L’avventura di Pietro Terranova: dalla Polonia alla Sicilia in bicicletta

Quest’estate Pietro Terranova si trovava in Erasmus a Lublino, in Polonia, quando ha deciso di intraprendere un’incredibile impresa: tornare in Sicilia in bicicletta. Appena laureato in Ingegneria Meccanica, Pietro è un ragazzo sportivo pieno di entusiasmo.

Raccontaci di te e della tua avventura

Durante questi mesi mi trovavo in Erasmus in Polonia e continuavo a lavorare in smartworking con l’Università di Pittsburgh, dove ero stato sei mesi per un progetto di ricerca. L’Erasmus durante il lockdown non è stato un’esperienza a mente libera. Per fortuna verso la fine la vita è ricominciata e lì abbiamo iniziato a viaggiare. Non avendo avuto tanto tempo per riflettere sul mio futuro, ho deciso di fare una cosa a cui non avevo mai pensato: un viaggio in bicicletta. Quest’idea nasce dal pretesto del volo cancellato e trova terreno fertile grazie alla voglia di avere del tempo a disposizione. Ho iniziato a girare con le biciclette del bike sharing e senza aver mai avuto un’esperienza ciclistica mi sono messo alla prova, aumentando sempre di più i chilometri percorsi ed iniziando ad allenarmi ad alta intensità; mi sono reso conto di non essere stanco, fino a che il 27 maggio ho comprato la bicicletta e ho iniziato ad armarla con borse, borracce e tutto il materiale necessario. Il primo luglio ho concluso le pratiche universitarie e ho deciso di partire – all’inizio era una sfida con me stesso – ma il principio base di quest’esperienza era per me la condivisione: la gente mi fermava per strada, i giornalisti mi chiamavano ed i miei followers su Instagram aumentavano sempre di più. Il mio format Instagram era da intrattenimento, cercavo di creare storie divertenti per il pubblico. Sono partito da Lublino il primo luglio, ero euforico per il viaggio che iniziava ma allo stesso tempo preoccupato di poter scoprire che si trattava di una cosa più grande di me. Il primo arrivo, a Kielce (175 km) è quello che mi ha stupito di più; lì ho dovuto mandare i bagagli a casa per alleggerirmi. Il giorno dopo sono partito per Cracovia, dove ho incontrato amici dell’Erasmus, da qui sono ripartito alla volta della Repubblica Ceca per passare la frontiera e sono arrivato ad Ostrava. Il giorno dopo ho fatto Brno-Vienna e lì mi sono fermato per visitare questa meravigliosa città. Da qui in poi ho vissuto una delle parti più dure del tour: da Vienna a Graz sono stati 210 km in salita, con una montagna da mille metri in mezzo. E’ stata tosta però anche una delle giornate più belle, c’era da sfondo un paesaggio immerso nella natura e in più ho avuto la conferma di poter fare una cosa che non avrei mai immaginato. Poi da lì mi sono diretto verso Maribor per fermarmi a Ljubljana, una città piena di giovani. Quando da Ljubljana sono arrivato a Fiume, ho rivisto il mare dopo un anno; la costa della Croazia è stato uno dei luoghi più belli da attraversare, era tutto mare: un paesaggio abbandonato, incontaminato, di natura selvaggia. Avrei voluto fermarmi per un bagno ma avevo un traghetto da prendere e non sapevo a che ora fosse l’ultimo, era una corsa contro il tempo, sono arrivato alle 17 con un caldo terribile. Su Instagram c’è una mia foto su questo promontorio che passava dal mare alla montagna, un meraviglioso sfondo con le isole croate dietro di me. Passando per Prizna, un punto diventato famoso per i traghetti che ti portano direttamente sull’isola di Pag, ho trovato un territorio diverso, arido, sembrava di essere su Marte, la terra era rossa, piena di pietre, non c’era nessun tipo di vegetazione e mi sono chiesto: “Ma dove sono finito?”. Da Novalja il giorno dopo sono partito presto; i turisti in questo periodo di pandemia sono pochi, quindi il mare era tutto per me. Da Zara ho preso finalmente il traghetto che mi ha portato in Italia dopo 17 giorni di viaggio. 

Quanti Paesi hai attraversato?

Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia, Croazia e Italia. Il viaggio è durato 27 giorni con circa 2800 Km pedalati.

Cosa ti ha lasciato quest’esperienza?

La consapevolezza di me stesso: durante il viaggio scopri parti di te che non conosci, ti fa crescere da tanti punti di vista non solo della gestione personale, delle energie ma anche delle emozioni. Mi ha dato la possibilità di pensare a ciò che conta veramente, le mie vere passioni.

Lo rifaresti? 

Assolutamente sì, sicuramente cambierei le strade, perché alcune volte mi sono trovato in difficoltà, da solo in mezzo ai boschi. All’interno della Puglia ci sono zone aride, dove i centri abitati sono molto distanti tra loro, ed io mi sono ritrovato lì, con il caldo di mezzogiorno, avevo finito l’acqua perché avevo perso una borraccia, ero quasi alla fine del viaggio e avrei dovuto razionare il cibo, salvaguardare le energie ed invece non l’avevo fatto. Il più vicino centro abitato si trovava a 15 km ed il navigatore mi aveva portato in una strada sterrata in mezzo ai campi di grano dove ha iniziato ad inseguirmi un cane; riesco a sfuggirgli, tuttavia mi ritrovo davanti un sentiero sterrato con un campo di grano, non sapevo più dove andare, allora sperando che la strada fosse dietro questo campo comincio a pedalare ed oltre c’era solo un lago. Mi sono sentito perso, ma per fortuna sono riuscito a ritrovare la giusta via.

Il momento più emozionante?

Mi trovavo in Calabria quando in prossimità del punto più alto di una montagna inizio a vedere la Sicilia. E’ stato il momento più bello del viaggio, quello in cui ho pianto dall’emozione, perché rivedere casa dopo sei mesi mi ha fatto rendere conto che questo era il motivo per cui ho pedalato tutti quei chilometri; noi siciliani viviamo questa nostalgia in modo particolare, la nostra isola, questa terra che ti chiama così forte. L’arrivo a Palermo è stato il 27 luglio con una cerimonia di accoglienza organizzata per me dai professori. Io faccio parte di un progetto universitario: insieme ad un team di ragazzi costruiamo barche a vela, e loro mi hanno fatto trovare una delle nostre davanti la facoltà di Ingegneria. Si chiama Zyz Sailing Team, “Zyz” – che significa “fiore”- è il nome che i fenici diedero a Palermo quando arrivarono qui.


Già pubblicato in versione ridotta sul Quotidiano del Sud – L’AltraVoce dei Ventenni il 26/10/2020