INTERVISTA A RICCARDO NISEEM ONORATO: VOCE DI, JUDE LAW, ERIC BANA, BENEDICT CUMBERBATCH, ANT-MAN

Oggi accogliamo la testimonianza di un altro importante doppiatore, ovvero Riccardo Niseem Onorato.
Ricarrdo Onorato nasce a Stezzano il 24 ottobre del 1966. È il figlio dell’attore e doppiatore Glauco Onorato, uno dei doppiatori più significativi della sua generazione.
Riccardo Onorato si avvicina al mondo del doppiaggio fin da piccolo grazie all’influenza del padre.

Sono innumerevoli le partecipazioni di Riccardo Onorato nei film e nelle serie tv. È la voce di Jude Law da oltre 20 anni, di Eric Bana, Paul Rudd, Benedict Cumberbatch, in alcune delle sue interpretazioni, e Ian Somerhalder.
Ha dato la voce a Jude Law ne Il talento di Mr. Ripley, Era mio padre, Ritorno a Cold Mountain, Sherlock Holmes, Hugo Cabret, The Young Pope, The New Pope, Eric Bana in Hulk, Troy, Benedict Cumberbatch in War Horse, 12 Anni Schiavo, The Imitation Game. Ha inoltre doppiato Ian Somerhalder in Smallville, The Vampire Diaries e Dana Ashbrook in I segreti di Twin Peaks.
Per quanto concerne i videogiochi, è la voce di Connor Kenway in Assassin’s Creed III, Assassin’s Creed III: Liberation, Assassin’s Creed IV: Black Flag, Varian Wrynn in Heroes of the Storm, World of Warcraft e Jefferson Peralez in Cyberpunk 2077.


Cosa ti ha spinto a entrare nel mondo del doppiaggio?


Mio padre faceva questo lavoro da tantissimi anni e quindi è stata una cosa abbastanza semplice e naturale ritrovarmi all’interno di questo mondo. Quando decisi che da adulto volevo intraprendere la carriera da doppiatore, ho trovato questo lavoro abbastanza semplice perché già lo conoscevo.
Ho iniziato da bambino, più o meno verso i 7 anni, per poi riprendere in mano questo lavoro quando avevo 16 anni. Da allora sono andato avanti e non mi sono mai fermato.

Uno dei personaggi più significativi che hai doppiato nel panorama videoludico è sicuramente Connor Kenway in Assassin’s Creed III. Trattandosi di una personalità piuttosto controversa per via della sua storia e del suo temperamento, cosa puoi raccontarci del doppiaggio di quel titolo?


È stata un’esperienza quasi mistica, perché doppiare un videogioco non è una cosa semplice. Ti ritrovi dentro a un box in presenza di uno schermo con delle onde sonore e devi ripetere la voce originale.
Devi ripetere le stesse cose con la stessa intonazione, avevamo solo dei primi disegni che erano stati realizzati e inviati allo studio di doppiaggio. Da questi bozzetti potevamo prendere spunto per delle caratteristiche fisiche di Connor, che poi non abbiamo riscontrato quando abbiamo visto il videogioco nella forma finale.
Nei disegni era molto esile, quindi abbiamo cercato di trovare una vocalità più leggera. Una volta visto il gameplay, ci siamo resi conto che avesse il collo enorme, in pratica era una bestia. Probabilmente ci avevano mandato dei disegni che non erano proprio adatti per poter doppiare al meglio quel personaggio, però strada facendo ci siamo ripresi.
Chi fa doppiaggio è abituato a vedere un volto, a scrutare delle espressioni, seguire gli occhi dell’attore, nel videogioco questo non c’è. È stata un’esperienza particolare perché dovevo immaginarmi tutto. Amo videogiocare perciò cercavo di immaginarmi come sarebbe venuto il gioco mentre lo doppiavo.


Ti è mai capitato di provare un videogioco che hai doppiato?


Ho provato a giocare Assassin’s Creed, però non mi ci sono trovato tanto bene.
Un videogioco che ho doppiato al quale gioco ancora, anche se il mio personaggio non c’è più, è World of Warcraft, in cui doppiavo il Re Varian Wrynn. Ho giocato letteralmente anni a quel videogioco, perché ci gioco dalla sua prima beta, parliamo di almeno 17 anni. World of Warcraft è stato il videogioco al quale ho giocato di più in assoluto.

Quali sono i consigli che daresti a nuovi e aspiranti doppiatori?


Il lavoro del doppiaggio è un lavoro attoriale, quindi bisogna essere degli attori. Bisogna studiare recitazione e pertanto fare un corso di teatro. Il nostro obiettivo è di riprodurre quello che ha fatto un attore sul set cinematografico, come puoi farlo se non sei anche un attore? Non è solo tecnica, ma quello che serve è cominciare a capire le nostre emozioni per poterle mettere a servizio del personaggio.
Il consiglio principale è studiare recitazione, guardare tanti film, andare a osservare spettacoli teatrali e fare una scuola valida di teatro. Una volta assimilate alcune tecniche di recitazione, allora si può pensare a specializzarsi nel mondo del doppiaggio.


Qual è stato il personaggio più difficile da doppiare? E a quale sei più affezionato?

I personaggi più difficili paradossalmente sono quelli che mi hanno dato più soddisfazione. Ricordo il doppiaggio di Benedict Cumberbatch nel film The imitation Game. È stato molto difficile però mi ha dato una soddisfazione incredibile.
Doppio Jude Law da 22 anni e ovviamente mi è capitato di doppiarlo in tutte le salse. Un film che mi ha particolarmente colpito si chiama Dom Hemingway, sicuramente uno dei film più complessi che abbia mai doppiato.
Sotto il profilo fisico e mentale il più difficile è stato Amabili Resti, dove doppiavo Mark Wahlberg. Questo film tratta alcune tematiche molto forti tanto da distruggermi psicologicamente. Il film parla di un padre al quale viene rapita, stuprata e uccisa
la figlia. Ricordo che durante il doppiaggio di quel film c’erano alcuni momenti in cui la mia emozione era più forte rispetto a quello dell’attore. Facevo fatica ad andare avanti con il doppiaggio, è stato un film bellissimo ma devastante.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni

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