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Imparare a guardare lontano…

La storia di Michele Pescolloni è quella di un ragazzo semplice che è riuscito a fare della sua vita un “capolavoro”. Un ragazzo di 25 anni che ha fatto del viaggio una ragione di vita, una fonte d’ispirazione.

Oggi abbiamo l’opportunità di fare un chiacchierata con lui, per scoprire i lati più nascosti, ma forse più veri, di un ragazzo partito dalla provincia, alla scoperta del mondo.

Per prima cosa gli chiedo dove si trova adesso e cosa fa attualmente, e così inizia virtualmente il nostro viaggio , iniziano dalla Polinesia, dove oggi Michele lavora come volontario del Corpo di Solidarietà Europeo in Polinesia Francese sull’isola di Moorea in una scuola superiore dell’isola.

Questa è l’ultima tappa di un giro intorno al mondo che, cominciato ,come ci racconta lui stesso, intorno ai 15-16 anni e non si è mai interrotto, lo ha visto andare dal Costa Rica, alla Spagna, dall’Argentina, alla Thailandia, dalla Giordania alla Francia, solo per citare alcune tra le tappe più significative.

Ci puoi raccontare come tutto è cominciato ? Qual è stato il momento in cui, per la prima volta, hai deciso di lasciare tutto e andare lontano?Tutto è iniziato da una mia amica, grazie alla quale sono venuto a conoscenza di AFS Intercultura, la più grande organizzazione italiana per gli scambi internazionali per le scuole superiori. Ho fatto tutto il percorso di selezione, dice, e ho vinto una borsa di studio per andare a studiare un anno in Costa Rica; ancora non lo sapevo ma quell’anno di studio all’estero ha cambiato la mia vita: da semplice ragazzino timido che aveva una vita a suo dire “fantastica” e a cui non mancava nulla e che pensava di conoscere già tutto, mi sono trasformato in un ragazzo capace di mettersi in discussione, sicuro di sé, e cosciente della bellezza del mondo e dell’andare oltre i propri limiti e i propri confini. Da lì, é iniziata per me una nuova vita: quell’anno, quell’esperienza é stata fondamentale. 

Nonostante la tua giovane età, hai già fatto esperienze e visto posti veramente straordinari, cosa ti spinge, sempre, a ripartire? 
Credo sia la voglia di scoprire, conoscere e capire culture e persone diverse e lontane. E’ una voglia insaziabile. Ogni posto del mondo ha le sue caratteristiche, i suoi dettami sociali, i suoi modi di fare e di pensare. Quello che mi interessa é proprio entrare e far parte di questi mondi diversi. La cosa che mi piace di più é proprio far miei alcuni degli aspetti della vita delle culture che incontro: é come rinascere ogni volta e scoprire una parte nuova di me. 

Dando solo una veloce occhiata alle esperienze fatte finora, la tua vita sembra quasi una favola o un film d’avventura, ma probabilmente questa è una visione superficiale, ci puoi raccontare quali sono le difficoltà maggiori che hai trovato durante il tuo percorso ?
Essere sempre in posti diversi per diverso tempo é bellissimo, e come dici te puo’ sembrare una favola, ma in realtà dietro ci sono molti sacrifici da fare. Per prima cosa si deve convivere con sé stessi e con la propria solitudine. Si incontreranno sempre nuove e interessanti persone sulla propria strada, così come amici che dureranno una vita, o persone che, per quanto brevi siano i momenti passati insieme, rimarranno per sempre impresse nella mente. Ma dall’altra parte, queste persone verranno e andranno, perché poi bisogna ripartire e bisogna lasciarsi. Si é quindi amici di tutti, ma amici lontani, che hanno condiviso qualcosa di importante, ma che non potranno continuare a condividere insieme la propria vita. Oltre a questo c’é anche la lontananza da casa e la mancanza dei propri cari. Si deve fare i conti con l’impossibilità di costruire qualcosa a lungo termine. Tutto questo é molto triste, ma continuo a vivere e viaggiare per tutti quelli che sono gli aspetti positivi e belli che senza andare via, lontani da casa, non si potrebbero vivere. 

C’è stato un momento particolarmente duro e difficile nel quale hai avuto voglia  di mollare tutto e di tornare a casa ?
Fino ad ora no, non mi é mai successo. I momenti duri ci sono: quando si é malati lontani da casa, o quando ci si sente soli e abbandonati, o anche quando arriva il giorno del proprio compleanno e si é lontani migliaia di chilometri da tutte le persone care. Quelli sono senz’altro i momenti più duri, ma alla fine si superano, e una volta superati ci si riprende ancora più forti di prima e con ancora più voglia e determinazione di vivere a pieno la propria vita.

Qual’è invece un’esperienza positiva che ti ha colpito particolarmente ?Domanda difficile. Credo non ce ne sia una sola, alla fine tutte sono importanti e hanno un significato profondo per me e per la mia vita. Alla fine tutte colpiscono profondamente: dall’aiuto ricevuto in un momento di difficoltà, ad uno sguardo, ad un profumo, una sensazione… 

C’è un luogo tra i tanti che hai visitato, che definiresti il tuo posto del cuore, che definiresti casa ? Se sì, perché ?
Diciamo che sono tutti i posti che evocano ricordi felici, vissuti con qualche persona speciale. Di posti che posso dire essere “casa” ne ho già due: la prima é casa mia, nella campagne umbre appena fuori Terni, la seconda invece é in Costa Rica, a Nicoya. 

C’è una persona, tra le tante che hai incontrato, alla quale sei particolarmente legato?
Per ogni viaggio e ogni Paese in cui ho vissuto, ci sono sempre quelle 2-3 persone speciali che, seppur il tempo passa e le esperienze anche, rimangono sempre presenti nella mia vita. Sono quindi diverse le persone che “porto nel cuore” e con le quali, anche se non ci si sente per un periodo di tempo, quando ci si rincontra sembra non essere passato un secondo

Quali sono i sentimenti che provi ad ogni tuo ritorno a casa ? C’è stata una reazione particolare da parte di familiari o amici che ti ha colpito e che ci vuoi raccontare ?
Durante le prime esperienze il ritorno a casa era sempre un po’ traumatico, soprattutto dopo il mio primo anno fuori in Costa Rica il rientro é stato davvero “difficile”. Ultimamente invece i rientri si sono fatti più tranquilli, sarà forse il fatto che ora sono più grande e so affrontare meglio lo shock culturale inverso, anche se in ogni caso riprendere i ritmi della propria vita “passata” non é sempre facile. Di reazioni particolari ormai non ce ne sono più, sono tutti abituati a vedermi tornare e ripartire. 

C’è un momento dell’attualità italiana, che avresti voluto vivere stando, anche fisicamente, vicino al tuo paese e che invece ti vedeva andare di nuovo lontano ?
Beh, direi che un po’ tutti i momenti difficili, o che prospettano un maggior cambiamento per il Paese. Mi ricordo che durante la crisi del 2011 mi sentivo davvero lontano dal mio paese che stava vivendo un momento complicato. Ma mi sarebbe piaciuto essere in Italia anche durante la discussione del testo di legge Cirinnà per dare manforte a tutte le piazze in favore dell’approvazione della legge. Molte volte non lo capiamo, ma é davvero importante combattere per i diritti civili, di tutti, e dare un’impronta sia culturale, che politica, alla società. I cambiamenti non sono solo endogeni, molte volte la politica deve aiutare a farli venire fuori.

Se ti dovessi descrivere in poche parole come ti definiresti ?
Come mi definirei? Non lo so proprio. Credo che mi definirei felice, soddisfatto della mia vita. E mi definirei fortunato, per essere davvero riuscito a darmi questo tipo di vita e per avere tante possibilità nella vita. Dall’altro canto pero’ mi definirei forse troppo indipendente ed egoista (nel senso di non farsi frenare dal “dolore” che le persone care provano quando si é via), due cose che ahimé si impara a diventare lontani da casa…

Durante i lunghi periodi vissuti all’estero, qual è un messaggio riguardo all’Italia che cerchi di trasmettere ?
Cerco di far capire il valore dell’Italia: della sua arte, della sua storia, della sua vocazione internazionale e dell’accoglienza della sua gente (anche se in questi ultimi anni non troppo, dato che la società italiana sta subendo una negativa trasformazione sociale a mio avviso). In ogni caso essere italiani ripaga sempre. Siamo sempre un popolo ben visto e che é famoso per la sua moda e per la sua cucina, per la sua “bella vita”. Molte volte piacciamo di più a chi ci guarda da fuori che a noi stessi.

C’è un qualcosa che ti tiene legato all’Italia, pur vivendo spesso lontano?
Beh, proprio il fatto di essere italiano, e quindi di avere la fortuna di essere considerato positivamente quando sono all’estero!

C’è un messaggio che vorresti  mandare all’Italia, che sta affrontando ora un momento difficile ? Che percezione si ha della situazione italiana di oggi, da un posto così lontano come la Polinesia ?
Diciamo che c’é molta apprensione e si segue la situazione da vicino (soprattutto visti anche i recenti sviluppi in Francia), anche se all’inizio dell’emergenza le decisioni prese dall’Italia sembravano alquanto esagerate. Anche qui le scuole sono chiuse e la popolazione é in allerta: molte restrizioni sono state messe in atto dal governo riguardanti la vita pubblica. Sicuramente non si risolverà il tutto in poche settimane, ma più ci si attiene alle misure di sicurezza messe in atto, e più velocemente e quanto prima si riuscirà a tornare alla normalità. Quindi “stay safe”.

Alla fine della nostra chiacchierata, forse capisco quanto sia meravigliosa ma anche vera la vita di Michele, un ragazzo che ha visitato posti lontani per riassaporare ogni volta il gusto della vita, come lui stesso dice in un suo diario, scritto durante un viaggio in Vietnam, quando descrive la scalata verso il tempio di Yen Su “senza aver mangiato, senza aver quasi bevuto caricandomi, durante il tragitto, di un non so cosa che non posso far altro che liberare in un pianto appena di fronte a quel piccolo tempio nero in cima al mondo. Piccolo, come le cose che contano davvero nella vita.



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