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La nuova corsa verso lo Spazio Inclusivo

La situazione che stiamo vivendo è per tutti completamente nuova e inattesa; pone a noi nuove domande, profondi interrogativi sul nostro modo di relazionarci con l’altro e con il mondo esterno.

All’improvviso ci siamo trovati tutti di fronte a forti restrizioni delle nostre libertà personali e di movimento e ci siamo trovati tutti ad essere in qualche modo disabili.

Abbiamo tutti capito cosa vuol dire non poter uscire di casa per un impedimento che non dipende da noi, ma da condizioni esterne; abbiamo capito cosa vuol dire veder limitata la propria libertà personale e quali conseguenze questo può avere a livello psicologico e sociale.

Se c’è una lezione che dovremmo imparare da questa situazione è una maggiore attenzione alla disabilità e all’inclusione.

Il Governo ha messo in campo diverse misure per supportare le persone con disabilità, con l’ampliamento dei permessi lavorativi per i caregiver o per le stesse persone con disabilità che lavorano, la possibilità poi di poter uscire per brevi passeggiate nei pressi dell’abitazione, oltre alla garanzia dei servizi di assistenza domiciliare.

Sappiamo, però, che tali misure contenute nel decreto “Cura Italia”, pur fondamentali, non bastano, visto l’impatto negativo che le restrizioni anti Covid 19 hanno sulle persone con disabilità e loro famiglie, con la chiusura dei centri riabilitativi, ricreativi e lo stop di tutte le attività associative in presenza, che rendono le vite di 3 milioni circa di persone più vere e degne di essere vissute.

Queste persone si trovano, ora, in casa supportate, per lo più, dalle loro famiglie, che chiedono di non essere lasciate sole.

In questa emergenza le persone con disabilità sono apparse, ancora una volta, come la categoria più fragile e vulnerabile, pensiamo a quello che sta accadendo nelle case di riposo per anziani, che si sono rivelate luoghi di propagazione del contagio.

Penso, però, che questa sia un’occasione per fare un passo in più e inaugurare una vera corsa verso l’inclusione che investa tutti i campi, quello lavorativo, strutturale e ambientale.

Fare politiche a favore dell’inclusione vuol dire infatti porsi domande inattese, trovare soluzioni particolari.

Una politica dell’inclusione ci permette di portare grandi cambiamenti nel campo lavorativo, sociale e ambientale.

Bisogna, quindi, capovolgere la prospettiva, guardando alle politiche di inclusione, non come una mera concessione data ad una categoria sociale in difficoltà, ma come un modo per rendere il mondo più sicuro per tutti.

La politica dell’inclusione, infatti, è quella che, più di tutte, ci fa guardare lontano, perché un mondo inclusivo è capace di rispondere a esigenze diverse, non comuni, e ci darà la possibilità di rispondere al meglio alle sfide di domani, questo sarà un mondo meno fragile e capace, invece, di affrontare nuove sfide.

Avvicinarsi alle persone con disabilità, inoltre, ci insegna a non dare nulla per scontato, ad adattarsi alle situazioni, a fare delle rinunce per un bene più grande, tutti elementi di cui oggi e in futuro avremo sempre più bisogno.

Perciò quella che vorrei lanciare, oggi, è una corsa all’inclusione ma non solo per rendere il mondo più capace di accogliere persone con disabilità e con altre esigenze, ma soprattutto per metterlo nelle condizioni di affrontare le sfide che lo attendono.

Oggi quindi, proprio come 50 anni fa, quando si proclamò la corsa allo spazio, dovremmo iniziare, tutti insieme, una corsa verso un mondo inclusivo che sarà in grado, così, di rispondere alle nuove sfide che lo attendono.

Perciò, proprio come 50 anni fa, quando gli astronauti utilizzarono per la prima volta il materiale oggi utilizzato per le sedie a rotelle, dobbiamo riscoprire il nostro mondo trovando nuovi strumenti e punti di vista.


Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia di lunedì 06/04/2020                                         

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