Il 50 % dei ragazzi italiani è rimasto nel Paese ospitante
In queste settimane di quarantena, in cui tutta l’Europa e il mondo si sono fermati, un periodo in cui milioni di persone, a ogni latitudine si sono ritrovate a vivere spesso in pochi metri quadrati, a causa di un nemico invisibile, centinaia di migliaia di ragazzi si sono chiesti se torneranno a viaggiare.
In particolare: l’Erasmus, che rappresenta per la nostra generazione rito di passaggio e di svolta, occasione di crescita e presa di coscienza di sé e del mondo, potrà continuare? Questa è la domanda che si sono fatti migliaia di giovani europei.
Ebbene, possiamo dire che la risposta è sì: lo slogan che infatti oggi risuona tra i giovani è #iorestoErasmus.
L’iniziativa è stata promossa dell’Agenzia Erasmus Plus Indire (agenzia nazionale che gestisce la mobilità in entrata e in uscita), coordinata da Sara Pagliai, proprio per supportare i giovani europei e farli sentire ancora parte attiva del progetto.
L’hashtag si è immediatamente diffuso in tutta la penisola, dando vita a una campagna social che dalle Alpi alle isole grida al mondo la voglia di viaggiare e di non fermarsi.
Secondo i dati della Commissione Europea, circa il 60% dei ragazzi ha lasciato il Paese ospitante ed è tornato nella propria città.
È stata una scelta non facile, fatta da ragazzi, spesso, poco più che ventenni che hanno visto interrotto il loro sogno e si sono arresi di fronte a un qualcosa più grande di loro. Hanno lasciato spesso in fretta le loro camere, abbandonando libri, oggetti e vestiti, che ancora si stanno, con difficoltà, provando a recuperare, anche attraverso l’ESN (Erasmus Student Network).
Il 40% degli studenti europei ha invece deciso di restare nel paese ospitante, tra gli italiani si è raggiunto addirittura il 50%. Le università hanno attivato infatti corsi e attività on-line, che hanno permesso a questi giovani di non sentirsi soli, ma anzi parte di una comunità più grande.
IorestoErasmus ha raccolto una serie di storie positive, di resilienza, come quella della ragazza di Bologna che studiava medicina e che ora lavora come volontaria a Bruxelles oppure quella di un ragazzo del Mozambico che è rimasto a studiare in un conservatorio italiano.
Tra i tanti giovani ci sono anche studenti calabresi come Giovanni De Maria, che dall’università di Bologna si era trasferito al Royal Institute of Technology di Stoccolma. In questo periodo, poi, sono state tante le iniziative online portate avanti dai giovani Erasmus come gli appelli a restare a casa e al rispetto delle restrizioni durante il lock-down.
Ricordiamo tra queste il film uscito il 12 aprile su tutte le piattaforme on-demand intitolato Un figlio di nome Erasmus, con Ricky Memphis e Luca e Paolo per la regia di Alberto Ferrari. La commedia racconta la storia di quattro amici quarantenni − Pietro, Enrico, Ascanio e Jacopo – che vengono chiamati a Lisbona per il funerale di Amalia, la donna che tutti e quattro hanno amato da ragazzi quando facevano l’Erasmus in Portogallo.
Amalia ha lasciato un’inaspettata eredità: un figlio concepito con uno di loro. Ma chi è il padre? Aspettando i risultati del test del DNA, i quattro amici decidono di andare alla ricerca di questo misterioso figlio ventenne e intraprendono un rocambolesco ed emozionante viaggio attraverso il Portogallo insieme ad una ragazza che si offre di aiutarli.
Il film, trasmesso contemporaneamente su tutte le piattaforme nel giorno di Pasqua, sta a ricordare come per tutti noi l’Erasmus sia stato un momento fondamentale e come siamo tutti, in fondo, suoi figli, tra vecchie e nuove generazioni.
Il progetto Erasmus quindi non si è mai veramente fermato e non si fermerà, anche se almeno per il primo semestre 2020 si prevede una modalità mista online e in presenza per far fronte alle misure di contenimento del virus che dovranno ancora essere rispettate.
A sottolineare che il progetto Erasmus proseguirà c’è la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea dell’invito a richiedere l’accreditamento per i settori scuola, educazione degli adulti e formazione, che anticipa il nuovo programma 2021-2027.
Erasmus è un progetto che può riguardare tutti, giovani e meno giovani: scuole, università, centri di formazione, studenti, insegnanti, formatori o, semplicemente, chi ha voglia di scoprire il mondo. Anche in questo periodo, infatti, prosegue l’offerta di scambi culturali, training course ed esperienze interculturali di ogni tipo, portate avanti da diverse associazioni, con viaggi all’estero che possono durare una settimana, un mese, un anno o anche più: ciò che non cambia è l’unicità dell’esperienza stessa.
Tutti questi progetti, che fino a qualche anno fa erano parte dei programmi come Erasmus e Leonardo, oggi sono riuniti nel grande mondo Erasmus Plus, ancora tutto da esplorare.
Perciò, con un nuovo finanziamento complessivo del progetto Erasmus Plus di 56 milioni di euro, possiamo davvero dire io resto Erasmus, per continuare a viaggiare, sognare e pensare al futuro.
Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – l’AltraVoce dell’Italia di lunedì 01/06/2020