IL VOLTO FEMMINILE DELLA MATEMATICA

Di Marilù Greco

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Non esiste un Nobel per la matematica. Nonostante i vari riconoscimenti in materie scientifiche quali chimica e fisica, la matematica non configura. Due sono le versioni della storia: secondo una, la matematica non sarebbe stata presente tra gli interessi di Alfred Nobel; secondo l’altra (sicuramente piú allusiva) la ragione si troverebbe nel fatto che Nobel, essendo stato tradito da un’amante con un matematico svedese,voleva evitare che, riconoscendo il premio, quest’ultimo fosse insignito del riconoscimento. Grande lacuna che non poteva di certo passare inosservata e che ha determinato l’istituzione, da molti riconosciuta come il “Nobel della Matematica”, della Medaglia Fields, ormai assegnata da circa ottant’anni. Ebbene se questa notizia già potrebbe sembrare se non sconvolgente,sicuramente “curiosa”, il fatto che ancora di piú sembra attirare l’attenzione è che in questi ottant’anni nessuna donna aveva mai vinto il prestigioso premio; o almeno fini ad oggi. Pochi giorni fa infatti, è riuscita ad ottenere l’ambito riconoscimento la trentasettenne matematica iraniana Maryam Mirzakhani, professoressa da quattro anni all’università di Stanford, che ha elaborato un nuovo metodo per calcolare il volume delle superfici iperboliche.
Nata nel 1977 a Theran voleva fare la scrittrice, non aveva mai pensato di fare la matematica fin quando suo fratello non la fece interessare alla scienza in generale. Sulla matematica dice che per lei è come “perdersi in una giungla, raccogliere tutte le conoscenze a tua disposizione e cercare di usarle per inventarti qualche trucchetto. Con un po’ di fortuna,te la puoi cavare”.
Alla domanda relativa al suo vincente metodo però, preferisce rimanere sul vago, negando di avere grandi segreti, ma secondo Steven Kerkhoff, suo collaboratore e professore a Stanford, ciò che la differenzia è la capacità di mettere insieme pezzi disparati in maniera originale.Certo i tempi difficili della sua formazione, avvenuta proprio durante la guerra tra Iraq e Iran e il fatto di essere una donna, avranno sicuramente inciso sulla sua determinazione e tenacia, contribuendo quindi alla creazione di una formula vincente.”La preside della mia scuola voleva offrirci le stesse opportunità dei maschi. Alle medie andavo male. Se non sei entusiasta può sembrare una materia fredda.” Così la Mirzakhani ricorda il periodo della sua formazione in Iran, spendendo parole positive sul sistema scolastico iraniano e riconoscendo il fondamentale impatto avuto dai professori sulla sua preparazione. Sfata quindi la radicata convinzione della preclusione delle donne al sistema scolastico, che sebbene oggetto di divisione in base ai sessi non è comunque loro negato. Nelle parole della matematica peró sicuramente riecheggia anche uno dei clichè più diffusi nelle scuole che è quello dell’essere “negato” per la matematica. Se è indiscussa una certa inclinazione individuale, di certo in alcuni casi agli studenti è negata qualsiasi chance di approccio alla materia, precludendo l’accesso ad una disciplina affascinante e particolare, della quale sicuramente è fondamentale rapportarsi con il giusto metodo; “una lunga escursione senza sentiero tracciato e senza una destinazione visibile” questo è l’approccio della Mirzakhanialla materia. Certo è che se questo discorso è vero in generale, ancora più sentito è quando l’impaurito e timoroso soggetto in questione è una donna. Da sempre la matematica è stata considerata come di accesso esclusivo agli uomini,pregiudizio sociale che si è riversato anche sui risultati effettivamente ottenuti che hanno rilevato una prevalenza degli uomini sulle donne. Credendo di non essere portate per la matematica, quindi le ragazze si scoraggiano in partenza. Di certo quindi a ogni pregiudizio sociale, ad ogni battutina maschilista sulla incapacità delle donne in questa disciplina, ad ogni momento di esitazione di fronte ad un problema da risolvere o ad una casella da riempire da oggi sarà più facile trovare quella giusta carica che ci induce a pensare: “sono donna! E quindi? Ce la posso fare!”. Questo è il punto di partenza di quello che si appresta a diventare un vero e proprio fenomeno sociale in evoluzione.