Intervista a Maria Elena Oddo, presidente del Gruppo dei Giovani Imprenditori di Sicindustria Palermo

Maria Elena Oddo, 35 anni, è stata eletta presidente del gruppo Giovani Imprenditori di Sicindustria Palermo insieme ai componenti del Consiglio Direttivo. Oggi avrò l’occasione di raccontarvi la sua storia.

Raccontaci di te e del tuo lavoro

Dopo la triennale a Palermo ho frequentato la magistrale all’Università di Pisa dove ho studiato Relazioni Internazionali. Lì ho avuto il mio primo approccio a Bruxelles scrivendo la tesi con una borsa di studio dell’università. Ho trattato il tema dell’Unione Europea nel nuovo assetto globale del multipolare: transizione post guerra fredda, qual era il ruolo dell’Unione Europea. L’Europa è il mio primo amore, tutto per me parte da lì. Ho frequentato un master in Europrogettazione: consulenza sul reperimento dei fondi, partecipazione alle call per ottenere dei Grant e alle gare di appalto. Poi ho lavorato al Parlamento Europeo come assistente presso un deputato – nell’ambito di uno stage – la mia prima vera esperienza lavorativa. Dopo tre anni mi sono trasferita a Brescia e ho iniziato a lavorare per Europartner, la casa madre da cui ha inizio il mio percorso professionale; ho lavorato sei anni e mezzo lì per poi rientrare a Palermo e creare questa realtà in modo formalmente autonomo ma correlato a loro, perché lavoriamo in rete su diversi progetti, quindi l’obiettivo è creare una rete nazionale di assistenza alle imprese.

Il mio compito è di assisterle nella partecipazione ai bandi o alle agevolazioni di origine europea, siano essi contributi a fondo perduto o finanziamenti a tasso agevolato. Il punto di partenza sono gli imprenditori pronti ad investire nei loro settori, ad aumentare la competitività investendo in macchinari innovativi, riqualificando le proprie strutture in ambito turistico – che portano alla crescita e allo sviluppo delle aziende e che possano riscontrare l’interesse dell’Unione Europea – che investe nell’evoluzione delle aziende, ad esempio nella transizione digitale, nella manifatturiera avanzata, nella riqualificazione dell’offerta turistica o di transizione ecologica.

Quali sono state le tue esperienze più significative?

Bruxelles in primis: credo molto nell’Europa, penso che vada vista da vicino e che un’esperienza nelle istituzioni ed in tutto quello che riguarda Bruxelles sia l’origine di tutto, si comprendono le dinamiche, gli obiettivi, cosa significhi essere cittadini europei. Ho fatto altre esperienze importanti come l’Erasmus a Berlino, che consiglio tanto, poi un tirocinio in un’associazione italo tedesca che si occupava di politica e relazioni culturali nel corso dei secoli tra Italia e Germania; è stato molto bello perché il tema, i rapporti bilaterali, le contaminazioni tra culture mi piacciono molto e arricchiscono il bagaglio culturale e personale. Misurarsi con un’altra cultura è bellissimo, uscire dalla comfort zone, è qualcosa di nuovo che ti apre la visione del mondo, e poi torni nella tua terra – come nel mio caso – con entusiasmo e con la voglia di cambiare le cose.

Quali sono le priorità del tuo mandato?

Punteremo alla creazione di nuove imprese di valore con contenuti di innovazione, portando avanti buone pratiche esistenti sul territorio, lavorando sulle misure a sostegno dell’imprenditorialità. E’ importante diffondere la cultura dei contributi e degli incentivi utilizzati in modo virtuoso secondo una strategia efficiente ed efficace. Lavoreremo anche sulla formazione orientata allo sviluppo per creare una cultura di impresa che parta dai più giovani: mi piacerebbe molto con modi ludici riuscire a raggiungere il segmento della scuola dell’obbligo. Bisogna trasmettere la cultura dell’impresa – soprattutto nella nostra terra in cui il sistema delle imprese sembra un’ambizione lontana. Parleremo anche di imprenditoria femminile, su come possiamo incentivarla e del coinvolgimento attivo delle donne nel mondo del lavoro.

Le donne – che partivano già da una fragilità nell’inquadramento professionale – secondo i dati censiti dall’Istat, durante la pandemia, sono state le più colpite nel calo dell’occupazione; il lockdown ha avuto degli effetti anche in termini di gestione pratica della famiglia. Lavoreremo a tutto ciò che è 4.0 inteso come passaggio di transizione del governo per sostenere l’evoluzione del tessuto imprenditoriale verso un economia più verde, digitale ed efficiente, tutto ciò sarà trattato secondo le opportunità disponibili. Infine affronteremo il tema della transizione ecologica perché bisogna puntare sull’energia alternativa.

Come si potrebbe incentivare l’assunzione delle donne? 

Gli incentivi ci sono già. In un sistema che funziona un imprenditore dovrebbe essere libero di scegliere di assumere un uomo o una donna in base alle competenze, e ciò si può creare solo se tutti hanno uguaglianza di accesso all’istruzione e alle opportunità professionali. Hanno uniformato i bonus sui figli creando più coerenza; l’ideale sarebbe consentire una maggiore flessibilità nella gestione del lavoro. Un primo problema è di carattere organizzativo, lo dico in primis da madre e dopo da lavoratrice. Più flessibilità sugli orari e sui congedi, sui permessi, potrebbe garantire una maggiore conciliazione tra famiglia e lavoro e dare una chance in più nell’accesso alle opportunità. E’ necessario creare infrastrutture per i bambini fruibili nell’arco della giornata in modo sostenibile e compatibile con i bisogni dei lavoratori: asili nido, ludoteche, spazi in cui è possibile tenere i bambini nel momento in cui entrambi i genitori lavorano, maggiore accesso alle infrastrutture di gestione del mondo dell’infanzia che siano di qualità e degli incentivi per usufruirne. La stessa cosa andrebbe fatta per gli anziani e i genitori bisognosi di assistenza.

Purtroppo spesso sono le donne a dover rinunciare ad accedere al mondo del lavoro, guadagnano meno degli uomini e hanno dei contratti più sacrificabili nel sistema familiare. Con gli studenti in Dad le mamme hanno avuto il compito di affiancare e seguire i figli, perché il bambino non riesce autonomamente ad accedere al mondo scuola; bisognerebbe fare qualcosa, abbracciando delle buone pratiche come quella europea di aumentare la possibilità del congedo parentale che sia più equo tra uomo e donna, con una retribuzione al 100 % e senza decurtazioni importanti dello stipendio qualora si scelga il congedo facoltativo. Molti paesi europei come la Spagna sono già andati avanti rispetto a questo tema, quindi basterebbe uniformarci a loro.

Cosa potrebbero fare le aziende – ad esempio attraverso aiuti statali – per permettere di conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari? 

Le aziende, se lo Stato le mette in condizione economicamente vantaggiosa di sostenere simili scelte, potrebbero dare più flessibilità sugli orari di lavoro. Lo smart working si è rivelato un buono strumento che non sostituisce il lavoro in presenza però può dare una possibilità effettiva di conciliare lavoro e famiglia. Il Governo potrebbe incentivare le aziende a mettersi in rete per creare dei servizi di conciliazione tra il mondo del lavoro e delle imprese, creando dei bandi ad hoc e delle opportunità in cui vengono premiate le imprese che si mettono insieme, e anche tutto il sistema delle cooperative sociali che offrono dei servizi in tal senso.

Credo che le buone pratiche partano sempre dal basso quindi è il sistema che deve mettersi in rete creando degli strumenti virtuosi che poi devono arrivare allo Stato ed essere sostenuti, incentivati, incoraggiati. Il mondo privato non può pagare questa transizione verso una conciliazione tra il mondo del lavoro e quello familiare. Lo Stato deve fornire degli strumenti, delle politiche a supporto, ne gioverebbero tutti. Avere risorse umane più soddisfatte della loro vita personale crea degli ambienti di lavoro più sani, più virtuosi, più efficienti e di conseguenza un notevole miglioramento della società.

Cosa consiglieresti ad un giovane che voglia intraprendere un percorso simile al tuo?

Partire da una propria idea imprenditoriale e darle un taglio innovativo, vedendo le offerte dei competitor sul mercato e immaginando gli eventuali ostacoli che i clienti riscontrano e cercare una soluzionePer l’avvio di impresa ci sono strumenti a supporto soprattutto attraverso Invitalia, che si occupa degli incentivi per l’autoimprenditorialità; bisogna investire nella ricerca, nell’analisi del mercato e nella creazione di un business model vincente. Le associazioni possono dare una mano, ci si confronta con sistemi che danno supporto ad aziende piccole e grandi. Per il mio settore consiglio le esperienze all’Estero perché nei progetti transnazionali è importante avere una rete e frequentare i circuiti che girano intorno a Bruxelles, comprendere i processi produttivi, vedere quali sono le nuove tendenze in ambito di innovazione. L’imprenditore è il primo a dover credere nel successo della sua impresa.


Articolo già pubblicato sul Quotidiano del Sud – L’AltraVoce dei Ventenni del 14/06/2021