Sin dai tempi antichi, bellezza e cura del corpo erano due espressioni molto utilizzate. In alcuni manoscritti cinesi, risalenti al 2700 a.C., troviamo riferimenti legati, ad esempio, all’arte del massaggio. In Egitto, all’epoca di Cleopatra, gli egiziani si immergevano in vasche di acqua profumata, cospargevano i loro corpi con olii e balsami. Un’altra popolazione, quella greca, risentì di tali influssi positivi, infatti, lo stesso Omero (poeta greco dell’VIII secolo a.C.) nell’Odissea parla del massaggio come di un trattamento per il recupero della salute dei guerrieri.
Come si legge sul Manuale di Cosmetologia, la cosmesi nasce in Oriente, dove tali popoli hanno unito medicina e, per l’appunto, cosmesi. Venivano utilizzate ricette a base di oli, grassi sia vegetali che animali, resine, cera d’api, hennè per tingere unghie e capelli, terre e minerali colorati per il trucco, miele e propoli. Roma apprese e fece sue le tecniche portate dalla Grecia, dove, di fianco ai cosmetici, si diffusero le terme. Nel bagno di Poppea, ad esempio, oltre all’acqua c’era latte d’asina (idrata e protegge la pelle, riducendo le imperfezioni). Un medico greco, trasferitosi a Roma, Galeno, ha lasciato una traccia duratura. Da egli prendono il nome i preparati galenici delle farmacie, egli è stato l’inventore della prima crema di bellezza. La sua crema si otteneva emulsionando cera d’api, olio di mandorle e acqua di rosa.
Tutt’oggi si utilizzano scoperte arabe, come la distillazione, la produzione dell’alcohol, l’estrazione dei profumi.
L’Italia era sì grande nelle arti e nelle scienze, ma essendo politicamente alla mercé delle altre nazioni quali Francia, Germania, Inghilterra, queste si appropriarono delle sue idee anche nel campo della bellezza, ad esempio profumi italiani divennero francesi. Dopo il Rinascimento l’Italia tornò ad un “buio cosmetico”, riprendendo in mano la situazione dopo i conflitti mondiali.
Per quanto riguarda il make-up, l’uso di dipingersi il volto veniva visto da un lato come un rituale di bellezza, dall’altro veniva fatto in occasioni di riti religiosi o di guerra. In alcune tribù, ad esempio, ancora oggi si utilizzano tecniche di tatuaggi, scarificazioni (vocabolario: “tipo di tatuaggio a cicatrici ottenuto incidendo in modo profondo la pelle”), come simbolo di appartenenza, a scopo ornamentale o come pratiche di iniziazione.
Tutte queste pratiche hanno proseguito il loro percorso in Oriente, mentre in Occidente abbiamo avuto il cosiddetto periodo buio del Medioevo, dove i piaceri del corpo venivano messi da parte.
Nel XX secolo, i grandi progressi della medicina tradizionale posero, inizialmente, ad esempio, in secondo piano le terapie tradizionali praticate per secoli.
Ponendo i riflettori sul make-up, si può vedere quanto esso sia cambiato nel tempo. Il suo inizio ha visto, come protagonista, la biacca (vocabolario: “carbonato basico di piombo, sostanza colorante bianca, molto velenosa”), utilizzata per rendere bianco l’incarnato; di fatti il colorito bianco veniva visto come simbolo di purezza. Si sono attraversati momenti in cui il trucco, come nel Rinascimento, doveva essere esagerato, un viso molto bianco con rossetti e guance rosse, per poi passare all’epoca vittoriana, in cui l’esagerazione non era contemplata. Proseguendo nel tempo si arriva nei primi anni del ‘900, in cui cambiano i canoni estetici, ad esempio, il colorito naturale diventa simbolo di salute. Si è vista un’esplosione di colori, per poi tornare, nel XXI secolo, a toni, denominati, “nude”, ovvero più naturali.
Nel corso dei secoli, tutto è andato evolvendosi, dalla ricerca costante del bello inteso come “perfezione da raggiungere”, fino alla sua esaltazione che troviamo, normalmente, in natura. Ciò riguarda il beauty, l’arte, abbraccia varie discipline. Ci si è avvicinati, ad esempio, alla cultura orientale, per quanto riguarda i trattamenti legati al massaggio. Probabilmente, dato che il mondo ha iniziato a correre, le persone hanno avvertito sempre più il bisogno di fermarsi e connettersi con il proprio “io”.
La cosmesi ha attraversato un momento in cui si utilizzavano materie prime provenienti dalla natura che ci circonda, passando per le formulazioni chimiche, arrivando nuovamente al naturale, ciò è avvenuto perché l’uomo ha avvertito, forse, il bisogno di “tornare alle origini”, utilizzare la natura intesa come tale, come piante, secrezioni animali (miele, propoli, bava di lumaca). Tutto ciò viene inteso come “bio”, si pone più attenzione al proprio corpo, cercando di mantenerlo o renderlo perfetto, senza distruggere la sua integrità. Ciò si può vedere nell’uso dei fillers, che hanno sostituito il botulino (ovvero una sostanza tossica che andava ad inibire i muscoli mimici, ossia del volto). I più richiesti, per correggere inestetismi quali rughe, piccole depressioni, labbra sottili, sono i fillers all’acido ialuronico (una componente del derma, uno degli strati della pelle).
Si è quindi arrivati ad un punto in cui il naturale è bello, ma è bello anche ciò che appare, il tutto contornato dal naturale che non deve far male, preservando in modo ottimale il tutto. Ciò lo si vede anche nell’ambito alimentare, perché, per l’appunto, si preserva il contenitore, ma anche il contenuto vuole la sua parte.
Ciò che prevale molto è nuovamente la ricerca del bello e della perfezione, con canoni specifici ma senza deturpare troppo. In molti casi si eccede ma in altri, non ci si rende conto di avere di fronte qualcosa di modificato, perché il trucco è anche non far vedere.