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Immergersi nello state of mind della Silicon Valley con il Silicon Valley Study Tour

Photo by Joseph Barrientos on Unsplash

Come studenti, imprenditori e professionisti possono vivere la cultura imprenditoriale della Silicon Valley 

Per innovatori e imprenditori la Silicon Valley rappresenta l’olimpo delle aziende high-tech, il centro della tecnologia a livello mondiale, a cui ispirarsi e a cui aspirare.
Il Silicon Valley Study Tour (SVST), progetto dell’associazione La Storia nel Futuro e SVIEC (the Silicon Valley Italian Executive Council), dal 2005 crea un ponte tra universitari, ricercatori, business angels, start-uppers e imprenditori con dirigenti italiani e italo-americani di successo presenti in Silicon Valley e operanti nel settore dell’alta tecnologia, delle biotecnologie e del venture capital, per comprendere e assimilare la mentalità americana del fare impresa, dell’innovare e realizzare i propri sogni.

Visitando per un’intensa settimana alcune delle aziende più innovative e lungimiranti del mondo, come Google, Facebook, Aribnb o IBM, pronte a “svelarsi”, a diffondere il proprio modo di lavorare e la propria visione del futuro, il SVST vuole realizzare un impatto sulle singole aspirazioni imprenditoriali dei partecipanti e sull’imprenditoria italiana, grazie al confronto e alla comprensione dello state of mind della Silicon Valley.

Dal 2005 sono stati organizzati più di 40 SVST, con la partecipazione di oltre 700 studenti, e dal 2011 il tour è stato aperto anche a manager e imprenditori, grazie a una partnership con la principale associazione di industriali e manager in Italia e Italiani di Frontiera.

Dott. Paolo Marenco (ndr. Presidente de La Storia nel Futuro), cos’è innanzitutto la Silicon Valley, questo paradiso di proliferazione di imprese e innovazioni, e quali sono le differenze principali con l’ecosistema imprenditoriale italiano?

Tra Italia e Silicon Valley ci sono differenze eclatanti ma, soprattutto, la Silicon Valley si distingue da qualunque altra località geografica del mondo perché, come si dice qui, “is a state of mind”. Chi arriva in Silicon Valley entra in questo state of mind; è un ecosistema unico che attrae le menti migliori del mondo, soprattutto per lavorare nel settore della tecnologia.

Per comprendere questo contesto occorre conoscerne la storia. Tutto è partito oltre un secolo fa con la nascita della Stanford University, che aveva l’obiettivo di sviluppare il far west puntando sull’istruzione dei giovani ed evitando che continuassero ad emigrare nella East Coast, allora più sviluppata. Stanford iniziò ad attrarre docenti sempre più brillanti, con cui iniziarono ricerche sempre di maggior successo e con cui si catturò l’interesse del governo americano. La guerra e le armi sono da sempre una fonte di sviluppo tecnologico, che si trasferisce poi anche a livello civile, e Stanford investì molto in ricerca su tecnologia e ingegneria militare, a cavallo fra le due guerre mondiali e soprattutto durante la seconda. Ma è durante il secondo dopoguerra che si può datare l’inizio vero e proprio di uno sviluppo forte e collettivo. Simbolicamente, l’inizio della Silicon Valley come la conosciamo oggi si segna con Hewlett e Packard, due studenti della Stanford che nel garage fondano HP, pietra miliare dell’imprenditoria poi seguita da tante altre.

Quindi, la Silicon Valley comincia con un visionario, Leland Stanford, che da proprietario terriero investì sul territorio e sulla cultura, portando ad una crescita esponenziale dell’intero territorio.
E’ stata poi definita “valle del silicio” nel 1972 dal giornalista Don C. Hoefler per la presenza di molte imprese di chip di silicio, che attrassero poi le aziende di computer, software e fornitrici di servizi di rete.  Da allora è rimasto questo nome e questa valle di circa 60 miglia, da San Francisco a San José, ha continuato a sostituire le piantagioni di alberi da frutta con imprese sempre più tecnologiche e avanzate, aprendo le strade a varie epoche: quella di internet (aperta da Cisco), quella dei motori di ricerca (sviluppata con Google), quella dei social network (aperta da Facebook) e quella della sharing economy (aperta da Airbnb).

Quindi la Silicon Valley è un caso unico al mondo e totalmente diverso dalla cultura imprenditoriale italiana, fatta più da industriali e artigiani, con tante piccole e medie imprese, diffuse principalmente nel nord Italia. Anche il nostro è un unicum premiato e ammirato in tutto il mondo ma sono contesti totalmente diversi. 

Si potrebbe pensare di ricreare in piccolo il concetto di Silicon Valley in Italia? In questi anni di attività del progetto, avete riscontrato un cambiamento, c’è stata un’importazione della mentalità imprenditoriale statunitense da parte dei partecipanti del SVST?

Potere si può, quello con cui ci si scontra è la testa dei giovani che tornano dalla Silicon Valley e vogliono costruire e fare impresa ma in Italia trovano ostacoli legati alla burocrazia, alla carenza di infrastrutture e di un ecosistema di investitori. Per trasferire in Italia il modello Silicon Valley bisognerebbe cambiare le leggi e creare un’attrazione. Lo scenario è un po’ migliorato negli ultimi anni con il remote working, però in questo caso non è uno sviluppo dato da un territorio o un ecosistema attrattivo, dipende da chi ha la chance personale di lavorare da casa, magari anche per la Silicon Valley, ma senza doversi trasferire.

Dal punto di vista personale il SVST ha il leitmotiv “ci avete cambiato la vita”: i ragazzi che vengono con noi quando tornano ci dicono “mi avete aperto la mente, non sono più quello di prima” e questo significa che “il mondo è il loro ambiente”, non uno specifico posto. Se si ha una mente aperta e si è bravi e determinati, dopo il SVST si torna in Italia ma con un bagaglio di contatti e relazioni per cui si può riuscire a tornare lì, magari con una internship, con un primo visto J, poi con un visto H e in alcuni casi – seppur ancora pochi – si arriva anche a prendere la green card. 

Quindi la replicabilità è molto difficile ma si può lavorare su questo ponte tra i due Paesi, che può realizzarsi anche facendo “aziende a due teste”, con hq in Silicon Valley ma sviluppo software in Italia. 

In cosa consiste il Silicon Valley Study Tour?

E’ un tour di una settimana alla scoperta di questo mindset proprio della Silicon Valley, e consiste nella visita di imprese, startup, incubatori e delle Università di Stanford e Berkeley, ascoltando le testimonianze di imprenditori e docenti.
Fino a prima della pandemia i gruppi che partivano erano abbastanza numerosi, dallo scorso anno abbiamo dovuto ridimensionare il numero di partecipanti a seguito delle regole anti-pandemiche stringenti che ci sono in California, ma ciò ha permesso a chi partecipa di instaurare più facilmente un dialogo e un contatto con i partner e i testimonials.

Come si può partecipare al tour?

Il SVST è aperto a studenti, professionisti, manager e imprenditori. Per partecipare è necessario scriverci a info@siliconvalleystudytour.com, presentandosi e collegando il proprio profilo LinkedIn; successivamente si riceverà un’email con le condizioni economiche e di partecipazione.
Consigliamo poi di seguire i nostri webinar “Inspiration Valley”, nati come compensativo del non poter fare il tour durante la pandemia ma ora diventati un supporto in preparazione del tour.

Inoltre, cerchiamo di supportare i partecipanti pre-partenza aiutandoli, se possibile, ad instaurare contatti e sinergie con italo-americani di successo in Silicon Valley che possano avere punti in comune con i partecipanti, sia per aver consigli sia per trovare un’eventuale copertura economica del tour. Come associazione La storia nel futuro siamo nati proprio per la valorizzazione del genius loci, quindi crediamo fortemente che la creazione di link diretti tra conterranei, con simili origini, possa fare la differenza. Anche perché gli italiani che hanno avuto successo in Silicon Valley cercano sempre di mantenere un contatto con l’Italia e fare ciò che in America si chiama “give back “, “restituire” alla propria terra, e in particolare ai giovani, parte di ciò che si è ottenuto.

Quando sarà il prossimo programma?

Non c’è ancora il nuovo calendario ma sicuramente sarà molto simile a quello delle altre edizioni,  che è consultabile sul sito internet. In ogni caso, dovremmo confermare il tour di agosto 2023 e probabilmente ci sarà anche un’edizione a febbraio.

Cosa ci si aspetta dai partecipanti? 

L’attesa più sincera che abbiamo è lasciare un segno sulla persona, così come abbiamo fatto con le altre persone che hanno partecipato alle edizioni passate. In realtà, è proprio chi ha partecipato ai tour che continua ad avere aspettative su di noi: i partecipanti restano sempre in contatto e sanno che possono contare sempre su di noi.
Una cosa che ci dà soddisfazione è ottenere testimonianze e recensioni, presenti anche in un’apposita sezione del nostro sito web; per noi non c’è nulla di più appagante di sapere che abbiamo contribuito a cambiare la vita di questi giovani.


Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei ventenni

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