precisare che Simone Baldini è un campione paralimpico, perciò una persona abituata allo sforzo fisico anche prolungato. Come lui stesso ha dichiarato, poi, suo padre è un vigile del fuoco, perciò a casa, i racconti di eventi estremi erano all’ordine del giorno fin da quando era bambino.

Queste precisazioni non vengono fatte per sminuire il lavoro fatto da Baldini, che è sicuramente più che apprezzabile come ogni gesto di vicinanza alle persone colpite da tali tragedie, ma per il mondo delle disabilità è un esempio limitante, perché si tratta sempre di un ex campione sportivo, non una persona comune con la sua disabilità.

In ogni caso, forse per la prima volta la disabilità è entrata nella narrazione di questi eventi e, come ha detto lo stesso Baldini “Se questo può dare forza ad altre persone, ben venga”.

Possiamo soffermarci ora su un altro aspetto: quello della vulnerabilità delle persone con disabilità in caso di eventi climatici estremi, come nel caso dell’alluvione, ma anche di terremoti o altri episodi simili.

A causa dell’alluvione sono state distrutte diverse strutture che ospitavano persone con disabilità:

queste notizie, questa volta, si trovano anche sulla stampa cosiddetta del mainstream, poiché i centri di cui parliamo sono ritenuti centri di eccellenza. Restando alla Romagna, vi sono diverse testimonianze di centri di assistenza allagati, dove i mezzi in dotazione sono inutilizzabili e le persone con disabilità che qui vivevano o svolgevano attività in diverse strutture sono state messe a riparo.

Ci rendiamo conto della centralità del problema se pensiamo alla grande tradizione di quelle zone per quanto riguarda il mondo associativo e cooperativo che offre servizi e opportunità d’inclusione alle persone che sono in difficoltà. Sul territorio si trovano importanti centri riabilitativi, come il centro Sant’Orsola di Bologna. La tradizione solidaristica aiuterà la Romagna a rialzarsi e a riattivare il tessuto sociale e produttivo, ma questa drammatica situazione ci sollecita nel ricordare quanto la crisi climatica pesi sulle vite di persone che già in situazioni ordinarie sono rese vulnerabili da un ambiente pieno di ostacoli e barriere.

La Fish (Ferderazione Italiana Superamento Handicap) ha lanciato un appello per il sostegno alle persone con disabilità nelle zone colpite e ha richiamato tutti al rispetto della Convenzione Onu a cui si deve far sempre riferimento, anche nei momenti più difficili, come questo.

Durante eventi climatici estremi anche non così lontani nel tempo, come l’uragano Katrina che devastò la costa orientale degli Stati Uniti, a molte persone con disabilità venne di fatto negato il “diritto al salvataggio” come dichiarato in un evento internazionale  (Humanitarian Network Partheship week) nel 2021 organizzato dall’ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, insieme ad altre organizzazioni internazionali e rappresentanti di persone con disabilità come il Forum Europeo delle disabilità. In quell’occasione si richiamò l’urgenza di coinvolgere le persone con disabilità nelle decisioni che riguardano l’adattamento alla crisi climatica in atto e dallo stesso Convegno emerse la poca consapevolezza delle persone con disabilità sul tema.

L’unico modo per invertire la rotta su questo fronte è renderle protagoniste del cambiamento, coinvolgendole direttamente nelle politiche di lotta e adattamento ai cambiamenti climatici come recita anche la Convenzione ONU.

In questo modo creeremo un mondo davvero per tutti, dove saremo capaci di rispondere alle più varie esigenze, e il livello d’innovazione generale sarà notevolmente più alto, e saremo in grado di guardare veramente lontano.

Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni