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Il Bitcoin – una vera nuova moneta virtuale?

APPUNTI DI ECONOMIA

Di Marinella Amato

Note:


Il Bitcoin è una moneta elettronica nata nel 2009 dall’idea di un anonimo conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.
Ultimamente si sente spesso parlare delle opportunità e dei grandi rischi ad esso associati, primi tra tutti, gli attacchi informatici e i furti, causa di drastiche perdite di valore.
Ad oggi, si trovano in circolazione circa 12,5 milioni di unità di bitcoin, equivalenti a circa 6 miliardi di euro. Ciò che contraddistingue questa moneta virtuale è la presenza di un numero massimo di unità che sarà possibile mettere in circolazione: 21 milioni di bitcoin.
Analizzare in maniera approfondita tutti gli aspetti del Bittcoin comporta molto tempo, pertanto si risponderà qui ad una prima, fondamentale domanda: il Bitcoin può essere definito “moneta”?

Per farlo, bisogna partire dal concetto stesso di moneta.

Una moneta deve svolgere le funzioni di:

1)     mezzo di scambio;

2)     stabile riserva di valore;

3)     unità di conto.

Si definisce mezzo di scambio ciò che può essere scambiato con beni e servizi; si definisce stabile riserva di valore qualcosa che può essere conservato per un certo (breve) periodo per poi essere ripreso e utilizzato ancora come mezzo di scambio, trovando il valore di questo “qualcosa” che si è conservato intatto, anche in termini di potere d’acquisto; un’unità di conto è un criterio statistico con cui si misura il valore in un’economia.

Il Bitcoin è senza dubbio un mezzo di scambio perché è utilizzato e accettato in vari siti web, in alcuni locali delle grandi città per acquistare dei beni e perfino in alcuni atenei, come l’Università di Nicosia a Cipro, che da novembre 2013 lo accetta come mezzo di pagamento della tasse universitarie.

Il Bitcoinè dotato delle caratteristiche tecniche per essere una riserva di valore, poiché è concepita per essere “conservata” in hard drive per poi essere “prelevata” quando è necessario fare nuovi acquisti, ma non è affatto stabile. Il suo valore è infatti soggetto a forti variazioni, come ad esempio è successo a febbraio, in seguito ad un “furto” di bitcoin (è scomparso il 6% di quelli in circolazione) dall’MtGox, la piattaforma su cui i bitcoin sono scambiati. Questo ha causato una perdita di fiducia nel bitcoin e anche per questo il suo valore è crollato del 30%. Se un cittadino avesse conservato dei bitcoin per un valore di ad esempio 10 dollari (cioè con cui poter acquistare beni per 10 dollari) il giorno prima del furto, il giorno dopo questi si sarebbe ritrovato con sempre lo stesso numero di bitcoin del giorno prima, ma avrebbe potuto acquistare beni per soli 7 dollari.

Per quanto riguarda la funzione di unità di conto, per il momento il Bitcoin non è utilizzato per la contabilità; anche chi lo accetta per gli scambi, preferisce utilizzare per quest’ultima le monete tradizionali come il dollaro o l’euro. I prezzi delle merci vengono fissati con le monete tradizionali e poi trasformati in termini di bitcoin seguendo il tasso di cambio della cripto-moneta. Inoltre i salari di coloro che possiedono i bitcoin sono pagati in monete tradizionali. Di fatto osserviamo che ancora nessuno ha cambiato il proprio “riferimento” e iniziato a “pensare in bitcoin”. Cambiare il proprio riferimento risulta infatti troppo rischioso e si pensa che sostenere questo tipo di rischio sarebbe incosciente più che coraggioso.

Si può pertanto concludere che il bitcoin non è una vera e propria moneta.

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