“C’è dolore, che dolore dentro me”. Chi, in questi mesi, non
si è ritrovato a canticchiarla davanti ad un tramonto? Davanti ad una speranza
persa? E chi, non si è sfogato sulle note de “la mia ultima storia”, urlando al
mondo intero “ed ho comprato una maglia più larga e c’è spazio per te?”.
Lui è Antonio Aiello, classe 1985. Nasce a Cosenza ma vive nella capitale.
Viene considerato troppo pop, troppo indie e troppo r’n’b prima di arrivare
alla pubblicazione del suo album “Ex voto”. Aiello mescola sonorità inedite al
classico cantautorato italiano riuscendo a colpire dritto al petto di chi lo
ascolta. Il 19 aprile 2019 Aiello pubblica “Arsenico”, che diventa disco d’oro.
Arsenico è una canzone intima e introspettiva, come se fosse una lettera
d’addio scritta da noi tutti, in un modo o nell’altro. Ad oggi Arsenico vanta
circa 12 milioni di stream su Spotify e più di 6 milioni di visualizzazioni su
YouTube. ll 6 settembre esce “La mia ultima storia” che consolida il talento di
Aiello. Antonio sembra avvicinarsi a chi lo ascolta, come se le parole scritte
fossero appartenenti ad una generazione intera. Ed è proprio così. Accarezza le
corde dell’anima perché noi tutti abbiamo avuto un’ultima storia dalla quale
siamo usciti più forti, più consapevoli e con la voglia di nuova luce e nuovi
passi.
Nella primavera del 2020 Aiello intraprenderà la sua prima tournée “Ex voto tour
2020”, con cui calcherà i palchi di alcune delle più importanti città italiane
e la cui data di Napoli ha già registrato il sold out.
Ho intervistato Antonio, sentendomi subito in sintonia con lui.
Ciao Antonio! Partiamo dal principio. Quando ti sei accorto di voler esprimere il tuo mondo attraverso la tua musica?
Ciao Gilda! Allora, lo ricordo nitidamente: è stato intorno ai sedici anni. Studiavo già pianoforte e violino dall’età di dieci anni e, così, ho iniziato a mescolare tutto quello che avevo imparando, mettendo una buona dose di fantasia. Credo di aver proprio sentito l’esigenza di entrare a fondo nel mondo della musica musica perché sentivo il bisogno di cantare, di scrivere. Ero stanco di restare nella cameretta, davanti lo specchio a immaginarmi pop star in un’altra vita ed è stato in quell’istante che ho deciso di prendere di petto la situazione e di sperimentare iniziando così a scrivere le mie prime canzoni.
Tu sei nato “giù al Sud”. Credi che per noi sia più difficile raggiungere un obiettivo o, semplicemente si tratta di luoghi comuni”?
Credo che sia più difficile, oggettivamente, restando al Sud. Io dico sempre che i meridioni del mondo sono le parti più belle in generale ed io se potessi rinascere rinascerei a Cosenza come sono nato più di trent’anni fa. È evidente, però, che tutti i Sud del mondo hanno una serie di limitazioni, rispetto alle opportunità, dovute al fatto che sono delle aree più piccole rispetto soprattutto a determinate tematiche. La musica, oggi, ad esempio, è tutta a Milano, neanche Roma, quindi figuriamoci quanto può essere complicato per un meridionale emergere, farsi notare. Per fortuna, però, il web ha assunto un ruolo così importante e anche se ti trovi lontano da alcuni contesti carichi la tua canzone e ti fai sentire. Considerando quest’aspetto è come se non ci fosse un distacco anche se prendere la valigia e partire, viaggiare, conoscere altri mondi è sempre utile per il proprio bagaglio: ti arricchisce, fa vedere le cose da diverse prospettive.
Nelle tue canzoni si percepisce un animo sensibile. Il tuo 2020 parte con il lancio della canzone “Il cielo di Roma”, in rotazione già dal primo gennaio in radio. Credi che il tuo successo dipenda dall’autenticità delle emozioni che traspare nei tuoi testi?
Credo che tu abbia centrato il termine: autenticità. È questo quello che arriva di me e che è arrivato come un tuono. È l’unica cosa che può avere la potenza di stravolgere le cose. Il mio essere autentico, vero, nel modo di scrivere, ha stravolto anche la mia vita; perché io fino a qualche anno fa ero sconosciuto quasi a tutti e nel giro di un anno è successo tutto questo. Ed è tutto molto più grande dei sogni che avevo! Credo che questo tipo di riscontro possa averlo solo chi propone delle cose autentiche perché se provi a spingere oltre e ti incolli addosso un altro te, reggerai poco. Se, invece, parli col cuore, al di la dei luoghi comuni, qualcuno disposto ad ascoltarti c’è sempre. Ed io ho trovato riparo in milioni di cuori.
Cosa senti di dire a chi come te, nato in questa terra, insegue il proprio sogno?
Che non deve mollare mai. Che sembra una frase fatta ma è la mia storia. Perché io ho ricevuto tante porte in faccia e non ho mai avuto nessuno che mi dicesse “ce la farai”; a dir la verità non c’è stato neanche chi mi dicesse il contrario, non ho avuto neanche persone che mi remassero contro. Ero io a dirmi che ce l’avrei fatta. Me lo dicevo da solo, in silenzio. Di notte, mentre scrivevo. E quando mi rendevo conto che la musica era l’unica cosa che mi tirava su dai momenti no, ho preso coscienza che era la mia strada. Non ho mollato e finalmente sto raccogliendo i frutti che ho seminato. Anche se è soltanto l’inizio!
E sembra proprio che Aiello abbia fatto breccia in chi lo ascolta. Con la sua timidezza e sensibilità ha mosso i primi passi lenti ma decisi nel mondo della musica. Il suo attaccamento alla Calabria non sfugge neanche nei suoi testi. Il mare che ricorda sempre, dovremmo ricordarlo anche noi. Come un’opportunità. Spesso quando sembra così difficile basta solo tuffarsi e nuotare. “Tutte le volte che sono in Calabria mi torna in mente che il mare mi manca”, così recita un estratto del suo ultimo singolo “Il cielo di Roma”. Con la speranza che un giorno le nostre spiagge, il nostro sud, il nostro mare, possano essere casa per tutti quelli che tornano e che, finalmente, restano facciamo un grande in bocca al lupo ad Antonio per il suo tour e la sua carriera.
Già pubblicato su Quotidiano del Sud – L’Altravoce dei Ventenni 6/1/2020
Crediti immagine: Emanuela Giurano