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Lavoratori utili e lavoratori inutili, l’appello di Stefano Massini

Quando si va incontro ad un momento di grande necessità, urge essere pratici. Bisogna concentrarsi sulla concretezza delle cose, soluzioni pragmatiche ed efficaci anche sul medio periodo. Il Covid-19 ha costretto il Governo a tirare fuori dall’armadio l’utilitarismo nella sua massima espressione, costruendo l’assetto delle nuove regole per l’emergenza sanitaria sui concetti di utile e non utile, di essenziale e non essenziale.

Non ci sta però lo scrittore Stefano Massini che, durante il suo consueto monologo del giovedì a Piazza Pulita, parla senza mezzi termini della retrocessione dell’arte, più precisamente quella dei lavoratori dello spettacolo dal vivo, a categoria non utile. È il 09 Aprile 2020.

Il punto non è che io chieda che domani vengano riaperti i teatri o i cinema. Il punto è il modo irritante in cui si dà per scontato che l’arte, la musica, il cinema, il teatro siano delle cavolate marginali che, anche se non ricominciano, tutto sommato chi se ne frega e possono continuare a mancare all’appello per tanto tempo purché ricomincino le cose utili”.

Massini non si ferma e sottolinea come i lavoratori dello spettacolo muovano tutto un macrocosmo di vite di persone che guidano i camion, allestiscono i teatri, montano i palchi, si occupano delle luci; insomma, fanno sì che la magia avvenga e, secondo le linee guida governative, finiscono anche loro nelle schiere dei lavoratori di seconda scelta. Si dà il caso però che quegli stessi lavoratori non utili, ovvero attori, musicisti, cantanti, scrittori, attori di teatro siano quelli che, nei momenti più tristi dell’isolamento, ci hanno allietato più di tutti con canti, letture di poesie, musiche, racconti, spettacoli caserecci e tutorial di varia natura, permettendoci così di affrontare con spirito migliore la paura del contagio che ci è franata addosso. Cosa sarebbero stati questi giorni di tremenda incertezza senza l’arte?

La conclusione del suo monologo rimane, a mio avviso, una delle più belle di quelle che ho ascoltato a Piazza Pulita: “Noi non siamo un paese qualunque del pianeta Terra; siamo l’Italia. Un paese che fino a prova contraria ha nel suo DNA la funzione di faro nel mondo per quello che riguarda il rapporto con la bellezza. La bellezza noi ce l’abbiamo nel nostro DNA […] La bellezza, l’arte e la cultura non sono scemenze di cui si può fare a meno e tanto chi se ne frega, ma sono qualcosa che è parte radicale dei ricordi e della sete di bellezza che abbiamo.”

Parole accorate che, nel giro di 24 ore, hanno infiammato molti e incassato elogi e l’appoggio di artisti del calibro di: Renato Zero, Vasco Rossi, Carlo Verdone, Fiorella Mannoia, Silvio Orlando, Jovanotti; poi ancora Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Gianna Nannini, Paola Cortellesi, Stefano Accorsi, Emma, Pierfrancesco Favino, Ambra Angiolini, Paola Turci, Tosca, Tommaso Paradiso, Ferzan Ozpetek, Gianmarco Tognazzi, Fabrizio Bentivoglio e molti altri. Man mano che i giorni passano, il suo urlo di protesta riceve sempre più consensi e sfocia, qualche giorno prima del 1° maggio (la festa dei lavoratori utili, come la definisce lui stesso), in un video in cui ringrazia la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) per l’aiuto che, probabilmente senza accorgersene, sta dando alla sua causa.
La CEI, infatti, sta lottando affinché le chiese vengano riaperte perché tenerle chiuse viola la libertà di culto. Per Massini tenere chiusi i teatri che, di fatto, hanno le stesse proporzioni spaziali delle chiese, viola il diritto alla bellezza e afferma, con convinzione, che il giorno in cui la CEI vincerà la propria battaglia e le chiese verranno riaperte, saranno riaperti anche i teatri.

La speranza è che nel prossimo DPCM il Governo possa ascoltare le voci di questo disagio e valorizzare quelle persone che sono parte integrante del nostro patrimonio culturale. Per chi non lo sapesse, l’Italia è il primo paese al mondo per numero di siti UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura).
Vantiamo 55 siti protetti tra chiese, piazze, teatri, ville, affreschi e persino montagne (le Dolomiti, n.d.r.) e interi tratti di cosa (la costiera amalfitana, n.d.r.). In un paese come il nostro, in cui la cultura è parte integrante delle nostre radici, dove è possibile passeggiare tra i resti di una civiltà che ha influenzato il mondo, che ha dato i natali ad artisti che hanno modellato a loro immagine e somiglianza la storia dell’arte e della letteratura, classificare i discendenti di tutto questo patrimonio come lavoratori non utili, stride.

Sitografia:
Piazza Pulita – “La Retrocessione dell’Arte”
Repubblica – “Fase 2, Stefano Massini: Il teatro non vi pare del tutto uguale a una chiesa?”
Repubblica – “Vasco Rossi: Aderisco incondizionatamente all’appello di Stefano Massini per l’arte e la cultura”
Artribune – “Lo scrittore Stefano Massini si infuoca in tv col suo appello: la cultura non è inutile”

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