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#INSTAGLORIOUS AWARD

Di Frannie

Il 12 luglio 1998 si svolge una gara ciclistica per Allievi a Solarino, vicino Siracusa. Un ragazzo arriva da solo al traguardo. Ha 13 anni e il suo nome è Vincenzo Nibali. Sedici anni dopo, Nibali, indossando la maglia gialla, giunge in solitaria a Hautacam, uno dei traguardi più prestigiosi della storia del ciclismo dove ipoteca definitivamente il Tour.
Molte cose sono accadute in questi sedici anni e quel ragazzo nato e cresciuto a Messina è ora uno dei migliori corridori di corse a tappe. E’ uno dei pochi ad aver vinto tutti e tre i grandi Giri (Tour de France, Giro d’Italia, Vuelta a España), prima di lui ci sono riusciti solamente il “Cannibale” Merckx, il nostro Gimondi, i francesi Anquetil e Hinault e “el Pistolero” Contador. E proprio quest’ultimo doveva essere uno dei suoi avversari, assieme al britannico Chris Froome, al Tour di quest’anno. Purtroppo entrambi sono stati costretti a ritirarsi a causa di una caduta: Froome si è rotto il polso mentre Contador la tibia. Ma la loro mancanza non sminuisce affatto il valore del Tour vinto da Vincenzo perché, al momento del loro ritiro, aveva già conquistato la maglia gialla vincendo la tappa di Sheffield e aveva un vantaggio di due minuti e mezzo, guadagnati nella meravigliosa tappa di Arenberg sul pavè reso famoso dalla Parigi-Roubaix. E proprio questa tappa rappresenta il capolavoro di Nibali, nonostante sia arrivato terzo, perché nessuno si aspettava che un corridore da lunghe corse a tappe come lui potesse essere competitivo su un terreno così insidioso. Ma nessuno aveva considerato che Vincenzo, da piccolo, scorrazzava in mountain-bike sulla pietra lavica! Da quella tappa in poi è stata una cavalcata trionfale fino agli ChampsÉlysées, dopo aver vinto su tutte le grandi montagne del Tour: sui Vosgi (La Planche de Belles Filles), sulle Alpi (Chamrousse) e sui Pirenei (Hautacam).
Appena arrivato a Parigi e aver fatto risuonare l’Inno di Mameli di fronte all’Arco di Trionfo, ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport (che, il giorno dopo, in suo onore ha abbandonato il tradizionale colore rosa per il giallo): “Se non avessi accanto mia moglie Rachele, la mia bimba Emma e non avessi avuto fin dalle prime pedalate in bici il sostegno di genitori come i miei, non so se qui ci sarei arrivato lo stesso”.


Il Personaggio del mese è lui, questo ragazzo del Mezzogiorno che con perseveranza e molti sacrifici ha esaudito il sogno che aveva sin da quando, appena tredicenne, prendeva il treno a Messina per raggiungere il Nord Italia e gareggiare in Toscana. Lo “squalo dello Stretto” (come viene chiamato dai suoi tifosi) è sempre rimasto umile e legato alla sua Sicilia. Ora è diventato il Campione ‘Nibalì’ (con l’accento finale, come lo chiamano i francesi) o ‘the Shark of Messina’ (per gli americani) ma per i suoi genitori resterà sempre Enzareddu.

 

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