Negli ultimi anni, anche in Italia ha iniziato a prendere piede il fenomeno dei book blogger: si tratta di veri e propri influencer della lettura che, per passione o per lavoro, influenzano le abitudini di scelta e consumo delle persone e raccontano i libri in rete.
Dai blog a Youtube, passando per i social network: ogni strumento può diventare un prezioso alleato per trasmettere al pubblico la propria passione con un linguaggio fresco e originale, diffondere notizie, pubblicizzare eventi, recensire libri e magari creare veri e propri gruppi di lettura a distanza.
Ho incontrato perciò la book blogger Annamaria Petriccione, nota anche come La contessa rampante. Nella bio di Instagram si definisce “prof di lettere travestita da alunna”, ma durante la nostra chiacchierata ho capito di avere all’altro capo del telefono una fucina di idee e un tornado di emozioni.
Conosciamoci meglio: chi è Annamaria e qual è il tuo percorso?
Ho quasi 29 anni e nella vita faccio la docente precaria. Sono nata a Caserta, ma mi trasferisco quasi ogni anno per lavoro perché al Sud le possibilità lavorative sono poche. Dopo due anni a Mantova, mi accingo a trasferirmi a Torino. Oltre al mio lavoro di insegnante di lettere, coltivo una passione per i libri che porto anche a scuola: con i ragazzi abbiamo creato progetti di lettura, quest’anno abbiamo partecipato al Premio Strega Giovani e ho preso parte a incontri con autori anche molto giovani, affrontando temi che toccano da vicino i ragazzi, come le difficoltà dell’adolescenza, il bullismo, i disturbi alimentari. Cerco così di avvicinarli alla lettura e sensibilizzarli.
Ti piacerebbe tornare al Sud?
Se potessi vivere sempre nella mia Caserta o in Campania, lo farei. È stato difficile decidere di spostarsi. Quando ti laurei con impegno e passione e raggiungi risultati anche in poco tempo, vuoi mettere in pratica ciò che hai imparato: nel mio caso, insegnare. In Campania al momento è difficile, soprattutto per le prime esperienze. Sono stati due anni duri, tra la distanza dagli affetti e una realtà diversa. Il Nord mi ha regalato esperienze importanti che qui non avrei fatto, ma non è stato facile abituarsi. Ora, all’aggiornamento delle graduatorie, ho scelto Torino perché è un po’ la città dell’editoria e mi darà modo di approfondire la mia passione, spero comunque di tornare giù dopo questi due anni. Magari poi mi troverò bene e deciderò di rimanere, ma sarà difficile (ride, ndr). C’è chi non vedeva l’ora di andare via, mentre io non vedo l’ora di tornare a casa.
Come sono nati l’idea del blog e il nome stesso, La contessa rampante?
Il blog è nato durante l’ultimo anno di università, anche se ci pensavo già da un po’. Era un periodo particolare, tra la tesi e gli ultimi esami: proprio quando ho più cose da fare, ne metto altre nel calderone. Inizialmente parlavo dei libri che avevo già letto, poi ho cominciato a scrivere articoli e a collaborare con varie case editrici. Sono infine approdata su Instagram, che è un social più immediato e su cui anche poche righe attirano molto l’attenzione, che sia una recensione, un evento o un incontro con un autore. Il nome invece è legato alla passione che nutro per Calvino: il primo libro che ho letto da lettrice appassionata è stato proprio Il barone rampante e da lì non ho più smesso, è la mia guida. Contessa nasce dal fatto che a casa mi hanno sempre chiamato contessina, non saprei dire il perché, quindi ho tolto il barone e ho messo la contessa (ride, nrd).
Ritieni che i social network siano amici della lettura?
Sì, foto e grafiche che colpiscono portano gli utenti a leggere le descrizioni e a incuriosirsi. Magari non diventeranno lettori forti, ma inizierano a leggere tre o quattro libri all’anno ed è risultato importante. La recensione di 4 o 5 righe della didascalia non è certamente approfondita come quella del blog, ma comunque può essere interessante e accattivante.
Da osservatrice privilegiata, come valuti il panorama editoriale italiano contemporaneo?
Si dice sempre che rispetto al Novecento il livello si sia abbassato, ma sono cambiati anche i temi. Oggi i temi sono diversi, dalle migrazioni alla disoccupazione, fino al sentirsi stranieri. Io cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno: gli autori interessanti ci sono, ma cos’è che cerchiamo noi lettori? Se cerchiamo il nuovo Calvino o la nuova Morante, abbiamo davanti qualcosa di diverso. Ho incontrato autori che parlano di periferie, disagio adolescenziale e i ragazzi hanno apprezzato. La società cambia e cambia la letteratura, impariamo a guardarci intorno.
Qual è la tua comfort zone da lettrice?
Sicuramente la letteratura italiana – amo Calvino, Moravia, Morante – e non solo perché la insegno. Quest’anno ho collaborato con il progetto Stregonerie – Premio Strega tutto l’anno, ideato da Isabella Pedicini e Melania Petriello, di cui ho curato i social network. Ogni mese leggiamo un libro dello Strega passato, per il momento i vincitori e un candidato Strega europeo. Adoro anche la letteratura vittoriana, dalle sorelle Bronte a Jane Austen: ho partecipato anche all’iniziativa A spasso nella brughiera, dedicata proprio ad autori o testi vittoriani poco noti.
Non solo libri, ma anche vita vissuta: cos’è #docenzaprecaria?
Spesso quando esci dall’università e non hai fatto alcun tirocinio, non sai come muoverti. Ho iniziato a pubblicare dei post sulle varie facoltà, esami integrativi, graduatorie: burocrazia e non solo, insomma. Mi chiedevano spesso informazioni a riguardo e così è nata la rubrica, diventata ora community di supporto e scambio di informazioni anche tramite hashtag.
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Sogno sicuramente una docenza di ruolo nella mia città e la stabilità dal punto di vista economico e affettivo. Come Contessa rampante, vorrei continuare a seguire questo blog che mi ha dato tante soddisfazioni e lavorare con le case editrici, incontrare autori, sperando si aprano sempre più porte. Seguire la mia felicità, insomma.
Già pubblicato su L’Altravoce dei Ventenni – Quotidiano del Sud 10/08/2020
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